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Sola sulle Alpi per tre mesi, Marika: “Rischiavo di perdere una gamba, poi ho iniziato a camminare”

A inizio luglio, Marika Ciaccia, 33 anni, è partita da sola per la Grande Traversata delle Alpi (GTA), uno dei percorsi escursionistici più lunghi e belli d’Italia, attraverso le alpi piemontesi. Direttamente dalle montagne ha raccontato a Fanpage.it perché ha scelto di fare questo cammino e quali sono le regole d’oro per vivere a pieno e in sicurezza un’esperienza di trekking.
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MARIKA CIACCIA | Foto dal profilo @my_life_in_trek
MARIKA CIACCIA | Foto dal profilo @my_life_in_trek

“Oggi è il mio sedicesimo giorno di cammino. Li sto contando a uno a uno, lo ammetto, sono parecchio stanca, me lo aspettavo, eppure è bellissimo”. Marika Ciaccia, 33 anni, ci risponde da un rifugio a oltre 2000 m di altitudine tra le montagne della provincia di Biella. La voce è abbastanza rilassata per essere di chi è alla seconda settimana della Grande Traversata delle Alpi (GTA), una dei percorsi escursionistici più belli e lunghi d'Italia: 1.211 km attraverso le alpi piemontesi, da percorrere in tre mesi. Obiettivo: riuscire a vedere il mare della Liguria a settembre.

Marika è una guida escursionista e una blogger appassionata di trekking: sul suo profilo Instagram @my_life_in_trek racconta ormai da un paio di anni le sue avventure in montagna, in giro per l'Italia. Ma questa è la prima volta che affronta un percorso così lungo completamente da sola. Nel post in cui annuncia l'inizio del suo viaggio scrive: "È nella solitudine della natura che troviamo la nostra forza interiore e scopriamo la bellezza della vita".

D'altronde camminare per lei è sempre stato sinonimo di forza. Da quando nel 2018 dopo un problema di salute importante i medici le dissero: "O ti sforzi di camminare o perderai l'uso della gamba", Marika non ha più smesso di farlo, facendola diventare la sua professione, nonché la più grande passione. A Fanpage.it, in una pausa tra una tappa e l'altre, ha raccontato cosa significa trascorrere settimane intere in alta montagna con solo lo zaino in spalla e tanta voglia di farcela.

Andiamo anche noi per tappe. La prima: com’è nata l’idea di fare la GTA?

Negli ultimi due anni ho avuto diversi impegni lavorativi e ogni volta rimandavo, ma sentivo che avevo bisogno di tornare a fare ciò che più in assoluto amo: stare nella natura a contatto con le montagne. Fare la GTA era il mio sogno nel cassetto da tempo, così alla fine un giorno mi sono fatta coraggio e mi sono detta: “O lo faccio ora o non lo faccio più”. Quando vuoi fare qualcosa, la devi fare subito, altrimenti. il rischio è che i dopo alla fine diventano mai

Perché hai deciso di raccontarlo sui social?

Mi sembrava di sprecare un’occasione a tenerlo tutto per me, volevo dare un messaggio e far conoscere questo cammino stupendo a più persone possibili.

Com’è fare un cammino così lungo completamente da sola. È la tua prima volta?

Prima della GTA, avevo fatto già alcune esperienze di trekking in solitaria, ma brevi, al massimo di qualche giorno. La mia prima vera esperienza con un cammino in solitaria è stato il Cammino di Santiago di Compostela, un’esperienza che mi ha lasciato davvero senza parole.

Qual è stata la cosa più bella di quell’avventura?

Devo dire che forse la parte più bella del Cammino di Santiago sono stati proprio gli incontri con le persone. Il fatto di partire da sola, ma non esserlo mai. Molti pensano che chi viaggia da solo lo faccia perché ami la solitudine. Ma non è un voto di silenzio, anzi è proprio l’opposto: fare un’esperienza del genere significa uscire dalla tua comfort zone. Certo, ti senti un po’ più vulnerabile, ma è proprio questo che ti aiuta a metterti in ascolto degli altri. E questo vale sia per le persone che per i luoghi.

