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Se ami vino e panettone devi ringraziare l’asteroide che ha ucciso i dinosauri

Se l’asteroide Chicxulub non avesse sterminato i dinosauri non aviani 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, probabilmente oggi non avremo a disposizione uva per il vino e dolci come il panettone. Ecco per quale motivo.
A cura di Andrea Centini
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Potrebbe sembrare assurdo, ma se adori sorseggiare del buon vino e non vedi l'ora che arrivi il Natale per mangiare il panettone con l'uvetta, molto probabilmente devi ringraziare l'asteroide Chicxulub che fece estinguere i dinosauri non aviani 66 milioni di anni fa. Alla fine del Cretaceo, infatti, un colossale sasso spaziale – con un diametro stimato di almeno 10 chilometri – cadde su quella che è l'attuale Penisola dello Yucatan, in Messico, sterminando circa il 76 percento delle specie viventi all'epoca, tra animali e piante. Le principali vittime furono proprio i dinosauri non aviani, giganti erbivori e carnivori che furono spazzati via dagli eventi legati all'impatto, come onde di tsunami catastrofiche (alte chilometri e in grado di viaggiare a centinaia di chilometri orari), incendi in tutto il pianeta e un prolungato inverno apocalittico causato dai detriti sollevati dall'asteroide, che hanno oscurato il Sole talmente a lungo da uccidere un numero enorme di esseri viventi. Ma cosa c'entra tutto questo col vino e il panettone con l'uvetta? Ecco il motivo.

Grazie alla scomparsa dei grandi dinosauri, le foreste hanno potuto svilupparsi in un modo che in precedenza era precluso, proprio per la presenza dei "lucertoloni" che abbattevano gli alberi e ne divoravano frutti e foglie avidamente. Le foreste tropicali hanno potuto stratificarsi e sono con emerse le prime uve coi viticci, che hanno cominciato ad arrampicarsi dal neonato sottobosco alle piante più alte. L'assenza dei grandi dinosauri non aviani, inoltre, ha portato alla proliferazione degli uccelli e dei mammiferi, che attraverso gli escrementi hanno permesso la diffusione dei semi delle piante preistoriche in aree sempre più vaste, sino a permettere la colonizzazione del pianeta. L'uva che abbiamo ai giorni nostri è solo un lontanissimo parente di queste piante, ma solo grazie alle condizioni determinate dalla scomparsa dei dinosauri è potuto emergere il gruppo tassonomico forte e vincente delle viti, giunto fino ai giorni nostri.

A determinarlo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del Negaunee Integrative Research Center – Field Museum of Natural History di Chicago e dell'Università della Florida, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Museo di Paleontologia e Dipartimento di Scienze della Terra e dell'Ambiente dell'Università del Michigan, del Dipartimento di Botanica della Smithsonian Institution e dello Smithsonian Tropical Research Institute (Repubblica di Panama). I ricercatori, coordinati dai dottori Fabiany Herrera e Mónica Carvalho, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver trovato i fossili più antichi di semi d'uva nell'emisfero occidentale.

I fossili di semi d'uva e le ricostruzioni in 3D. Credit: Fabiany Herrera / Pollyanna von Knorring
I fossili di semi d'uva e le ricostruzioni in 3D. Credit: Fabiany Herrera / Pollyanna von Knorring

Li hanno recuperati durante una serie di spedizioni condotte tra Colombia, Panama e Perù e hanno un'età stimata tra i 60 e i 19 milioni di anni. L'età non è sorprendente; dimostra che hanno cominciato a comparire e diversificarsi proprio dopo la caduta dell'asteroide Chicxulub (dal nome della città messicana prossima al cratere). Emblematico il fatto che i semi d'uva più antichi mai trovati risalgono esattamente a 66 milioni di anni fa, parallelamente all'estinzione di massa dei dinosauri non aviani. Furono trovati in India dalla parte opposta del mondo. I ricercatori hanno classificato la specie di uva preistorica trovata in Colombia col nome di Lithouva susmanii, ovvero “uva di pietra di Susman”, un omaggio al paleobotanico Arthur T. Susman.

“Queste sono le uve più antiche mai trovate in questa parte del mondo, e sono di qualche milione di anni più giovani di quelle più antiche mai trovate dall'altra parte del pianeta. Questa scoperta è importante perché dimostra che dopo l'estinzione dei dinosauri, le uve hanno davvero iniziato a diffondersi in tutto il mondo”, ha dichiarato il dottor Herrera in un comunicato stampa. “Nella documentazione fossile, iniziamo a vedere più piante che usano viticci per arrampicarsi sugli alberi, come l'uva, in questo periodo”, ha aggiunto lo scienziato, riferendosi al periodo successivo alla scomparsa dei grandi rettili. “È noto che grandi animali, come i dinosauri, alterano gli ecosistemi circostanti. Pensiamo che se ci fossero stati grandi dinosauri che vagavano per la foresta, probabilmente avrebbero abbattuto alberi, mantenendo di fatto le foreste più aperte di quanto non siano oggi”, gli ha fatto eco la dottoressa Carvalho.

In conclusione, è probabile che se oggi abbiamo a disposizione vino e dolci a base di uvetta dobbiamo “ringraziare” un sasso spaziale che ha sterminato le specie che un tempo dominavano la Terra. In realtà, è verosimile che anche l'essere umano e molti altri mammiferi oggi non ci sarebbero, se i dinosauri non aviani avessero continuato a sopravvivere sul pianeta. I dettagli della ricerca “Cenozoic seeds of Vitaceae reveal a deep history of extinction and dispersal in the Neotropics” sono stati pubblicati su Nature Plants.

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