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Stimolare un solo nervo può migliorare la depressione resistente ai farmaci: i risultati di uno studio

Il dispositivo, simile a un peacemaker, ma in grado di stimolare il nervo vago, ha prodotto miglioramenti rilevanti nella qualità della vita di un gruppo di oltre 200 partecipanti affetti da depressione grave resistente ai trattamenti convenzionali dopo una sperimentazione di 12 mesi.
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Da un paio di decenni la ricerca sulla depressione maggiore ha suggerito che la stimolazione del nervo vago, uno dei 12 nervi cranici che si snodano all'interno del corpo umano, potrebbe rivelarsi efficace nei pazienti che non rispondono ai trattamenti tradizionali, tuttavia questo possibile terapia non è entrata mai davvero a regime. Un dispositivo per la stimolazione del nervo vago è stato approvato dalla FDA (Food and Drug Administraition) circa venti anni fa, ma non è stato mai introdotto su larga scala negli Stati Uniti.

Ora un nuovo studio, appena pubblicato su diverse riviste scientifiche, potrebbe far rivalutare le potenzialità di questo strumento. La ricerca è stata condotta dalla Washington University School of Medicine (St. Louis, Missouri) e sebbene sia stata finanziata da un'azienda (LivaNova USA) che ha prodotto un dispositivo per la stimolazione del nervo vago, i suoi risultati sembrano essere incoraggianti per la vita delle persone con depressione resistente che lo hanno testato.

Il dispositivo per la stimolazione del nervo vago

I ricercatori dell'università statunitense hanno testato la stimolazione del nervo vago in un gruppo di 493 persone adulte con depressione maggiore grave e resistente alle terapie convenzionali. In media ognuno di loro aveva tentato circa 13 trattamenti prima di partecipare alla sperimentazione clinica.

In tutti loro è stato impiantato un dispositivo in grado di stimolare uno dei loro nervi vaghi in modo tale da raggiungere le regioni del cervello coinvolte nella regolazione degli stati d'animo. Il dispositivo viene inserito sotto la pelle del torace e collegato al nervo tramite un filo elettrico, proprio come si fa con i pacemaker per il cuore. Tuttavia, il dispositivo è stato attivato solo in metà dei partecipanti, mentre l'altro gruppo è servito da confronto.

I risultati dello studio

Dopo dodici mesi di trattamento le persone che avevano ricevuto la terapia di stimolazione del nervo vago mostravano importanti miglioramenti, nonostante non fossero guariti dalla depressione. Ma, spiegano gli autori dello studio, anche se dopo la stimolazione del nervo vago la diagnosi di depressione era ancora presente, considerate le loro condizioni di partenza, i partecipanti mostravano comunque "miglioramenti statisticamente significativi e misurabili nei sintomi depressivi, nella qualità della vita e nei risultati funzionali".

Prima dell'avvio della sperimentazione, tre quarti dei participanti avevano infatti lasciato il loro lavoro, a causa della gravità della malattia. Difatti la depressione maggiore può manifestarsi con sintomi anche molto invalidanti, come apatia, disinteresse per qualsiasi ambito della vita o astenia grave, ovvero un perenne stato di stanchezza tanto da spingere la persona a rimanere a letto o a casa anche per giorni interi. Vi lasciamo qui un approfondimento su come riconoscere i tratti specifici della depressione.

A fronte di sintomi così invalidanti, è chiara l'importanza – ribadiscono i ricercatori – di trovare una strategia che possa migliorare la vita di chi soffre di depressione resistente ai farmaci e agli altri trattamenti, a prescindere dalla completa remissione della malattia. "Ciò che è veramente importante qui è che i pazienti stessi hanno detto che le loro vite stavano migliorando", hanno ribadito gli autori, aggiungendo come altrettanto incoraggiante sia sapere che gli effetti della stimolazione del nervo vago – come hanno dimostrato precedenti studi – sono in genere duraturi nel tempo.

Gli stessi ricercatori stanno testando la stimolazione del nervo vago anche per la cura del disturbo bipolare, ma la ricerca è ancora in corso. Inoltre, anche per quanto riguarda il trattamento della depressione resistente, gli autori vogliono continuare a monitorare i partecipanti per verificare l'effettiva efficacia della stimolazione sul lungo periodo.

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