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Sintomi di ansia e Alzheimer, così la tensione emotiva può triplicare il rischio di demenza

L’ansia è un fattore di rischio per la demenza, di cui l’Alzheimer è la forma più comune: preoccupazione eccessiva, apprensione, paura e altri sintomi dei disturbi d’ansia possono incidere sull’infiammazione neuronale, la formazione di placche beta-amiloidi e diversi processi che aumentano la probabilità di sviluppare la malattia. Ecco cosa dicono i nuovi studi.
A cura di Valeria Aiello
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L’ansia, o meglio, i disturbi d’ansia sono un fattore di rischio per la demenza, di cui l’Alzheimer è la forma più comune. Maggiore è il grado di ansia, maggiore è la probabilità di declino cognitivo con l’avanzare dell’età, perché essere ansiosi (sia cronici, sia di nuova insorgenza), ovvero sperimentare sintomi come preoccupazione eccessiva, apprensione, paura e tensione psicofisica può incidere sui livelli di infiammazione neuronale, la formazione di placche beta-amiloidi e diversi altri processi che aumentano il rischio di sviluppare la malattia nel tempo.

A fare luce su questa correlazione sono alcune nuove analisi condotte da un team di ricerca dell’Hunter New England Health di Newcastle, in Australia, che ha valutato in che misura i disturbi d’ansia vadano ad incidere sullo sviluppo delle diverse forme di demenza in 10 anni. “A nostra conoscenza – dicono i ricercatori, che hanno dettagliato i risultati dell’indagine clinica in un articolo appena pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Societyquesto è il primo studio a esaminare l’effetto della persistenza dell’ansia e del momento della vita in cui si manifesta sul rischio di Alzheimer e altre forme di demenza”.

Come l’ansia può incidere sul rischio di Alzheimer e altre forme di demenza

L’ansia può triplicare il rischio di demenza, quando il disturbo d’ansia è cronico – lo stato di apprensione e preoccupazione è costante – e quando di nuova insorgenza. Considerando l’età, questa associazione è particolarmente significativa nelle persone di età compresa tra i 60 e 70 anni, nelle quali l’ansia cronica e quella di nuova insorgenza possono arrivare a quadruplicare il rischio di sviluppare la malattia nel tempo.

L’ansia – spiegano i ricercatori – è collegata alle malattie vascolari e alla patologia della demenza tramite percorsi quali infiammazione neuronale, apoptosi cellulare, atrofia cerebrale e ippocampale, formazione e deposito di beta-amiloide e malattie cardiovascolari. Le persone con ansia hanno inoltre maggiori probabilità di adottare comportamenti di vita non sani, tra cui dieta malsana, inattività fisica e fumo, che a loro volta possono portare a malattie cardiovascolari, che sono fortemente associate alla demenza. Pertanto, questi sono meccanismi diretti e indiretti plausibili attraverso i quali l’ansia può aumentare il rischio di demenza”.

Per arrivare a queste conclusioni, il team ha esaminato i sintomi d’ansia utilizzando la Kessler Psychological Distress Scale (K10), la scala Kessler del disagio psicologico, un questionario di 10 domande che assegna un punteggio da 1 a 5 punti a ciascuna risposta (i punteggi più alti che indicano livelli più elevati di sintomatologia ansiosa), valutando gli score acquisiti da 2.132 persone che hanno partecipato all’Hunter Community Study di Newcastle tra dicembre 2004 e dicembre 2007. I partecipanti allo studio, che al momento dell’arruolamento avevano un’età compresa tra i 60 e gli 81 anni, sono stati seguiti per 10 anni in media (13 al massimo), durante i quali 64 hanno ricevuto una diagnosi di demenza e 151 sono morti. Al basale, 449 soffrivano di ansia, di cui 211 di ansia cronica e 108 di ansia di nuova insorgenza.

Dall’analisi di questi dati è quindi emersa l’associazione tra ansia e demenza, confermata inoltre dal fatto che le persone che nel corso dello studio hanno risolto la sintomatologia ansiosa non hanno mostrato un aumento del rischio di declino cognitivo rispetto a coloro che non soffrivano d’ansia. “L’associazione causale tra ansia e demenza è stata supportata anche dalle stime puntuali che mostrano una curva dose-risposta, ovvero, maggiore è il grado di ansia, maggiore è il rischio di demenza – hanno precisato gli studiosi – . Sia l’ansia cronica che quella nuova ansia sono invece risultate associate a un rischio aumentato di demenza per tutte le cause, soprattutto nelle persone di età pari o inferiore a 70 anni, anche dopo aver considerato la mortalità come rischio concorrente e aver controllato la depressione come fattore confondente”.

Pertanto – hanno concluso i ricercatori – questi risultati individuano l’ansia come potenziale fattore di rischio modificabile per la demenza e indicano il possibile ruolo della gestione dell’ansia negli adulti di mezza età e nei ‘giovani’ anziani per ridurre il rischio di demenza in età avanzata”.

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