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Squalo trafitto alla testa da un pesce spada sopravvive alla ferita: è il primo caso noto

Un esemplare di verdesca o squalo azzurro di quasi 3 metri è miracolosamente sopravvissuto dopo essere stato trafitto in testa da un pesce spada. Nel cranio del pesce cartilagineo è stato trovato un frammento della “spada” lungo quasi 20 centimetri. È il primo squalo a essere trovato in vita dopo una lesione di questo tipo.
A cura di Andrea Centini
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Una verdesca o squalo azzurro (Prionace glauca) è sopravvissuto dopo essere stato trafitto alla testa da un pesce spada. Potrebbe sembrare assurdo, ma questo è il primo caso in cui uno squalo viene ritrovato in vita dopo uno scontro del genere. In tutti gli altri casi noti in letteratura scientifica gli squali non hanno superato le gravissime ferite inferte dai pesci spada, animali grandi, forti e potenti che usano la mascella superiore modificata in rostro come un'arma micidiale. Anche diversi pescatori sono rimasti feriti o addirittura uccisi da questi pesci d'alto mare, che non esitano a usare la “spada” per difendersi e infliggere ferite significative a rivali e potenziali predatori.

Il caso anomalo dello squalo azzurro trafitto alla testa da un pesce spada e sopravvissuto è stato descritto dal dottor Andrej Gajić, a capo dell'associazione Sharklab ADRIA di Valona, Albania. Lo scienziato durante la sua carriera ha condotto diversi esami necroscopici (autopsie) su squali catturati accidentalmente dai pescatori; questo, come indicato, è stato il primo in cui lo squalo colpito da un pesce spada risultava vivo al momento della cattura. La verdesca era un esemplare adulto di quasi 3 metri (275 centimetri) che pesava 44 chilogrammi, catturato a febbraio dello scorso anno nel Mar Adriatico, al largo dell'Albania meridionale. Quando è stato preso con un'esca e issato a bordo aveva un frammento lungo 18,6 centimetri della “spada” di un pesce spada, piantato direttamente nella testa. Più precisamente, la punta del rostro era conficcata “nella sua piattaforma suborbitale del neurocranio, che si estendeva attraverso la finestra stapediale”, come spiegato dal dottor Gajić in un articolo scientifico ad hoc.

Nonostante la lesione significativa in una parte anatomica così delicata, lo squalo non aveva subito danni importanti e continuava ad alimentarsi regolarmente e attivamente, come hanno dimostrato la cattura con un'esca e la presenza di cibo nello stomaco. In genere quando gli squali vengono catturati dai pescatori e portati al porto, i ricercatori di Sharklab ADRIA provano a salvarli e rimetterli in mare; in questo caso, purtroppo, la verdesca è morta durante il trasporto e il dottor Gajić ha potuto eseguire un esame autoptico completo. Come spiegato in un'intervista a NewScientist, lo scienziato ha affermato che nei casi noti in letteratura scientifica i pesci spada non hanno ucciso solo verdesche, ma anche uno squalo volpe occhione (Alopias superciliosus) e uno squalo mako (Isurus oxyrinchus), un predatore abile e veloce che può raggiungere i 4 metri di lunghezza.

Le verdesche possono superare i 3,5 metri di lunghezza massima, mentre i pesci spada possono arrivare a quasi 5 metri per circa 650 chilogrammi (casi estremi). Sono predatori grandi e forti in cima alla catena alimentare che competono per le stesse risorse nel medesimo ambiente, quello pelagico o di alto mare. È stato documentato che le verdesche possono mangiare i pesci spada, pertanto è possibile che questi per difendersi possono colpire e uccidere gli aggressori con il proprio rostro, che raggiunge 1 / 3 delle dimensioni dell'animale. I conflitti possono nascere anche durante la contesa per il cibo, come spiegato dal dottor Gajić, quindi non c'è da stupirsi nel trovare simili ferite negli squali azzurri. I dettagli della ricerca “The first report of adult blue shark surviving severe head impalement by a swordfish, with an overview of similar incidents” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Marine Biodiversity.

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