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Seria reazione avversa associata a farmaci per febbre e dolore con metamizolo: la nota dell’AIFA

I farmaci antidolorifici e antipiretici contenenti metamizolo possono innescare agranulocitosi, una severa reazione avversa legata al crollo dei globuli bianchi. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato una nota per sensibilizzare medici e pazienti sui sintomi di base della condizione, che possono essere confusi con quelli di un’influenza e altri malanni di stagione.
A cura di Andrea Centini
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Alcuni gruppi farmaceutici, di concerto con l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), hanno pubblicato una nota informativa rivolta ai medici destinata alla sensibilizzazione su una potenziale reazione avversa legata al principio attivo metamizolo, alla base di diversi farmaci antidolorifici, analgesici, antipiretici (contro la febbre) e spasmolitici. Nello specifico, si fa riferimento all'agranulocitosi indotta da farmaci, una condizione legata a una significativa riduzione dei neutrofili (un tipo di leucociti o globuli bianchi) che catalizza il rischio di infezioni gravi e potenzialmente fatali.

La ragione di questa nota risiede nel fatto che alcuni sintomi iniziali dell'agranulocitosi possono essere confusi con quelli dei malanni di stagione, come l'influenza e le sindromi parainfluenzali: fra essi si segnalano infatti anche febbre, brividi e mal di gola. L'obiettivo, pertanto, è quello di ridurre al minimo potenziali rischi per la salute innescati dalla Nel documento pubblicato sul portale dell'AIFA si legge quanto segue: “I pazienti trattati con medicinali contenenti metamizolo devono essere informati riguardo: ai sintomi precoci suggestivi di agranulocitosi, tra cui febbre, brividi, mal di gola e piaghe dolorose delle mucose, in particolare nella bocca, nel naso e nella gola o nelle regioni genitali o anali; alla necessità di mantenere alta l’attenzione su questi sintomi, poiché possono manifestarsi in qualsiasi momento durante il trattamento, anche poco dopo l’interruzione del trattamento; alla necessità di interrompere il trattamento e rivolgersi immediatamente al medico se sviluppano questi sintomi. Se il metamizolo viene assunto per la febbre, alcuni sintomi di una agranulocitosi emergente possono passare inosservati. Inoltre, i sintomi possono essere mascherati nei pazienti in trattamento con una terapia antibiotica”.

Anni addietro alcuni dei farmaci contenenti metamizolo erano molto comuni in Italia e si potevano acquistare senza prescrizione; oggi tutti quelli che contengono il principio attivo, conosciuto anche come dipirone monoidrato e metamizolo sodico, possono essere ottenuti solo tramite ricetta medica. Si tratta di farmaci non steroidei, in genere utilizzati contro il dolore acuto – come quello legato a mal di denti, coliche e mestruazioni – e a seguito di lesioni, interventi chirurgici e terapie contro il cancro. In altri Paesi come Portogallo e Spagna, tuttavia, questi farmaci sono molto diffusi; recentemente l'Associazione per le persone affette da farmaci (ADAF) ha lanciato un allarme proprio sui rischi dell'agranulocitosi per chi vi si reca e viene curato. Secondo quanto affermato al DailyMail dalla presidente dell'associazione Cristina Garcia del Campo, dal 2016 questi farmaci avrebbero provocato la morte di 40 turisti britannici in Spagna. Nel Regno Unito, così come negli Stati Uniti, in Svezia, Francia e molti altri Paesi, il metamizolo è vietato. È invece disponibile altrove, liberamente o sotto prescrizione medica come in Italia.

A luglio del 2024 l'EMA ha avviato una revisione sui dati del metamizolo alla luce dei potenziali rischi, fra i quali figurano anche possibili danni epatici – già evidenziati dall'AIFA – e disturbi all'apparato digerente. La reazione avversa più significativa associata al principio attivo è la mielotossicità, che induce una compromissione della produttività delle cellule del sangue da parte del midollo osseo. Da qui l'induzione della leucopenia (carenza di globuli bianchi) fino all'agranulocitosi. Nella nota pubblicata dall'AIFA si sottolinea che, nel caso in cui si sospettasse la condizione “deve essere eseguito immediatamente un emocromo completo (inclusa la formula leucocitaria) e il trattamento deve essere interrotto in attesa dei risultati”. Non resta che attendere la completa revisione dei dati sul principio attivo per sapere se e quando verranno prese ulteriori misure a livello comunitario.

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