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Scoperti due pianeti temperati di massa simile alla Terra a 16 anni luce: forse hanno acqua e vita

A 15,8 anni luce da noi sono stati scoperti due pianeti di massa terrestre. Sono nella zona abitabile della stella: potrebbero ospitare acqua liquida e vita aliena.
A cura di Andrea Centini
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Illustrazione dei due esopianeti scoperti. Credit: Alejandro Suárez Mascareño e Inés Bonet (IAC)
Illustrazione dei due esopianeti scoperti. Credit: Alejandro Suárez Mascareño e Inés Bonet (IAC)

Due pianeti con una massa simile a quella della Terra sono stati scoperti in un sistema stellare sito a meno di 16 anni luce da noi. In termini squisitamente astronomici è una distanza ridotta, anche se del tutto irraggiungibile in “tempi umani” con la tecnologia che abbiamo attualmente a disposizione (parliamo di un viaggio di migliaia e migliaia di anni). A rendere i due corpi celesti particolarmente interessanti il fatto che entrambi si trovano nella zona abitabile – o di Goldilock – della stella madre; ciò significa che non sono né troppo caldi né troppo freddi, permettendo la potenziale presenza di acqua liquida sulla propria superficie e, di conseguenza, anche di vita aliena.

A scoprire e descrivere i due pianeti è stato un copioso team di ricerca internazionale guidato da scienziati spagnoli dell'Istituto di Astrofisica delle Canarie di La Laguna (Tenerife), che hanno collaborato a stretto contatto con il Centro di Astrobiologia di Madrid, dell'Università di Oporto (Portogallo), del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Ginevra, dell'Osservatorio Astrofisico di Torino dell'INAF, dell'Osservatorio Astronomico di Trieste dell'INAF e di molti altri centri. I ricercatori, coordinati dal dottor Alejandro Suárez Mascareño dell'istituto delle Canarie, hanno identificato i due pianeti dopo aver condotto circa 140 osservazioni elettroscopiche tra il 2017 e il 2021 della stella GJ 1002 (Gliese 1002), una nana rossa piccola e “fredda” sita nel cuore della costellazione della Balena, esattamente a 15,8 anni luce dalla Terra.

Infografica che mostra le differenze tra i due esopianeti e i pianeti rocciosi del Sistema solare. Credit: Design: Alejandro Suárez Mascareño (IAC). Planets of the Solar System: NASA
Infografica che mostra le differenze tra i due esopianeti e i pianeti rocciosi del Sistema solare. Credit: Design: Alejandro Suárez Mascareño (IAC). Planets of the Solar System: NASA

Grazie a una tecnica di rilevamento collaudata chiamata “metodo della velocità radiale”, Suárez Mascareño e colleghi sono riusciti a identificare i due pianeti di cui sopra, chiamati GJ 1002b e GJ 1002c. Per determinarne le caratteristiche è stato fondamentale il supporto di due strumenti scientifici: il CARMENES (Calar Alto high-Resolution search for M dwarfs with Exoearths with Near-infrared and optical Echelle Spectrographs), utilizzato nella prima fase dell'indagine e montato sul telescopio da 3,5 metri dell'Osservatorio di Calar Alto; e l'ESPRESSO (Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanets and Stable Spectroscopic Observations), usato nella seconda parte della ricerca e installato sul potente Very Large Telescope (VLT) dell'Osservatorio europeo australe (ESO) sito sul Cerro Paranal, in Cile. Grazie ai dati raccolti è stato determinato che GJ 1002b, l'esopianeta più vicino, impiega appena 10 giorni per completare un'orbita attorno alla nana rossa (in parole semplici, un anno dura 10 giorni terrestri), mentre GJ 1002c, con una massa leggermente più grande del primo, impiega 20 giorni.

Come indicato, entrambi si trovano nella zona abitabile della stella, pertanto potrebbero ospitare acqua liquida sulla superficie e magari vita aliena. Al momento non sappiamo nulla delle loro atmosfere, ma grazie al futuro spettrografo ANDES, che verrà installato sull'Extremely Large Telescope (ELT) dell'ESO – un telescopio ottico gigantesco con uno specchio di 39 metri -, come spiegato in un comunicato stampa dall'astrofisico Jonay I. González Hernández saremo in grado di rilevare la potenziale presenza di ossigeno. Secondo gli autori dello studio entrambi i pianeti potrebbero essere messi nel mirino del progetto LIFE, una missione spaziale progettata proprio per caratterizzare le atmosfere dei pianeti extrasolari e rilevare le tracce della vita aliena. L'atmosfera terrestre, del resto, presenta una “firma” legata proprio alla biosfera, cioè agli esseri viventi che popolano il pianeta. La speranza è individuare queste firme anche negli esopianeti. Un aiuto in tal senso arriverà anche dal Telescopio Spaziale James Webb, in grado di caratterizzare le atmosfere dei pianeti extrasolari (anche se saranno necessari altri strumenti per rilievi più fini).

In questi giorni è stata annunciata la scoperta di due mondi acquatici e di un altro pianeta sito nella zona abitabile della stella di riferimento. I dettagli su GJ 1002b e GJ 1002c sono riportati nell'articolo “Two temperate Earth-mass planets orbiting the nearby star GJ 1002” pubblicato sulla rivista scientifica Astronomy & Astrophysics.

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