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Guerra in Ucraina

Strage di cetacei nel Mar Nero per la guerra in Ucraina: oltre 130 delfini e focene trovati morti

Più di 130 delfini e focene trovati morti lungo le coste del Mar Nero dall’inizio della guerra in Ucraina. I sonar delle navi militari principali indiziati.
A cura di Andrea Centini
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Delfini comuni spiaggiati in Turchia. Credit: Tudav
Delfini comuni spiaggiati in Turchia. Credit: Tudav
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Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina lo scorso 24 febbraio, oltre 130 cetacei tra focene e delfini sono stati trovati morti lungo le coste della Turchia e della Bulgaria affacciate sul Mar Nero. Tutto lascia pensare che i mammiferi marini siano stati vittime dell'intensa attività militare nel bacino tra l'Europa e l'Asia, in particolar modo a causa dell'impiego di sonar navali per dare la caccia ai sottomarini. Diversi studi hanno dimostrato che questi dispositivi – soprattutto i famigerati sonar attivi a media frequenza (MFA) – possono causare vere e proprie stragi di cetacei; basti pensare che circa 80 zifi (Ziphius cavirostris) e mesoplodonti di Sowerby (Mesoplodon bidens) furono ritrovati morti in Scozia e Irlanda nell'estate del 2018 a seguito di esercitazioni di navi americane e britanniche nell'Oceano Atlantico (ma si ritiene che ne morirono oltre mille). Al momento non vi è l'assoluta certezza che la moria di cetacei nel Mar Nero sia provocata dalla guerra in Ucraina, ma gli esperti lo ritengono molto probabile.

A lanciare l'allarme sulla strage di cetacei sono state la Fondazione per la ricerca marina turca (Tudav) e la bulgara Green Balkans, due organizzazioni impegnate nella tutela e nella conservazione ambientale. Le principali vittime di questo evento sono stati i delfini comuni (Delphinus delphis), una specie presente anche nel Mar Mediterraneo ma che, a dispetto del nome, nelle nostre acque è molto meno diffusa che in passato. Oltre 80 esemplari sono stati trovati spiaggiati o mortalmente intrappolati nelle reti da pesca nei pressi della costa turca. Dallo scoppio della guerra sono invece 50 le focene o marsuini del Mar Nero (Phocoena phocoena relicta) trovati morti lungo le coste bulgare. In entrambi i casi i numeri degli spiaggiamenti / decessi risultano essere sensibilmente superiori a quelli che si registrano normalmente durante questo periodo dell'anno.

I cetacei odontoceti come i delfini, gli zifidi e i capodogli fanno molto affidamento sull'ecolocalizzazione, attraverso un biosonar naturale che permette loro di scandagliare l'ambiente circostante e di identificare prede, amici e potenziali predatori. La comunicazione sonora è fondamentale per questi animali e il forte disturbo provocato dai sonar militari può avere effetti catastrofici. Secondo lo studio “Advances in research on the impacts of anti-submarine sonar on beaked whales” pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the Royal Society B i famigerati sonar MFA delle navi militari possono raggiungere quasi i 200 decibel (un concerto rock si ferma a 120). Per i cetacei si tratta di un rumore assolutamente insopportabile e dolorosissimo, dal quale provano ad allontanarsi il più velocemente possibile. Per le specie che si immergono a grandi profondità – come gli zifidi – questi impulsi possono provocare talmente tanto dolore e terrore da spingere gli animali a risalire troppo rapidamente verso la superficie, condannandoli a morire di malattia da decompressione, come quella che può colpire i subacquei quando riemergono senza rispettare i fondamentali tempi di risalita.

Credit: Tudav
Credit: Tudav

È verosimile che i delfini e le focene del Mar Nero si siano allontanati il più possibile dall'area del conflitto dove sono presenti le navi anti-sottomarino finendo in acque sconosciute; molti sono rimasti intrappolati nelle reti da pesca costiere morendo per annegamento (i cetacei, come tutti i mammiferi, hanno i polmoni e respirano ossigeno dall'aria, per questo hanno bisogno di riemergere). Secondo le stime di Tudav, circa la metà dei delfini comuni trovati morti lungo le coste turche sul Mar Nero è finita in trappola nelle reti. “Il trauma acustico è una delle possibilità che mi vengono in mente”, ha dichiarato al Guardian il presidente dell'organizzazione ambientalista Bayram Öztürk, riferendosi alla moria dei cetacei. Nonostante ritenga molto probabile l'impatto dei sonar militari, al momento non c'è la conferma definitiva. “Non abbiamo prove su ciò che il sonar a bassa frequenza può causare nel Mar Nero perché non abbiamo mai visto così tante navi e così tanto rumore per così tanto tempo – e la scienza richiede sempre prove”, ha chiosato l'esperto. Anche secondo il dottor Pavel Gol'din dell'Accademia nazionale delle scienze dell'Ucraina i delfini spiaggiati e intrappolati nelle reti sarebbero vittime dei sonar delle navi, che avrebbero spinto verso le acque inesplorate del sud anche gli stock ittici di cui i cetacei si nutrono, con tutte le conseguenze del caso.

Per quanto concerne le focene, tra i cetacei più piccoli al mondo (come la vaquita a serio rischio estinzione), la situazione risulta molto simile a quella dei delfini comuni. Il dirigente di Green Balkans Dimitar Popov ha riferito al Guardian che circa 50 di questi mammiferi sono rimasti intrappolati in 72 chilometri di reti da pesca. È un numero impressionante soprattutto per la primavera, quando le cosiddette catture accessorie (byctach) sono molte di meno; il numero di focene rimaste uccise dall'inizio della guerra è paragonabile a quello del picco estivo verificatosi nel 2019, ha spiegato Popov. Tutto lascia intendere che i cetacei siano ulteriori vittime della tragica guerra in Ucraina, cui si aggiungono anche beluga e altri cetacei schierati dalla Marina russa in Crimea come “delfini da guerra”.

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