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Influenza 2024-2025

Serio sintomo di influenza australiana colpisce il cervello, primi casi in Italia

Un sintomo neurologico di influenza australiana H3N2, il sottotipo di virus dell’influenza stagionale A che circola anche in Italia, è il segnale che questo ceppo può colpire il cervello: oltre a febbre, tosse e mal di gola, le infezioni da A/H3N2 possono causare una serie di sintomi a carico del sistema nervoso centrale, come stati confusionali, squilibrio delle condizioni mentali, ma scatenare anche pericolose encefaliti. A Genova, riporta il professor Matteo Bassetti, un uomo non riusciva neanche a riconoscere la moglie.
A cura di Valeria Aiello
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Particelle di virus dell'influenza australiana (A/H3N2), il ceppo di influenza stagionale più frequentemente associato alla comparsa di sintomi neurologici, come vertigini, stati confusionali, ma anche di pericolose encefaliti / PhotoCredit CDC
Particelle di virus dell'influenza australiana (A/H3N2), il ceppo di influenza stagionale più frequentemente associato alla comparsa di sintomi neurologici, come vertigini, stati confusionali, ma anche di pericolose encefaliti / PhotoCredit CDC
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Un serio sintomo di influenza australiana H3N2, uno dei ceppi di influenza stagionale A che circola in Italia, è il segnale che il virus può colpire non solo le vie respiratorie ma anche il cervello, determinando la comparsa di sintomi neurologici: oltre a febbre, tosse e mal di gola, le infezioni da virus dell’influenza stagionale A sottotipo H3N2 (A/H3N2) possono causare una serie di sintomi a carico del sistema nervoso centrale, come stati confusionali e squilibrio delle condizioni mentali, ma anche scatenare pericolose encefaliti.

I primi casi di influenza in Italia sono stati registrati in Lombardia, Piemonte e Lazio. Ma anche a Genova e nel resto della Liguria, dove a riportare l’attenzione sul rischio di complicazioni neurologiche è stato il professor Matteo Bassetti che ha riportato il caso di un uomo di 76 anni ricoverato all’ospedale San Martino di Genova, che “non riusciva neanche a riconoscere la moglie”. Il paziente, ha spiegato Bassetti, ha riferito che tra i primi sintomi “non sentiva il sapore del cibo quando mangiava”.

Per avere un quadro più chiaro della diffusione di questo ceppo di influenza stagionale in Italia bisognerà attendere i dati della sorveglianza virologica RespiVirNet, prevista dall’11 novembre, ma questi primi riscontri suggeriscono che la stagione influenzale 2024-2025 non promette nulla di buono.

Quali sono i sintomi di influenza australiana

I sintomi di influenza, in particolare di influenza australiana, riguardano principalmente le vie respiratorie, ma possono interessare anche il sistema nervoso centrale: il virus dell’influenza stagionale A sottotipo H3N2 (A/H3N2) è infatti noto per essere il ceppo di influenza più frequentemente associato a una serie di manifestazioni neurologiche, da sintomi lievi, come mal di testa e vertigini, a condizioni gravi, come encefaliti, sindrome di Guillain-Barré (GBS) ed encefalomielite acuta disseminata (ADEM). Negli adulti, sono stati segnalati casi di influenza A/H3N2 associati a encefaliti, convulsioni e meningoencefaliti, mentre nei bambini sono state riportate convulsioni febbrili.

I sintomi più comuni di influenza stagionale includono:

  • febbre alta
  • tosse
  • dolori muscolari e articolari
  • affaticamento
  • mal di gola
  • naso che cola o naso chiuso
  • mal di testa
  • brividi
  • starnuti
  • fiato corto

Complicazioni dell’influenza A/H3N2 possono essere polmoniti, bronchiti, infezioni dei seni nasali, infezioni dell’orecchio e, come detto, problemi neurologici, che causano sintomi da lievi a gravi. Nello specifico, i segni di un interessamento neurologico da influenza australiana possono includere:

  • mal di testa
  • vertigini
  • encefalite
  • encefalopatia necrotizzante acuta (ANE)
  • encefalomielite acuta disseminata (ADEM)
  • sindrome di Guillain-Barré (GBS)
  • convulsioni febbrili
  • esacerbazioni di disturbi convulsivi sottostanti

Perché l’influenza australiana può colpire il cervello

Il meccanismo per cui l’influenza australiana può causare manifestazioni neurologiche non è del tutto compreso, ma si ritiene che implichi l’invasione diretta del virus nel sistema nervoso centrale (SNC), meccanismi immunomediati, tempesta di citochine e altri potenziali meccanismi. È stato scoperto che il virus dell’influenza può entrare nel sistema nervoso centrale attraverso i bulbi olfattivi, che sono a diretto contatto con la cavità nasale, ed è in grado di infettare neuroni e cellule gliali.

Una volta all’interno del sistema nervoso centrale, il virus può causare infiammazione e danni neuronali, determinando la comparsa dei sintomi neurologici. I meccanismi immunomediati si verificano come risposta al virus, per cui il sistema immunitario può rilasciare citochine e chemiochine, che portano a infiammazione e porta alla comparsa dei sintomi neurologici.

Come proteggersi dall’influenza australiana

Per ridurre il rischio di contrarre l’influenza, come per le altre infezioni da virus respiratori, possono essere applicate le misure di igiene che abbiamo imparato per il Covid – coprire sempre il naso e la bocca con una mascherina, lavare le mani con acqua e sapone… – che tuttavia sono spesso difficili da attuale. Per proteggersi, il vaccino anti-influenzale è l’arma migliore, che nella formulazione di quest’anno copre anche l’influenza australiana A (H3N2) e un altro sottotipo di influenza A (H1N1), ma anche i virus dell’influenza di tipo B.

In Italia, la vaccinazione è consigliata a partire dai 6 mesi di età ed è raccomandata ed offerta gratuitamente alle persone con più di 60 anni, alle donne in gravidanza e post partum, ai ricoverati in lungodegenza, alle persone con malattie croniche come diabete, malattie cardiache e respiratorie o problemi al sistema immunitario, ad alcune categorie di lavoratori a rischio. La somministrazione avviene in un’unica dose, per via intramuscolare, ad eccezione dei bambini al di sotto dei 9 anni di età e mai vaccinati in precedenza, per i quali si raccomandano due dosi da somministrare a distanza di almeno quattro settimane.

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