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Covid 19

Senza quarantena i vaccinati possono contagiare anche da asintomatici? Cosa sappiamo

Le norme in caso di contatto stretto con un positivo cambiano per i vaccinati che non dovranno più fare la quarantena se hanno la terza dose o due da non più di quattro mesi. Ma qual è il rischio che un vaccinato venga contagiato e trasmetta il virus?
A cura di Valeria Aiello
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Da un lato l’aumento esponenziale dei contagi, dall’altro il cambiamento delle regole per chi ha avuto un contatto stretto con un positivo. Come altri Paesi, anche l’Italia ha rivisto il sistema delle quarantene per evitare che milioni di vaccinati restino bloccati in casa. La scelta è stata fatta su pressione delle Regioni, che avevano paventato il rischio di paralisi per i servizi essenziali, alla luce dell’impennata di casi di Covid che però non corrisponde più all’aumento esponenziale dei ricoveri che si osservava prima dell’arrivo dei vaccini. Ma qual è il rischio che i vaccinati non più obbligati alla quarantena possano contagiare anche da asintomatici?

Anche se l’idea, diventata comune in alcuni ambienti, è quella secondo cui i vaccini non siano capaci di prevenire la diffusione del virus, diversi studi hanno chiaramente dimostrano che i vaccinati hanno molte meno probabilità di infettare gli altri. E che la vaccinazione ha innanzitutto un effetto sulla probabilità di contrarre l’infezione, che si riduce in maniera drastica nei vaccinati con tre dosi o con due da non più di quattro mesi, anche davanti alla minaccia rappresentata da Omicron.

L'infezione da Omicron nei vaccinati

I dati dei test di laboratorio realizzati in Sudafrica, Svezia e Germania, sia con virus vivo sia con pseudovirus che esprimono la proteina Spike di Omicron, concordano sul fatto che l’efficacia nei confronti dell’infezione, della trasmissione virale e della malattia sintomatica torna a livelli comparabili a quelli osservati con la variante Delta in seguito alla terza dose e tra le persone che oltre alla vaccinazione hanno avuto una precedente infezione, mentre la protezione dalla malattia grave sembra rimanere a livelli elevanti anche in chi ha completato due dosi anche a distanza di mesi.

In un rapporto tecnico, l’Agenzia di sicurezza sanitaria del Regno Unito stima due settimane dopo la terza dose, l’efficacia della vaccinazione risalirebbe al 70-75% contro l’infezione sintomatica. Anche Pfizer e BioNTech, in un comunicato congiunto, hanno evidenziato che la terza dose aumenta di 25 volte la quantità di anticorpi neutralizzanti rispetto a due dosi, ad un livello paragonabile a quello osservato dopo due dosi contro il ceppo originario, che era associato a un elevato livello di protezione.

Il rischio di contagio "vicino allo zero"

Tornando al cambiamento del sistema della quarantena per i contatti stretti dei positivi che hanno tre dosi di vaccino o due da non più di quattro mesi, qual è il rischio che un vaccinato venga contagiato e possa portatore del virus?

Secondo l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, per chi ha tre dosi il rischio di contagio è “molto vicino allo zero”. Per cui “chi ha avuto contatti stretti con un positivo (che significa essergli stato vicino per un periodo prolungato, una cena o un colloquio di lavoro al chiuso), se è immunizzato e non ha sintomi, venga avvertito della circostanza ma sia libero di uscire di casa. Seguendo ovviamente le prescrizioni: uso della mascherina FFP2, limitare al massimo gli incontri, tenersi lontano da anziani e fragili, niente feste” ha affermato in un’intervista al Corriere.

A queste considerazioni si sommano anche i risultati di uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Harvard TH Chan School of Public Health che ha dimostrato come, anche nel caso i vaccinati con due dosi che contraggano l’infezione da coronavirus, la probabilità che trasmettano il virus agli altri è inferiore a quella dei non vaccinati, in quanto lo diffondono per un periodo più breve.

Questo perché l’infezione nei vaccinati si risolve molto più velocemente (in media 5,5 giorni) rispetto alle infezioni nei non vaccinati (7,5 giorni). Ciò significa che se i vaccinati contraggono il virus, queste persone possono essere contagiose quanto le non vaccinate solo nella fase iniziale dell’infezione e che le stesse restano infette per un periodo più breve, per cui hanno meno probabilità di trasmettere il virus agli altri.

Ancora milioni i non vaccinati

Se tutti fossimo vaccinati, la circolazione virale sarebbe significativamente ridotta e il virus potrebbe continuare a circolare in maniera endemica senza creare particolari danni, dal momento che anche la vaccinazione con due dosi è sufficientemente protettiva contro la malattia grave. Purtroppo, con l’80% degli italiani vaccinati con due o tre dosi, sono ancora milioni i cittadini che hanno rifiutato la vaccinazione e che rischiano di finire in terapia intensiva e di intasare gli ospedali, sottraendo posti letto ai più fragili e a chi non può essere vaccinato.

Da questo derivano le nuove norme per i non vaccinati, un vero e proprio lockdown per coloro che non hanno il green pass rafforzato, che non potranno svolgere le attività ricreative o sociali per le quali è richiesta la certificazione. L’elenco comprende salire su treni regionali o a lunga percorrenza, aerei, navi, autobus, tram e mezzi pubblici, entrare in alberghi e in tutte le strutture recettive, andare al ristorante, frequentare palestre, piscine e centri benessere, anche se all’aperto. Anche per andare a sciare, dal 10 gennaio servirà il super green pass.

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