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Si trova sempre più plastica nel cervello umano: ora occupa fino allo 0,5% del peso

Analizzando il cervello di persone decedute nel 2016 e nel 2024, ricercatori statunitensi hanno rilevato un aumento significativo di contaminazione da plastica nei campioni più recenti. Nanoplastiche e microplastiche sono state trovate praticamente in ogni organo e tessuto: ogni anno ne ingeriamo e inaliamo mezzo chilogrammo.
A cura di Andrea Centini
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Un nuovo studio ha confermato che minuscoli frammenti di plastica si accumulano anche all'interno del nostro cervello. Il dato più inquietante della ricerca, non ancora sottoposta a revisione paritaria, risiede nel fatto che gli esami condotti su cervelli di persone decedute nel 2024 presentano concentrazioni più elevate di nanoplastiche rispetto a quelle evidenziate in campioni di tessuto cerebrale del 2016. La ragione potrebbe risiedere nel fatto che siamo sempre più esposti all'inquinamento da plastica, considerato una vera e propria emergenza globale.

Molteplici studi hanno identificato contaminazione da microplastiche e nanoplastiche in numerosi organi, tessuti e fluidi umani: fra essi sangue, testicoli, sperma, pene, placenta, cuore, fegato, reni e liquido follicolare ovarico. Non è ancora chiaro quali possano essere le conseguenze effettive sulla salute, tuttavia i composti chimici che spesso si accompagnano ai polimeri plastici non sono sempre considerati innocui dai ricercatori. Alcuni sono classificati come potenzialmente cancerogeni per l'essere umano, altri come interferenti endocrini, sostanze che imitano gli ormoni con la capacità di alterare sviluppo e fertilità. Sapere che anche nel nostro cervello si accumula plastica è l'ennesimo campanello di allarme sulla necessità di abbatterne il consumo e la produzione.

A rilevare la presenza di plastica nel cervello umano è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati dell'Università del New Mexico, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università Statale dell'Oklaoma e dell'Health Sciences Center. I ricercatori, coordinati dal professor Matthew Campen, docente di Scienze farmaceutiche presso l'ateneo americano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i cervelli di un centinaio di persone decedute nel 2016 e nel 2024. Erano tutti conservati dall'Office of the Medical Investigator di Albuquerque per condurre esami autoptici, necessari per definire le esatte cause della morte.

Gli scienziati si sono concentrati sui campioni di un'area del cervello chiamata corteccia frontale, legata a ragionamento, linguaggio, emozioni, pianificazione e altri processi cognitivi. I tessuti sono stati sottoposti a uno specifico esame chiamato cromatografia gassosa a pirolisi-spettrometria di massa (Py-GC/MS), al fine di isolare e quantificare le concentrazioni di microplastiche e nanoplastiche. Sono stati esaminati con gli stessi metodi anche fegati e reni degli stessi cadaveri, appartenenti a persone decedute a un'età media compresa tra i 45 e i 50 anni.

Dalle analisi è emerso che in media nei cervelli erano presenti 4.800 microgrammi di plastica per ciascun grammo di tessuto cerebrale, “ovvero lo 0,5 percento in peso”, come sottolineato alla CNN dal professor Campen. La contaminazione da nanoplastiche nei campioni del 2024 è risultata essere del 50 percento superiore a quella riscontrata in quelli del 2016. Inoltre nel tessuto cerebrale è stata rilevata più plastica che negli altri organi (dal 7 al 30 percento in più), molto probabilmente perché la plastica si lega bene ai grassi e il cervello contiene molti lipidi. I ricercatori ritengono che le nanoplastiche riescano a raggiungere l'encefalo superando la barriera ematoencefalica, mentre le microplastiche più grandi si depositano in altri tessuti. Ricordiamo che le microplastiche sono tutte quelle di dimensioni comprese tra 0,1 micrometri e 5 millimetri, mentre le nanoplastiche sono tutte quelle inferiori a 0,1 micrometri.

Che il nostro organismo sia così contaminato da plastica non c'è da stupirsi. Secondo un recente studio dell'Università di Newcastle fatto in collaborazione col WWF è stato determinato che ogni settimana ingeriamo attraverso acqua e alimenti 5 grammi di plastica, ciò significa 250 grammi in un anno, quanto un bel piatto di pasta. Una quota significativa potrebbe arrivare bevendo; una ricerca ha rilevato che in una bottiglia di plastica da 1 litro possono essere trovate 240.000 particelle di plastica di sette tipologie di polimeri differenti. Un'altra indagine ha invece scoperto che in un anno inaliamo 250 grammi di plastica. In tutto, ogni dodici mesi, nel nostro corpo finisce mezzo chilogrammo di plastica e non tutta viene espulsa. Molta si accumula nei tessuti, esacerbando rischi per la salute dei quali non abbiamo ancora piena contezza. I dettagli della ricerca “Bioaccumulation of Microplastics in Decedent Human Brains Assessed by Pyrolysis Gas Chromatography-Mass Spectrometry” sono stati caricati sul database di Research Square, in attesa della revisione paritaria e la possibile pubblicazione su una rivista scientifica.

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