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Spray nasale anti Alzheimer elimina le proteine dannose dal cervello e migliora i sintomi nei test

Un team di ricerca internazionale ha sviluppato uno spray nasale sperimentale anti Alzheimer che, testato su modelli murini, non solo è stato in grado di eliminare i grovigli di proteina tau tossica dal cervello, ma anche di migliorare le funzioni cognitive nei successivi test. Come funziona, quali sono le speranze e i limiti di questo trattamento potenzialmente rivoluzionario.
A cura di Andrea Centini
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I ricercatori hanno sviluppato un innovativo spray nasale sperimentale basato su un anticorpo monoclonale che è in grado di eliminare i grovigli di proteina tau dal cervello e migliorare le funzioni cognitive in topi con la forma murina del morbo di Alzheimer. Poiché queste proteine “appiccicose”, assieme alle placche di beta amiloide, sono fortemente associate alla neurodegenerazione e vengono riscontrate in molti pazienti affetti da demenza, qualora questo trattamento si dimostrasse sicuro ed efficace anche nell'essere umano potremmo essere innanzi a una terapia – un'immunoterapia – potenzialmente rivoluzionaria.

È doveroso sottolineare che ciò che funziona sui topi non è detto che si dimostri efficace anche nell'uomo. Anzi, molte ricerche dimostrano come che spesso gli effetti non vengono traslati nella nostra specie. Inoltre prendere di mira la proteina tau, ad oggi, non ha offerto grandi benefici nella pratica clinica. Ciò nonostante, i dati della nuova indagine sono molto promettenti e si potrebbe realmente arrivare nuove immunoterapie in grado di combattere le taupatie, un'ampia famiglia di patologie neurodegenerative fra le quali figura anche l'Alzheimer.

A mettere a punto e testare lo spray nasale anti Alzheimer in grado di eliminare la proteina tau dal cervello è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Medical Branch dell'Università de Texas, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze dell'Università “Roma Tre” di Roma e della società InnoSense LLC. I ricercatori, coordinati dai dottori Sagar Gaikwad e Rakez Kayed del Mitchell Center for Neurodegenerative Diseases presso l'ateneo di Galveston, hanno sottolineato che l'accumulo di queste proteine nel tessuto cerebrale è un “denominatore comune” delle patologie neurodegenerative alla stregua dell'Alzheimer e della demenza frontotemporale, la grave malattia che ha colpito anche il celebre attore di Hollywood Bruce Willis. Il problema risiede nel fatto che colpire queste proteine direttamente nel cervello non è affatto semplice, anche alla luce della presenza della barriera ematoencefalica che i farmaci devono superare.

Per sviluppare lo spray nasale il professor Kayed e colleghi hanno innanzitutto creato un anticorpo monoclonale – semisintetico, sviluppato in laboratorio a partire da un vero anticorpo – tossico e altamente specifico contro una forma di proteina tau, chiamata conformazione tau-2 (TTCM2). Per somministrarlo direttamente dentro al cervello hanno sviluppato delle micelle lipofile, ovvero aggregati di molecole in grado di attraversare la membrana lipidica delle cellule capaci di trasferire il principio attivo al cervello per via intranasale.

Il farmaco sperimentale così confezionato è stato somministrato a topi anziani con taupatia acclarata ed è stato osservato che colpisce gli aggregati dlle proteine in modo efficace e altamente selettiva nei compartimenti intracellulari. L'eliminazione della tau patologica – con una singola dose – è stata in grado anche di inibire “potentemente” un meccanismo biologico noto come “semina della tau”, ritenuto dagli scienziati come “essenziale” nella progressione della tauopatia. L'aspetto più significativo della ricerca risiede nel fatto che al lavoro di pulizia nel tessuto cerebrale dei roditori è corrisposto un miglioramento nelle funzioni cognitive, valutate successivamente al trattamento con test ad hoc. In altri termini, lo spray nasale aveva migliorato i sintomi della demenza in topi con la forma murina della patologia.

Per confermare l'efficacia dell'immunoterapia anche sulle cellule umane, i ricercatori hanno esposto tessuti di pazienti deceduti con patologie neurodegenerative associate a taupatia, come Alzheimer, demenza a corpi di Lewy e un tipo di demenza frontotemporale. Anche in questo caso l'anticorpo monoclonale è stato in grado di eliminare i grovigli di tau e bloccare il processo di “semina”. Come specificato, non è tuttavia scontato che ciò che funziona sui topi o su colture cellulari lo faccia anche nelle persone in vita, inoltre il cervello umano è molto più grande di quello di un topo e non è chiaro se lo spray intranasale possa essere effettivamente in grado di far arrivare il principio attivo laddove necessario. Senza dimenticare i rischi di infiammazione cerebrale associati a immunoterapie che prendono di mira i grovigli di proteine appiccicose, come osservato da alcuni esperti.

Al netto dei limiti, si tratta comunque di un percorso promettente da sondare fino in fondo, alla luce dei potenziali benefici che potrebbe garantire a milioni di pazienti affetti da Alzheimer e altre gravi patologie neurodegenerative, la cui incidenza aumenterà in modo significativo nei prossimi anni. I dettagli della ricerca “Nasal tau immunotherapy clears intracellular tau pathology and improves cognitive functions in aged tauopathy mice” sono stati pubblicati su Science Translationale Medicine.

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