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Semaglutide, perché fa dimagrire e quali sono gli effetti collaterali: “Attenzione alle indicazioni”

Il farmaco semaglutide, nato come anti-diabete e diventato popolarissimo per la perdita di peso, fa dimagrire perché “riduce attivamente la fame e l’appetito”: l’esperta Annalisa Capuano (SIF) a Fanpage.it spiega benefici e rischi del medicinale. “Sicuramente di grande efficacia, ma serve a curare obesità e sovrappeso e non ad assecondare il desiderio di magrezza delle persone”.
Intervista alla Prof.ssa Annalisa Capuano
Farmacologo clinico, Direttore del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” ed esponente della Società Italiana di Farmacologia (SIF)
A cura di Valeria Aiello
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La professoressa Annalisa Capuano (SIF) mette in guarda dal cattivo uso della semaglutide nella perdita di peso
La professoressa Annalisa Capuano (SIF) mette in guarda dal cattivo uso della semaglutide nella perdita di peso

Come tutti i farmaci, anche la semaglutide va presa sotto stretto controllo medico, ma la grande popolarità conquistata da questo medicinale, nato come anti-diabete e sempre più utilizzato per dimagrire, sta portando a “un cattivo utilizzo da parte di molte persone, che pensano di perdere peso rapidamente, senza pensare al rovescio della medaglia”: va subito al nòcciolo del problema la professoressa Annalisa Capuano, farmacologo clinico ed esponente della Società italiana di Farmacologia (SIF) che a Fanpage.it ha fatto il punto sui benefici e sui rischi dei medicinali a base di semaglutide, Ozempic e Wegovy. “Sono sicuramente di grande aiuto nel trattamento dell’obesità e del sovrappeso in presenza di condizioni di rischio, ma non servono ad assecondare il desiderio di magrezza delle persone – evidenzia l’esperta –. Sono farmaci con indicazioni molto precise e di grande efficacia, ma comunque non privi di effetti collaterali”.

Perché? Cos’è la semaglutide?
La semaglutide è una molecola nata come farmaco anti-diabete che nell’uso clinico ha poi dimostrato di indurre la riduzione del peso corporeo. Come categoria farmacologica è un analogo del GLP-1, cioè una molecola che imita l’azione del peptide-1 simile al glucagone o GLP-1, un ormone normalmente prodotto dall’intestino in seguito all’assunzione di cibo. Questo ormone stimola la secrezione di insulina e inibisce quella di glucagone; pertanto, contrasta l’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue che si osserva dopo l’assunzione di cibo. Il GLP-1, inoltre, rallenta lo svuotamento gastrico, aumentando il senso di sazietà in risposta all’assunzione di cibo, e riduce l’appetito, agendo direttamente sui centri di regolazione della fame del sistema nervoso centrale.

Perché la semaglutide fa dimagrire?
Rispetto al GLP-1 umano, che viene rapidamente degradato da uno specifico enzima e ha quindi una durata d’effetto breve, l’analogo semaglutide resiste all’azione esercitata dall’enzima, agendo da agonista del recettore del GLP-1. Questo significa che la semaglutide è in grado di legare il recettore del GLP-1 e di attivarlo in maniera più intensa e duratura, producendo diversi effetti, tra cui appunto il rallentamento dello svuotamento gastrico.

In altre parole, la semaglutide ritarda il passaggio del cibo dallo stomaco all’intestino, determinando un senso di sazietà, oltre ad agire anche a livello del sistema nervoso centrale, riducendo l’appetito e l’assunzione di calorie, e producendo, conseguentemente, una riduzione del peso corporeo.

Quanti chili si perdono in un mese con la semaglutide?
In generale, i dati degli studi clinici nei pazienti obesi e in sovrappeso con fattori di rischio mostrano che, in media, in 68 settimane, la semaglutide fa perdere circa il 15% del peso corporeo iniziale.

Questo significa che si perdono circa 1,5-2 kg al mese, ma è importante evidenziare che la somministrazione della semaglutide per la gestione del peso è indicata sempre in aggiunta a una dieta ipocalorica e a un aumento dell’attività fisica e, soprattutto, soltanto per il trattamento dell’obesità patologica e del sovrappeso (BMI da 27 a 30 kg/m2) quando la condizione è accompagnata da almeno un fattore di rischio correlato al peso, come pre-diabete o diabete mellito di tipo 2, ipertensione, dislipidemia, apnea ostruttiva del sonno o malattia cardiovascolare.

La semaglutide va quindi utilizzata nei pazienti che rispondono a questi criteri e non in persone che hanno un leggero sovrappeso o che pensano di ridurre il proprio peso corporeo in breve tempo, non mettendo in conto che l’assunzione inappropriata può esporre a grossi rischi, visto che il farmaco è stato studiato in altre popolazioni.

