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Splendido cucciolo di mammut di 50.000 anni emerso dal ghiaccio della Siberia: le immagini

I ricercatori russi dell’Università Federale del Nord-Est hanno rinvenuto dal permafrost in scioglimento della Siberia la carcassa quasi integra di un cucciolo di mammut. Si tratta di una femmina morta quando aveva circa un anno, vissuta 50.000 anni fa. L’hanno chiamata Yana.
A cura di Andrea Centini
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I resti quasi integri di un cucciolo di mammut trovati in Siberia alcuni anni fa. Si tratta di una delle pochissime carcasse rinvenute tra Siberia e Canada, come l'ultima recuperata dalla Porta dell'Inferno.
I resti quasi integri di un cucciolo di mammut trovati in Siberia alcuni anni fa. Si tratta di una delle pochissime carcasse rinvenute tra Siberia e Canada, come l'ultima recuperata dalla Porta dell'Inferno.

Un cucciolo di mammut eccezionalmente conservato è stato trovato nel permafrost in scioglimento della Siberia, in Russia. Si tratta di una femmina che è morta quando aveva all'incirca un anno. Visse 50.000 anni fa, nel Pleistocene superiore o Tardo Pleistocene (127.000 – 11.700 anni fa). Gli scienziati hanno deciso di chiamarla Yana, dal nome del bacino del fiume nel quale è stata recuperata la sua carcassa. La piccola mammut è emersa nei pressi della famigerata “Porta dell'Inferno”, il cratere di Batagaika nella Repubblica di Sakha o Jacuzia (Russia), una depressione termocarsica lunga 1 chilometro, larga 800 metri e profonda un centinaio di metri. È la più grande del suo genere e continua a espandersi per effetto del cambiamento climatico. Proprio a causa di questo, processo negli ultimi anni sono stati recuperati i resti mummificati di diversi animali preistorici, alcuni dei quali ottimamente conservati.

A scoprire e descrivere il cucciolo di mammut lanoso (Mammuthus primigenius) di 50.000 anni estratto dal permafrost in scioglimento è stato un team di ricerca russo guidato da scienziati dell'Università Federale del Nord-Est, che hanno presentato oggi lunedì 23 dicembre i risultati delle prime analisi. Ciò che colpisce particolarmente è lo stato di conservazione dell'esemplare, la cui testa munita di piccola proboscide è praticamente integra. Sembra un piccolo elefante adagiato su un fianco.

Mancano le zampe e parte del corpo posteriori, ma il tronco e la parte cefalica sono in un ottimo stato. Come spiegato alla Reuters dal dottor Maxim Cherpasov, direttore del Laboratorio del Museo dei mammut di Lazarev nella città di Yakutsk, “di norma, la parte che si scongela per prima, in particolare il tronco, viene spesso mangiata dai predatori o dagli uccelli moderni. Qui, ad esempio, anche se gli arti anteriori sono già stati mangiati, la testa è notevolmente ben conservata”, ha spiegato l'esperto.

Dopo essere stata identificata, la carcassa di 180 chilogrammi è stata imbragata e trascinata via dal permafrost in scioglimento con una barella. È lunga un paio di metri e alta 1,20 metri. Come indicato, i ricercatori sospettano che Yana sia morta ad appena un anno di vita, ma ulteriori e più approfondite indagini di laboratorio dovrebbero fornire una stima ancora più precisa. Non conosciamo le cause della morte, se provocata da una malattia, un incidente o magari un predatore; ciò che è certo è che i suoi resti quasi integri permetteranno di studiare a fondo questa iconica specie di pachiderma, che gli scienziati sperano di riportare in vita nei prossimi anni.

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Secondo la società britannica Colossal Biosciences il traguardo potrebbe essere raggiunto già nel 2028, utilizzando un elefante asiatico (Elephas maximus) geneticamente modificato per presentare le caratteristiche tipiche di questa specie estinta, come le lunghe zanne ricurve e il folto manto peloso per sopportare le rigidissime temperature. Molto probabilmente i mammut sono scomparsi anche a causa dell'uomo e proprio per questo gli scienziati vorrebbero riportarla in vita, un po' come i dinosauri di Jurassic Park (anche se non tutti sono d'accordo). Gli ultimi sono vissuti 1.700 anni fa sull'Isola di Wrangler e non sarebbero morti per un collo di bottiglia genetico, secondo un recente studio.

Non è la prima volta che dalla regione siberiana emergono i resti mummificati e in perfette condizioni di animali preistorici. Solo qualche settimana fa, ad esempio, gli scienziati hanno presentato al mondo i resti di un cucciolo di tigre dai denti a sciabola (specie Homotherium latidens), recuperato anch'esso nella Jacuzia, nell'estremo oriente della Russia. Il tigrotto è così ben conservato che presenta testa, zampe anteriori, torso e pelliccia in condizioni eccezionali. Visse tra i 35.000 e i 32.000 anni fa.

Ancor più incredibile il ritrovamento di un piccolo puledro di cavallo Lenskaya o Cavallo Lena (Equus lenensis), emerso dalla “Porta dell'Inferno” nel 2018. Sono tutti reperti eccezionali, come i resti di un dinosauro (un nodosauro) trovati in una miniera del Canada alcuni anni addietro, considerati il più bel fossile di sempre. Quella di Yana è solo una delle pochissime carcasse semi-integre trovate tra la Siberia e il Canada; nel 2022 ne fu presentata una rinvenuta nello Yukon, scoperta da un minatore d’oro canadese. Anche in questo caso si trattava di una piccola mammut, più “giovane” di circa 20.000 anni rispetto a Yana e risalente all'era glaciale. Dalle analisi delle spoglie di questi animali estinti gli scienziati possono svelare molte informazioni su come sono vissuti e sull'evoluzione della vita sulla Terra.

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