Sulle Alpi come sta andando?

I primi giorni sono stati un po’ più duri. Mi è capitato di avere anche paura di cadere e mi capita anche ora, soprattutto quando sono in vetta e sono completamente sola. Ma devo dire che man mano che sono andata avanti è andata sempre meglio. Ho incontrato tantissime persone, soprattutto nei paesini oppure nei rifugi dove mi fermo per dormire.

I weekend sono il momento in cui praticamente non sto mai da sola, perché la montagna si riempie delle persone. Anzi, devo dire che mi sono accorta che quando sono in compagnia mi stanco di più, faccio più fatica a mantenere i miei ritmi e ad ascoltare il mio corpo. Per questo a volte può essere piacevole anche camminare da soli.

Hai incontrato qualche storia particolare?

Ogni volta resto affascinata dai racconti dei rifugisti. In generale, tutte le persone che hanno deciso di abitare la montagna hanno una storia forte perché la loro è una decisione forte. Ad esempio, qualche giorno fa, a Carcoforo, in provincia di Vercelli, mi sono fermata in un albergo gestito da una coppia di ragazzi molto giovani con due bambini. Mi hanno colpito davvero molto, perché nonostante la difficoltà di crescere dei bambini da soli e allo stesso tempo gestire un albergo, riescono a essere d’aiuto a chiunque capiti sul loro cammino.

Parliamo delle cose pratiche. Quali sono le regole fondamentali per fare un’esperienza simile?

La regola più importante e forse anche la più sottovalutata è che il viaggio inizia prima che ci si mette in cammino. La fase dell’organizzazione è fondamentale: se conosciamo bene il cammino e le tappe che ci aspettano possiamo organizzarci al meglio. Sapere se dobbiamo o meno portarci cibo e acqua, com’è il sentiero, se c’è o meno segnale, sono tutte informazioni indispensabili per permetterci innanzitutto di fare tutto in sicurezza ma anche di viverci al meglio la nostra esperienza. Amare l’avventura non significa fare le cose a caso.

Cosa non può mancare nello zaino di un’escursionista?

Quando fai un cammino, lo zaino diventa la tua piccola casa mobile, proprio come una lumachina che si porta sulle spalle la propria casa. Per quanto riguarda le cose da portarsi, conoscere il tipo di cammino è fondamentale per scegliere la giusta attrezzatura. Questa, così come la cassetta di pronto soccorso, è tra le cose indispensabili. Un altro dettaglio a cui non pensa mai nessuno è il calzino giusto, per evitare vesciche, ferite e qualsiasi altro fastidio. Poi consiglio a tutti di portare un oggetto di comfort per riposarsi e rilassarsi un po’. Personalmente nel mio zaino non può mancare mai un buon libro.

Essere donna è mai stato causa di pregiudizi o problemi?

Qualche volta ci ho pensato, ma poi mi sono resa conto che essere donna, almeno per questo tipo di esperienze, non rappresenta affatto un rischio in più né un ostacolo: non mi sono mai sentita più debole di un uomo. Anzi mi sono sempre sentita al sicuro, forse più che in molte città dove sono stata.

Eppure mi è capitato che moltissime donne del posto mi fermassero e mi dicessero “tu non dovresti andare in giro da sola”. Ovviamente non la facevano per rimproverarmi ma perché erano davvero preoccupate per me. Mi ha molto stupito che fossero proprio le donne a dirmelo. Lo so, può essere difficile, perché siamo cresciute con il senso della paura, ma non dobbiamo permettere che questa diventi la nostra gabbia. Se una donna si sente che vuole fare qualcosa, deve farlo: il cambiamento può partire solo da noi.

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