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Su Marte trovati nuovi possibili composti organici, le prove nei dati del rover Perseverance

Le tracce rilevate dallo strumento SHERLOC montato sul braccio robotico del veicolo NASA in missione sul suolo marziano.
A cura di Valeria Aiello
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Un'immagine del cratere Jezero ottenuta dal rover Perseverance / Credit: NASA
Un'immagine del cratere Jezero ottenuta dal rover Perseverance / Credit: NASA

Il rover Perseverance della NASA potrebbe aver trovato nuove prove di composti organici su Marte. Lo ha annunciato un team internazionale di ricerca guidato dagli studiosi della Divisione di Scienze Geologiche e Planetarie del California Institute of Technology(Caltech) di Pasadena, negli Stati Uniti, che ha coinvolto anche il gruppo scientifico coordinato dal professor Mark Sephton del Dipartimento di Scienze della Terra e Ingegneria dell’Imperial College di Londra. Le nuove tracce sono state rilevate in alcuni campioni di carotaggio ottenuti da due diversi punti del cratere Jezero, nei pressi del sito dove Perseverance è atterrato nel febbraio 2021.

L’esistenza di composti organici, hanno premesso gli studiosi, non fornisce una prova diretta della vita, in quanto questi composti possono formarsi anche attraverso processi non biologici, pur rivelando una significativa interazione tra le rocce e l’acqua liquida. Tuttavia, studiare questi composti in modo più dettagliato potrà rivelare di più sulla storia e la stabilità dell’acqua su Marte e quindi esplorare se le condizioni che un tempo caratterizzavano il pianeta fossero o meno idonee all’esistenza di qualche forma di vita.

Le nuove prove di possibili composti organici su Marte

Il cratere Jezero era infatti, molti eoni fa, un luogo molto più umido di quanto lo sia oggi. La sua conformazione rivela ancora l’antica presenza di un delta di un fiume che un tempo si apriva a ventaglio sul fondo del cratere. In questo sito, gli studiosi si aspettavano di trovare rocce sedimentarie, perché l’acqua deposita strati di sedimenti. Tuttavia, da quando il rover Perserance ha iniziato ad analizzare i campioni prelevati dal fondo del cratere, i ricercatori sono stati sorpresi dall’aver trovato rocce ignee (magma raffreddato) con minerali loro interno, il che ha rivelato non solo l’esistenza di processi vulcanici ma anche un contatto significativo con l’acqua. Oltre ai minerali, in alcuni campioni ottenuti da due diversi siti del cratere, i dati hanno mostrato la presenza di sostanze organiche all’interno di nicchie potenzialmente abitabili.

Il rover Perseverance / Credit: NASA
Il rover Perseverance / Credit: NASA

L’analisi di queste rocce, dettagliata in uno studio pubblicato sulla rivista Science, è stata possibile grazie all’uso dello strumento SHERLOC (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals) montato sul braccio robotico di Perseverance. “Le microscopiche capacità di imaging compositivo di SHERLOC hanno davvero spalancato la nostra capacità di decifrare l’ordine temporale degli ambienti marziani del passato” ha precisato la co-autrice dell’articolo, la professoressa di scienze planetarie Bethany Ehlmann del Keck Institute for Space Studies di Caltech.

I diversi campioni, ottenuti dalle rocce ignee alterate dall’acqua, sono tra quelli destinati ad essere spediti sulla Terra dal 2030, nell’ambito di un complesso programma spaziale chiamato Mars Sample Return (MSR) per future analisi di laboratorio sul nostro pianeta, che determineranno definitivamente la presenza e il tipo di sostanze organiche presenti, e se queste hanno qualcosa a che fare con la vita. “In questo modo esamineremo le prove dell’esistenza dell’acqua e della possibile materia organica nelle rocce – ha affermato il professor Sephton – . Solo così potremo esplorare se le condizioni primordiali di Marte erano davvero idonee alla vita

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