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Spugne di cotone e “osso” di calamaro eliminano il 99,9% delle microplastiche dall’acqua

Un team di ricerca cinese guidato da scienziati dell’Università di Wuhan ha creato una spugna biologica in grado di rimuovere dall’acqua fino al 99 percento delle microplastiche. Rimane estremamente efficace anche dopo vari cicli di utilizzo. È composta da due materiali naturali: il cosiddetto “osso” di calamaro, fatto di chitina, e le fibre di cellulosa del cotone.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori cinesi hanno creato una spugna biologica a base di fibre di cotone e di "osso" di calamaro che è in grado di catturare e filtrare fino al 99,9 percento delle microplastiche dall'acqua, mantenendo una capacità di rimozione del 98 percento anche dopo cinque cicli di utilizzo. La spugna è biodegradabile. Si tratta di un risultato straordinario che potrebbe rappresentare una svolta con l'enorme livello di contaminazione raggiunto. L'inquinamento da plastica è infatti considerato un'emergenza globale e la forma più subdola è considerata proprio quella legata alle microplastiche. Si tratta di frammenti di materiale con un diametro inferiore ai 5 millimetri (le nanoplastiche sono quelle al di sotto di 100 micrometri) in grado di invadere praticamente ogni ambiente sulla Terra.

Basti sapere che, secondo lo studio “Microplastic Pollution in Deep-Sea Sediments From the Great Australian Bight” pubblicato su Frontiers in Marine Science da scienziati dell'Organizzazione per la ricerca scientifica e industriale del Commonwealth (CSIRO), negli oceani e nei mari di tutto il mondo sono depositate ben 14 milioni di tonnellate di microplastiche. Ma non solo. Sono state trovate anche sulle vette più alte e remote della Terra – dove arrivano con i fenomeni atmosferici – e nell'organismo di moltissimi animali. Si stima che l'essere umano respiri e ingerisca ogni anno mezzo chilogrammo di plastica, che inevitabilmente finisce nei nostri organi e tessuti. Frammenti sono stati trovati ovunque: dal cuore al cervello, passando per sangue, sperma e organi riproduttivi. Un recente studio ha rilevato le microplastiche in migliaia di animali marini eccetto che nei tardigradi, mentre un altro le ha individuate persino nel respiro dei delfini.

Non sappiamo ancora quali possano essere gli effetti a lungo termine sulla salute nostra e della fauna selvatica, ma la pervasività della plastica è inquietante e i rischi sono elevati. L'unico modo per contrastarli è ridurre al minimo la produzione e l'utilizzo dei prodotti a base di plastica, di concerto con operazioni di bonifica ambientale. È proprio qui che entrerebbe in gioco la super “spugna” a base di fibre di cotone e il cosiddetto "osso" di calamaro, una struttura in chitina chiamata gladio o penna caratteristica dei molluschi cefalopodi, utile a sostenere il mantello.

A mettere a punto la spugna che rimuove fino al 99,9 percento delle microplastiche dall'acqua è stato un team di ricerca cinese guidato da scienziati della Facoltà di scienze delle risorse e dell'ambiente dell'Università di Wuhan e del Tongji Medical College – Università della scienza e della tecnologia di Huazhong, che hanno collaborato con i colleghi dell'Istituto di ricerca cardiovascolare e della Facoltà di chimica e ingegneria chimica dell'Università del Guangxi. I ricercatori, coordinati dai professori Xue Zhou e Hongbing Deng dell'ateneo di Wuhan, per mettere a punto la spugna si sono concentrati su due materiali biologici differenti – la chitina e la cellulosa – per ottenere un struttura fibrosa di biomassa (Ct-Cel), grazie alle elevate potenzialità in termini di capacità adsorbenti e sostenibilità ambientale. I test condotti in laboratorio hanno ampiamente dato ragione ai ricercatori.

Come indicato nell'abstract dello studio, infatti, questa spugna biologica “mostra un'eccellente prestazione di adsorbimento per polistirene, polimetilmetacrilato, polipropilene e polietilene tereftalato”, tra i principali polimeri alla base delle plastiche, che frammentandosi danno vita alle microplastiche. L'azione assorbente è determinata attraverso una duplice azione: fisica ed elettromagnetica. La spugna è stata testata in varie tipologie di campioni d'acqua (stagno, mare, irrigue etc etc) e ha dimostrato di poter rimuovere dal 98 al 99,9 percento delle microplastiche, mantenendo “un'elevata efficienza di rimozione fino al 95,1 – 98,1 percento dopo cinque cicli di adsorbimento”, spiegano gli esperti.

I costi di sviluppo sarebbero bassi, vista l'ampia disponibilità del materiale di partenza (come dicono gli autori dello studio), ma ci sono dei limiti da non sottovalutare. Una volta inutilizzabili, anche se biodegradabili, queste spugne devono essere smaltite in modo corretto, altrimenti si rischia soltanto di spostare le microplastiche da un ambiente a un altro. Inoltre non è chiaro se siano in grado di assorbire le microplastiche dai fondali, dove si trova la maggiore concentrazione. I dettagli della ricerca “Revivable self-assembled supramolecular biomass fibrous framework for efficient microplastic removal” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science Advaces.

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