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Siamo vicini a un nuovo farmaco contro l’Alzheimer: così può fermare la morte dei neuroni

Uno studio internazionale guidato dalla Lancaster University ha sviluppato il primo farmaco, un inibitore peptidico, in grado di bloccare entrambi le regioni della proteina Tau, coinvolte nel processo di neurodegenerazione. È questa sua capacità di “doppio targeting” che lo rende diverso dai farmaci sperimentati finora.
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Potremmo essere un passo più vicino a una cura per il morbo di Alzheimer. È quanto emerge dai risultati di un importante studio condotto nel Regno Unito da un team di ricercatori guidato dalla Lancaster University che per la prima volta nella storia ha sviluppato un farmaco in grado di colpire entrambe le due regioni chiave della proteina Tau responsabili del processo di neurodegenerazione alla base della malattia.

I farmaci finora sviluppati per correggere il malfunzionamento della proteina Tau avevano invece come target una sola delle due regioni, mentre il nuovo farmaco – un inibitore peptidico denominato RI-AG03 – si è dimostrato idoneo a bloccare entrambe le aree sia negli studi di biologia computazionale che negli esperimenti sui moscerini da frutta. L'autore principale, il ricercatore Anthony Aggidis, ha parlato di "un passo importante verso nuovi trattamenti che potrebbero prevenire la progressione di malattie come l'Alzheimer".

Come agisce il nuovo farmaco sulla proteina Tau

Per capire la portata di questo studio, appena pubblicato sulla rivista Alzheimer's & Dementia, bisogna conoscere il ruolo della proteina Tau e come è legata ai meccanismi di neurodegerazione che portano alla progressiva morte dei neuroni e il conseguente declino cognitivo tipico delle malattie neurodegerative, come l'Alzheimer.

Le proteine Tau sono fondamentali nel mantenimento della struttura e delle funzioni dei neuroni – spiegano gli autori – tuttavia in chi soffre di Alzheimer il loro normale funzionamento viene meno: le proteine iniziano a coppia ad attorcigliarsi tra di loro creando dei grovigli di lunghi filamenti contorti di fibrille (microfibre). Questi "grovigli neurofibrillari" – visibili nel cervello dei malati di Alzheimer – soffocano i neuroni fino a farli morire. È questa progressiva morte delle cellule cerebrali che causa i sintomi tipici della malattia, come la perdita di memoria e la compromissione delle capacità cognitive.

Perché questo farmaco potrebbe essere diverso

Dagli studi fatti finora sappiamo che "ci sono due regioni della proteina Tau che agiscono come una cerniera per consentire alle proteine di aggregarsi", ha spiegato Amritpal Mudher, docente di Neuroscienze della Southampton Università, tra gli autori dello studio. È qui che questo nuovo farmaco si gioca la partita: a differenza di quelli disponibili oggi, RI-AG03 è il primo inibitore peptidico (i peptidi sono appunto frammenti delle proteine) a riuscire a bloccare entrambi le regioni, impedendo di fatto la formazione dei grovigli di proteina Tau. I ricercatori che hanno studiato il farmaco definiscono questa sua azione di "doppio targeting" e sono fiduciosi che potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti.

Inoltre, i ricercatori si aspettano da questo farmaco che dia meno effetti collaterali degli altri inibitori dell'aggregazione della proteina Tau finora sviluppati. Dato che RI-AG03 è progettata per colpire solo la proteina Tau – spiegano – non dovrebbe interferire con le altre proteine come fanno i farmaci sperimentati finora.

Il condizionale è d'obbligo. È vero che il farmaco si è dimostrato efficace negli studi condotti sui moscerini da frutta con Tau patogeno, ma ora dovrà essere testato sui roditori e poi eventuale dovrà seguire il convenzionale iter di studi clinici, necessario per poter essere certi che funzioni anche nell'uomo. Tuttavia, resta un risultato senza precedenti nella ricerca di una cura contro l'Alzheimer.

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