Studiare i dinosauri è fondamentale, nonostante la parole di Valditara: la risposta del paleontologo
Il 17 settembre del 1993 in Italia è arrivato il primo film di Jurassic Park. Guardandolo adesso, abituati ai livelli della nostra computer grafica, si nota che i dinosauri avevano più di un problema. Si vedono i movimenti dei robot e la pelle sembra un po’ troppo plasticosa. Eppure per un bambino nato negli anni ’90 era tutto quello che serviva per sognare un’era in cui i dinosauri si muovevano davvero sulla Terra.
Oltre 30 anni dopo Jurassic Park, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha sollevato un po’ di dubbi sull’opportunità di affrontare i dinosauri nei programmi scolastici. Durante l’evento Direzione Nord, Valditara ha detto: “In terza elementare si va a spiegare tutte le specie di dinosauri. Addirittura c’era un animale vissuto 40 milioni di anni fa e questi bambini devono studiare e imparare questo animale. Tutto questo, ma a che serve?”.
Abbiamo chiesto un commento su queste parole a Federico Fanti, professore associato di Paleontologia e Paleoecologia all’Università di Bologna. Classe 1981, Fanti ha mosso i suoi primi passi nel mondo della ricerca dalla geologia ed è arrivato a seguire scavi di dinosauri in tutto il mondo. Un interesse nato in un momento preciso.
Si ricorda il primo dinosauro che ha visto?
Il primo dinosauro me lo ricordo bene. Era su un magazine italiano: Airone. C’erano due enormi braccia di un dinosauro con un paleontologo sotto e una didascalia che diceva che il fossile era stato ritrovato in Mongolia.
Quindi i dinosauri sono arrivati fin da quando era piccolo.
Ero il classico bambino che voleva solo giocare sempre con i dinosauri. Penso che sia qualcosa che succede in tutto il mondo.
Perché bambini e bambine sono attirati dai dinosauri?
Sono dei magneti, sono incredibilmente affascinanti. Bambini e adulti quando li vedono rimangono sempre stupiti. Ci troviamo davanti ad animali che nessuno di noi ha mai visto ma il loro fascino dipende proprio da questo. Non sono mostri, sono creature che sono esistite davvero sul nostro pianeta.
Quando ha deciso che sarebbe diventato un paleontologo?
Poco dopo aver visto quella foto. Ho cercato da subito di fare quel mestiere. Sono tra i fortunati che alla fine ha trasformato una passione per un lavoro a tempo pieno. Il mio obiettivo è sempre stato trovarmi nella situazione di quella foto: scoprire qualcosa che fosse unico.
E ci è riuscito?
Sì, sono 21 anni facendo scavi ai dinosauri. Con calma e pazienza sono riuscito a prendermi le mie soddisfazioni. Ho fatto Nord America, Asia, Europa e Australia. Mi manca il Sudamerica ma ci sto lavorando. Sono campagne che organizzo io, ormai anche come coordinatore.
La scoperta più importante?
Forse non è la più importante ma di certo è la più significativa. Negli ultimi anni mi sono concentrato sui dinosauri italiani. Sono una rarità perché l’Italia ha moltissimi fossili ma quando i dinosauri erano sulla terra la nostra penisola era ancora in buona parte sommersa. C’erano giusto delle piccole isole. Un ambiente difficile in cui muoversi.
Che percorso bisogna fare per diventare paleontologi?
Da un punto di vista accademico, in Italia il percorso prevede corso di laurea in Scienze Naturali o Geologia, poi si cerca di specializzarsi durante le magistrali. Un altro corso da cui si può partire è Biodiversità e Evoluzione.
Veniamo alle parole di Valditara, quel è il tempo dedicato ai dinosauri nei programmi scolastici?
Ho dei bambini che hanno appena finito le scuole elementari. Il tempo dedicato ai dinosauri nei programmi scolastici è molto poco. Fa parte della parte dove si spiega la storia del nostro pianeta.
Perché secondo lei è importante tenere i dinosauri nel programma?
Da adulto posso rispondere che i dinosauri sono cultura, scuola e cultura devono essere sinonimi. Ma c’è anche un motivo più pratico. Quando un bambino si trova davanti a un dinosauro si comporta per la prima volta come uno scienziato. Ha davanti qualcosa di reale ma che non ha mai visto. Si scatena un moto di curiosità e inizia a fare domande per capire cosa ha davanti. È la sintesi del metodo scientifico. E ancora. Chi studia la preistoria studia un sacco di discipline moderne: biologia, evoluzione, relazione tra organismi viventi e ancora cambiamenti climatici. Tutte discipline attuali.