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Semaglutide, i farmaci che fanno perdere tanto peso associati anche alla protezione dall’Alzheimer

I ricercatori dell’Università della Florida hanno determinato che i farmaci agonisti del peptide 1 simile al glucagone (GLP-1) come la Semaglutide e la Tirzepatide sono associati a un rischio ridotto di Alzheimer e altre forme di demenza. I risultati dello studio.
A cura di Andrea Centini
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I nuovi farmaci “miracolosi” per perdere peso come la Semaglutide e la Tirzepatide sono associati a una riduzione statisticamente significativa del rischio di Alzheimer e altre forme di demenza correlate rispetto ad altri medicinali affini. Anche gli inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2i) sono risultati neuroprotettivi. È quanto emerso da un nuovo studio che ha analizzato il tasso di insorgenza delle condizioni neurodegenerative in pazienti affetti da diabete di tipo 2. Siamo dunque innanzi all'ennesimo beneficio che medici e scienziati hanno osservato nelle persone trattate con i farmaci agonisti del peptide 1 simile al glucagone (GLP-1), in origine sviluppati proprio per combattere il diabete 2 – grazie al potere ipoglicemizzante – e successivamente divenuti armi preziosissime per contrastare l'obesità, sotto stretto controllo medico. Precedenti studi avevano trovato effetti positivi anche contro cancro e patologie ai reni, oltre che una riduzione del rischio di morte per tutte le causevizio del fumo e addirittura il dolore al ginocchio.

Non è la prima volta che i farmaci agonisti del peptide 1 simile al glucagone (GLP-1) vengono associati a una protezione contro l'Alzheimer; in test su modelli murini (topi), ad esempio, un team di ricerca cinese guidato da scienziati del Laboratorio chiave di Fisiologia cellulare dell'Università Medica dello Shanxi ha determinato che la Semaglutide è in grado di ridurre le placche di beta-amiloide nel cervello; ridurre l'infiammazione del tessuto cerebrale; e migliorare memoria e altre funzioni cognitive, che sono state addirittura ripristinate ai livelli dei topi sani.

Nel nuovo studio l'associazione positiva contro varie forme di demenza è stata osservata in pazienti umani, evidenziando potenziali benefici molto rilevanti. La demenza, di cui l'Alzheimer è la forma più diffusa nel mondo, è considerata infatti un'emergenza globale dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), non solo per l'impatto sulla salute ma anche per le conseguenze sociali ed economiche, che coinvolgono direttamente pazienti e famigliari che se ne prendono cura. È doveroso sottolineare che si tratta di studi di associazione, dunque che non fanno emergere rapporti di causa-effetto. I risultati sono comunque statisticamente significativi e molto promettenti.

A determinare che la Semaglutide e altri farmaci della classe GLP-1 sono associati a una protezione dall'Alzheimer e altre forme di demenza è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati della Facoltà di Farmacia dell'Università della Florida, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Neurologia e McKnight Brain Institute, del Centro di ricerca sulla malattia di Alzheimer della Florida e del Dipartimento di Risultati Sanitari e Informatica Biomedica. I ricercatori, coordinati dal professor Jingchuan Guo, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati clinici di circa 400.000 pazienti, con più di 50 anni e affetti da diabete di tipo 2, le cui cartelle cliniche erano caricate nel database OneFlorida+ Clinical Research Consortium. Nessuno dei pazienti al basale aveva ricevuto una diagnosi di demenza, dunque non era sottoposto a trattamenti ad hoc.

I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi, nei quali gli scienziati hanno osservato gli effetti protettivi contro l'Alzheimer in base ai farmaci ipoglicemizzanti assunti. Incrociando tutti i dati è emerso che, in chi era trattato con GLP-1 e SGLT2i, i tassi di incidenza delle demenze (ADRD) rilevate in seguito erano inferiori rispetto a coloro che erano stati curati con altri farmaci. “Il tasso di incidenza di ADRD era inferiore negli utilizzatori di GLP-1RA rispetto ad altri utilizzatori di GLD, con un HR di 0,67. Gli utilizzatori di SGLT2i avevano un'incidenza inferiore rispetto ad altri utilizzatori di GLD, determinando un HR di 0,57”, hanno scritto gli scienziati nell'abstract dello studio.

“È entusiasmante che questi farmaci per il diabete possano offrire ulteriori benefici, come la protezione della salute cerebrale. Sulla base della nostra ricerca, vi è un promettente potenziale per i recettori GLP-1 e SGLT2i da considerare per la prevenzione della malattia di Alzheimer in futuro. Con la continua espansione dell'uso di questi farmaci, diventa sempre più importante comprenderne i benefici e i rischi reali in tutte le popolazioni”, ha affermato il professor Guo in un comunicato stampa. Poiché lo studio è stato condotto solo su pazienti con diabete di tipo 2, nelle prossime indagini si proverà a capire se questa neuroprotezione possa emergere anche nella popolazione generale non affetta dalla malattia del “sangue dolce”. I risultati suggeriscono che questa preziosa classe di farmaci possa essere utile anche nella conservazione delle funzioni cognitive. I dettagli della ricerca “GLP-1RA and SGLT2i Medications for Type 2 Diabetes and Alzheimer Disease and Related Dementias” sono stati pubblicati su JAMA Neurology.

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