Scopolamina (burudanga), cos’è e quali effetti provoca la sostanza usata per drogare i turisti in Sud America

La scopolamina, nota anche come burundanga, è un alcaloide che si ottiene da piante come lo stramonio e il giusquiamo, appartenenti alla famiglia delle Solanacee: in basse dosi, questa sostanza viene impiegata come medicinale con diverse indicazioni, come il trattamento di nausea, spasmi e cinetosi, ma in alte dosi provoca alterazioni della coscienza e amnesie, fino a causare delirio, allucinazione, paralisi e morte in caso di overdose.
Gli effetti legati in particolare alla perdita di coscienza rendono la scopolamina uno strumento che viene spesso utilizzato anche con scopi criminali, in particolare in Colombia e altri Paesi del Sud America, dove le cosiddette “bande della scopamina” la usano per indurre disorientamento e limitare la capacità decisionale nei turisti, che diventano incapaci di resistere rapine o aggressioni. Della scopamina si è parlato anche nel caso del giovane ricercatore italiano, Alessandro Coatti, morto a Santa Maria, in Colombia, anche se – da quanto si apprende – non sarebbero state ancora eseguite le analisi per rilevare la presenza della sostanza.
Cos’è la scopolamina (burundanga) e come viene usata per drogare i turisti
La scopolamina è un alcaloide con forti proprietà anticolinergiche, antiemetiche e allucinogene: questa sostanza è conosciuta anche come burundanga, soprattutto in Sud America, dove il suo uso a scopo criminale è noto almeno dagli Anni 50.
“I criminali in genere usano il burundanga per portare le loro vittime nel “viaggio del milione di dollari”, durante il quale le vittime prelevano denaro da uno sportello bancomat in modo sottomesso – riporta un recente report che ha documentato il fenomeno – . La droga viene comunemente soffiata in faccia alle vittime o messa nelle loro bevande: le vittime spesso consegnano i loro oggetti di valore ai criminali senza opporre resistenza”.
Quali sono gli effetti provocati dalla burundanga
La scopolamina (burundanga) è insapore e inodore, per cui può essere semplicemente fatta inalare o aggiunta a bevande o alimenti senza alterarne il gusto di bibite o cibi: in questa modalità di somministrazione, la sostanza determina intossicazione, comportando gli effetti collaterali anticolinergici, come dilatazione delle pupille, palpitazioni, confusione, alterazioni di coscienza e amnesia.
“L’intossicazione – precisano i farmacologi – si presenta clinicamente con tachicardia, palpitazioni, secchezza delle fauci, arrossamento della pelle, visione offuscata, ritenzione urinaria, disorientamento, confusione, insonnia e grave amnesia anterograda”. Questi effetti sono principalmente legati all’azione della scopolamina, che nell’organismo agisce come antagonista competitivo dell’acetilcolina, un neurotrasmettitore che svolge un ruolo fondamentale nell’apprendimento e nella memoria.
In pratica, quando l’azione dell’acetilcolina viene bloccata, l’ippocampo, una regione del cervello fondamentale per il consolidamento della memoria, non è in grado di fissare i ricordi a breve termine in ricordi lungo termine, inducendo pertanto amnesie, il che porta a significative lacune mnemoniche.
A ciò si aggiunge uno stato di confusione e accondiscendenza, che può rendere la vittima più suscettibile a suggestioni, inducendo un comportamento comportamento sottomesso e obbediente. Gli effetti possono persistere per 12 ore dopo l’ingestione orale, durante le quali la maggior parte della sostanza viene escreta nelle urine.