Quali rischi?
L’uso della semaglutide è frequentemente associato a gravi reazioni avverse gastrointestinali, che possono causare, ad esempio, vomito, nausea e, a volte anche una diarrea profusa, che può portare a grave disidratazione.

Sottolineare questo aspetto è importante, perché la semaglutide può avere molti effetti collaterali, come appunto i disturbi gastrointestinali e, in alcuni casi, problemi di calcolosi della colecisti, quindi calcoli nella colecisti, ma può indurre anche pancreatite acuta, che è un evento che se non gestito nei tempi dovuti può portare a morte. Altri effetti collaterali della semaglutide sono anche la potenziale insorgenza di alopecia e aumento della frequenza cardiaca, così come non va sottovalutata la possibilità che possa, seppur raramente, determinare l’insorgenza di ipoglicemia.

Quali sono i farmaci a base di semaglutide disponibili in Italia?
In Italia, la semaglutide è disponibile in formulazioni per la somministrazione sottocutanea, venduta con il nome commerciale di Ozempic, come farmaco per il trattamento del diabete di tipo 2, e con il nome di Wegovy per la gestione del peso. È inoltre disponibile una formulazione orale, in compresse, chiamata Rybelsus e indicata solamente per il trattamento del diabete di tipo 2.

Come si assume la semaglutide?
Nella formulazione approvata per il controllo del peso corporeo, la semaglutide si assume mediante iniezioni sottocutanee, che si fanno attraverso penne pre-riempite, simili a quelle dell’insulina, per cui è lo stesso paziente che se le somministra, una volta alla settimana, in aggiunta a una dieta ipocalorica e un aumento dell’attività fisica.

Come detto, la somministrazione è indicata in adulti con obesità (un indice di massa corporea iniziale pari o superiore a 30 kg/m2) o in sovrappeso (BMI pari o superiore a 27 e inferiore a 30 kg/m2) in presenza di almeno una comorbilità correlata al peso. Per ridurre la probabilità di insorgenza di sintomi gastrointestinali, lo schema posologico prevede la somministrazione settimanale di una dose iniziale di 0,25 mg con incrementi costanti nell’arco di un periodo di 16 settimane fino a una dose di mantenimento di 2,4 mg. Non sono raccomandate dosi settimanali superiori a 2,4 mg.

Chi deve prescrivere la semaglutide?
Per la riduzione del peso corporeo, questo farmaco può essere prescritto da tutti i medici, non essendo un medicinale rimborsato dal SSN (fascia C). Per quanto riguarda invece l’utilizzo nel trattamento del diabete di tipo 2, la prescrizione viene invece fatta da specialisti, come il diabetologo, l’internista o l’endocrinologo, e il farmaco viene rimborsato dal SSN.

Ci sono altri farmaci per la perdita di peso già approvati o in fase di approvazione?
Assolutamente sì. Tra quelli già approvati per il controllo del peso, sempre appartenenti alla classe degli agonisti del recettore GLP-1, abbiamo la liraglutide, che ha lo stesso meccanismo d’azione della semaglutide. C’è poi un nuovo farmaco, la tirzepatide, che ha invece un meccanismo combinato, perché è un analogo sia del GLP-1 sia dell’ormone GIP (il polipeptide insulinotropico glucosio-dipendente, ndr), quindi è un “doppio agonista ormonale” e attiva sia i recettori per il GLP-1 sia quelli per il GIP.

Altri farmaci approvati, che però escono fuori da questa classe, sono ad esempio il naltrexone e il bupropione, o ancora l’orlistat, che riduce assorbimento dei grassi assunti con la dieta, perché blocca un particolare enzima che scinde i trigliceridi che introduciamo con il cibo, determinando un mancato assorbimento e quindi una riduzione del peso. Tra le molecole in fase di studio abbiamo invece la retatrutide, che un farmaco definito come un “triplice agonista” in quanto agisce contemporaneamente sia sui recettori del GLP-1 e del GIP, sia sui recettori che rispondono all’azione del glucagone.

In che modo questi medicinali stanno rivoluzionando il trattamento dell’obesità?
Si tratta di farmaci che, senza dubbio, sono di grande efficacia e che ci consentono di disporre di maggiori opzioni terapeutiche per la cura dell’obesità, riducendo il gap attualmente esistente tra gli interventi farmacologici, lo stile di vita e gli interventi di chirurgia bariatrica.

Il problema risiede nel cattivo uso che, in questo momento storico, si sta facendo di questi medicinali e che, oltre a creare una carenza per i pazienti che ne hanno realmente bisogno, può esporre le persone che li assumono in maniera inappropriata a molti problemi. Vanno utilizzati in accordo con quelle che sono le indicazioni ed, è importante sottolinearlo, solo sotto stretto controllo medico.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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