Scoperti i buchi neri più vicini alla Terra, sono a “soli” 150 anni luce: i rischi per il pianeta
Grazie a sofisticati modelli matematici gli scienziati hanno scoperto i buchi neri più vicini alla Terra, o perlomeno è quello che lasciano intendere i risultati delle simulazioni. Perché osservare direttamente i buchi neri è impossibile, a meno che non siano attivi, ovvero non stiano divorando la materia circostante. Lo studio “A density cusp of quiescent X-ray binaries in the central parsec of the Galaxy” condotto da scienziati dell'Università Columbia di New York e pubblicato su Nature aveva stimato che nella Via Lattea – la nostra galassia – si annidino circa 10 milioni di buchi neri di massa stellare, ma gli astrofisici ne hanno identificati fino ad oggi appena una ventina, in associazione alle onde gravitazionali. La nuova ricerca ha rivelato che potrebbero essercene 2 o 3 all'interno dell'affascinante ammasso stellare aperto delle Iadi, il più vicino alla Terra. I buchi neri potrebbero anche essere all'esterno, nelle sue immediate vicinanze. Ciò che è certo è che qualora la loro esistenza venisse confermata si tratterebbe dei più vicini in assoluto, di circa dieci volte rispetto al buco nero più prossimo ufficialmente riconosciuto.
A determinare la possibile esistenza di due o tre buchi neri di massa stellare nel cuore dell'ammasso stellare delle Iadi, incastonato nella costellazione del Toro, è stato un team di ricerca internazionale guidato dal ricercatore italiano Stefano Torniamenti del Dipartimento di Fisica e Astronomia "Galileo Galilei" dell'Università di Padova, che ha collaborato a stretto contatto con colleghi dell'Istituto di Scienze del Cosmo (ICCUB) dell'Università di Barcellona (IEEC-UB), dell'Istituto di Astronomia dell'Università di Cambridge, dell'Osservatorio Europeo Australe (ESO) e dell'Università Sun Yat-sen. Gli astrofisici sono giunti alle loro conclusioni dopo aver simulato con modelli ad hoc il movimento e l’evoluzione di tutte le stelle presenti nell'ammasso delle Iadi, composto da centinaia di stelle sorelle nate dalla stessa nube molecolare, debolmente legate dalle interazioni gravitazionali ma con caratteristiche chimiche ed età condivise. Le Iadi, perfettamente visibili a occhio nudo, si trovano ad “appena” 150 anni luce dalla Terra.
Per determinare la presenza dei buchi neri i ricercatori hanno confrontato i dati delle simulazioni con quelli reali ottenuti dal satellite Gaia dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), che ha mappato con estrema precisione le posizioni e le velocità effettive delle stelle site nell'ammasso. Dall'incrocio di queste informazioni è emersa la presenza di 2 o 3 buchi neri di massa stellare, all'interno delle Iadi o appena al di fuori di esse, espulsi non più di 150 milioni di anni fa (e dunque ancora in grado di influenzarlo gravitazionalmente). “Le nostre simulazioni possono corrispondere simultaneamente alla massa e alle dimensioni delle Iadi solo se alcuni buchi neri sono presenti al centro dell'ammasso oggi (o fino a poco tempo fa)”, ha dichiarato il professor Torniamenti in un comunicato stampa. Qualora venisse confermata la presenza di questi buchi neri, si tratterebbe dei più vicini in assoluto, tenendo presente il precedente record di Gaia BH1 sito a circa 1.500 anni luce da noi (dieci volte più lontano).
Nel 2019 scienziati giapponesi avevano identificato un buco nero errante (HCN-0.009-0.044) nei pressi del centro della Via Lattea, dove si annida il gigantesco buco nero supermassiccio Sagittarius A* con una massa di 4 milioni di soli. Altri buchi neri di massa stellare sono stati invece scoperti dopo la rilevazione di onde gravitazionali, causate dalla collisione di due buchi neri o magari da un buco nero e una stella di neutroni. Anche se i buchi neri nel cuore delle Iadi sono così vicini alla Terra – dal punto di vista squisitamente astronomico – si muovono al massimo a una velocità di circa 3 chilometri al secondo e anche qualora fossero diretti verso di noi (non c'è alcuna indicazione in tal senso) impiegherebbero un tempo immenso prima di raggiungerci. Ed è un bene perché l'incontro con un "cuore di tenebra" avrebbe effetti apocalittici. I dettagli della ricerca “Stellar-mass black holes in the Hyades star cluster? Get access Arrow” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.