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Se gli uccelli ti sembrano irrequieti in questo periodo non stupirti: è la Zugunruhe

Gli uccelli migratori durante i cambiamenti di stagione cruciali vanno incontro a uno stato di agitazione, ansia e irrequietezza che gli ornitologi hanno definito “Zugunruhe”. Ecco di cosa si tratta e come è stato scoperto.
A cura di Andrea Centini
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Un gruccione in volo. Credit: Andrea Centini
Un gruccione in volo. Credit: Andrea Centini

Tra i mesi di settembre e ottobre gli uccelli migratori che hanno trascorso le belle stagioni in Italia – principalmente per riprodursi – iniziano il lungo e faticoso viaggio di ritorno. Per moltissime specie, dalla rondine comune (Hirundo rustica) al coloratissimo gruccione (Merops apiaster), la meta è l'Africa subsahariana, dove potranno evitare i rigori dell'inverno boreale e rifocillarsi in attesa dell'inizio di un nuovo ciclo. Le dinamiche migratorie degli uccelli – e di altri animali – sono estremamente affascinanti e ricche di mistero, per questo appassionano da secoli gli studiosi. Un tempo, quando non erano ancora accessibili tecnologie adeguate per condurre gli studi e conoscere meglio il mondo che ci circonda, i ricercatori non sapevano dove andassero a finire gli uccelli che con canti e voli arricchivano i cieli primaverili ed stivi. Uno studioso del 1.600 suggerì addirittura che questi animali potessero andare sulla Luna. Oggi non solo sappiamo dove sono diretti, ma abbiamo dati preziosi – sebbene non sempre completi – su soste, abitudini di volo (ad esempio la quota) e il comportamento migratorio, legato a grandi eventi naturali del passato come la deriva dei continenti e le glaciazioni.

Upupa. Credit: Andrea Centini
Upupa. Credit: Andrea Centini

Ma come fanno a capire gli uccelli qual è il momento esatto per iniziare questi lunghissimi viaggi, irti di ostacoli e spesso mortali (basta “chiedere” ai passeriformi che incrociano i falchi della regina mentre si dirigono verso l'Africa)? Studiando il loro comportamento in esemplari trattenuti in cattività, i ricercatori hanno scoperto che gli uccelli migratori vanno incontro a una vera e propria “ansia da migrazione”, una fase della vita in cui risultano estremamente irrequieti e desiderosi di spiccare il volo. Gli ornitologi hanno dato a questo comportamento il curioso nome di Zugunruhe, un termine tedesco che deriva dalla fusione di altre due parole: zug, che sta per movimento e migrazione; e unruhe, ovvero ansia e irrequietezza. Come spiegato dall'High Park Nature Centre, questo istinto biologico li porta ad agitarsi e modificare comportamenti di sonno e attività con l'arrivo del cambiamento stagionale. In alcuni casi, prima di partire, ingrassano molto per affrontare il viaggio di migliaia di chilometri, durante il quale perderanno buona parte del loro peso corporeo; in altre specie come il piovanello gli organi interni tendono a una condizione simile all'atrofia, che permette loro di risparmiare preziosissime energie durante le lunghe traversate.

Rondine. Credit: Andrea Centini
Rondine. Credit: Andrea Centini

La Zugunruhe, oramai un termine ufficiale in zoologia, è stata studiata con un curioso esperimento chiamato “imbuto di Emlen” ideato da due scienziati nel 1966. In parole semplici, si tratta di un grosso imbuto chiuso da una rete superiore, con pareti coperte di carta e un fondo pieno di inchiostro. I ricercatori hanno osservato che durante il periodo migratorio gli uccelli lasciano molte più “zampate” sulla carta rispetto ad altri periodi dell'anno, proprio perché sono spinti a volare, sbattere le ali e muoversi di più, soprattutto in una direzione specifica. Quando possono osservare il cielo notturno con le costellazioni, inoltre, gli uccelli si dirigono nella direzione che avrebbero preso se avessero potuto effettivamente migrare. Senza stelle tendono invece a seguire il nord magnetico, come spiegato dagli esperti dei giardini Phipps Conservatory. È stato determinato da tempo che molti animali migratori sfruttano la magnetoricezione, un vero e proprio sesto senso.

Da questi è altri esperimenti è stato determinato che tra le molle principali che spingono gli uccelli a migrare vi è il fotoperiodo, ovvero la variazione nella durata del dì, le ore di luce durante il giorno. Ma sono coinvolti molteplici fattori. Fra essi figurano genetica, temperature, cambiamenti ormonali, disponibilità delle risorse e altro ancora. Se in queste settimane è dunque capitato di vedere gli uccelli comportarsi in modo diverso dal solito – alcuni si radunano e compiono la migrazione assieme – non c'è niente da stupirsi, è solo la Zugunruhe, la frenesia da migrazione.

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