Se spegni il condizionatore quando non sei a casa risparmi davvero? Cosa dicono gli scienziati
L'aria condizionata in periodi di caldo “iperestremo” come quello vissuto nelle scorse settimane – a causa dell'anticiclone africano – per molti è imprescindibile. Del resto, oltre a rendere il lavoro, lo studio e in generale la vita più confortevoli, può rappresentare anche uno scudo contro potenziali problemi di salute. Ma la bolletta dell'energia elettrica ha un costo non indifferente, soprattutto in questo periodo di rialzi alle stelle, pertanto usare il condizionatore nel modo più efficiente e corretto possibile può aiutarci non solo col benessere, ma anche con le tasche. Ad esempio, potrebbe sembrare intuitivo che spegnere il climatizzatore quando siamo fuori casa e riaccenderlo al rientro dopo una giornata di lavoro possa offrire un maggior risparmio che tenerlo accesso tutto il giorno (mantenendo la temperatura gradita). Ma è davvero così? Un gruppo di tre scienziate ha voluto indagare sulla questione: ecco cosa ha scoperto.
Le scienziate Aisling Pigott, Jennifer Scheib e Kyrie Baker, specialiste di Ingegneria dell'Architettura e Ingegneria dei Sistemi Edilizi presso l'Università del Colorado di Boulder, per determinare se conviene tenere l'aria condizionata sempre accesa durante l'estate o spegnerla quando non si è a casa hanno utilizzato specifici modelli matematici ed energetici, in grado di simulare il trasferimento di calore in una casa. Il nodo fondamentale della questione è infatti questo: conviene rimuovere continuamente il calore dalla casa durante tutto il giorno, o è meglio buttar fuori tutto assieme quello accumulato nell'arco della giornata quando si rientra? Dai calcoli è emerso che, in linea generale, è meglio rimuovere il calore a fine giornata (dunque spegnere il climatizzatore quando si esce e riaccenderlo quando si rientra a casa), tuttavia non è sempre così. Ci sono infatti diversi fattori di cui tener conto, come l'isolamento della casa, le dimensioni, il tipo di condizionatore utilizzato, la temperatura e l'umidità esterne, come affermato dalle ricercatrici in un articolo pubblicato su The Conversation.
Per spiegare il loro ragionamento le ricercatrici hanno fatto un esempio pratico, legato alla quantità di calore che si accumula in una casa. Immaginando che nella propria ci sia un accumulo di “1 unità di calore” per ogni ora e il condizionatore deve dunque rimuovere questa unità di calore all'ora per mantenere la temperatura desiderata, è intuitivo pensare che lasciando il climatizzatore spento per 8 ore, quando lo si riaccende ci saranno 8 unità di calore da rimuovere. Ma non è sempre così. Le case, infatti, hanno “un limite alla quantità di calore che possono accumulare”. Ad esempio, la casa può entrare in equilibrio con la temperatura esterna dopo aver accumulato 5 unità di calore, non per forza deve arrivare a 8 dopo 8 ore. Inoltre, spiegano le scienziate, il trasferimento di calore rallenta man mano che la temperatura interna ed esterna si avvicinano all'equilibrio, mentre l'aria condizionata si raffredda meno efficacemente quando le temperature sono molto alte, pertanto “tenerla spenta durante le ore più calde della giornata può aumentare l'efficienza complessiva del sistema”. Per tutte queste ragioni non è facile capire se conviene tenere sempre acceso il dispositivo o riaccenderlo quando si è a casa.
Le ricercatrici, utilizzando il software di modellazione energetica del National Renewable Energy Laboratory per determinare il consumo energetico degli edifici residenziali negli USA, hanno fatto varie "simulazioni di convenienza" con una casa tipo di 110 metri quadrati ubicata in un clima secco (Arizona) e in un clima umido (Georgia). Hanno valutato tre scenari di temperature condizionate: il primo con 24,4° C costanti all'interno; il secondo con fluttuazione fino a 31,6° C con uno spegnimento del climatizzatore per 8 ore; e il terzo con la medesima fluttuazione di 31,6° C ma con uno spegnimento di 4 ore. Le scienziate hanno inoltre considerato tre diverse tecnologie di climatizzazione, ovvero un comune climatizzatore centralizzato, una pompa di calore centrale ad aria (ASHP) e una unità a pompa di calore minisplit.
Incrociando tutti i dati le ricercatrici hanno determinato che in genere spegnere e riaccendere il climatizzatore consuma meno che tenerlo sempre acceso per mantenere una temperatura costante per tutto il giorno. In un anno si può arrivare a un risparmio dell'11 percento con un sistema di climatizzazione centralizzata. Tuttavia questo risparmio può diminuire “se la casa è meglio isolata, l'aria condizionata è più efficiente o il clima ha sbalzi di temperatura meno significativi”. “La pompa di calore ad aria centralizzata e la pompa di calore minisplit sono nel complesso più efficienti, ma consentono di risparmiare meno in caso di abbassamenti di temperatura. Uno spegnimento di otto ore nei giorni feriali offre un risparmio indipendentemente dal tipo di sistema, mentre i vantaggi ottenuti da uno spegnimento di quattro ore sono meno significativi”, hanno concluso le esperte.