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Scoperte due specie di uccelli velenosi: la loro arma è una potentissima neurotossina

Nel cuore della foresta pluviale della Papua Nuova Guinea gli scienziati hanno scoperto due specie di uccelli velenosi. La loro tossicità è data dalla batracotossina, una potentissima neurotossina.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Jerry Oldenettel / Flicr / CC BY-NC-SA 2.0
Credit: Jerry Oldenettel / Flicr / CC BY-NC-SA 2.0

Due specie di uccelli velenosi sono state scoperte in Papua Nuova Guinea. Sapere che esistono anche uccelli tossici potrebbe essere sorprendente per alcuni, soprattutto innanzi a immagini di variopinti passeriformi, tuttavia è noto da tempo che anche i meravigliosi volatili possono avere nel proprio organismo potenti tossine. Nel caso delle due specie dell'isola oceanica si tratta della famigerata batracotossina, una neurotossina chiamata così poiché rinvenuta nelle splendide – ma letali – rane freccia o rane dorate (Phyllobates terribilis) che vivono in America. È un veleno talmente potente che può uccidere un uomo con il semplice tocco. Non a caso le tribù indigene lo utilizzano per impregnare le punte delle loro frecce. I due uccelli della Nuova Guinea sono comunque sensibilmente meno tossici dei micidiali anfibi.

La rana dorata, l'animale più velenoso al mondo. Credit: Marcel Burkhard / wikipedia
La rana dorata, l'animale più velenoso al mondo. Credit: Marcel Burkhard / wikipedia

A descrivere le due specie di uccello velenose è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati danesi del Museo di Storia Naturale della Danimarca e dell'Università di Copenhagen, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Leibniz Institute for Natural Product Research and Infection Biology di Jena (Germania), del Centro di ricerca sugli animali della Nuova Guinea e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dai biologi Knud Jønsson e Kasun Bodawatta, si sono inoltrati nel cuore della foresta pluviale della Nuova Guinea e hanno posizionato alcune reti per catturare e analizzare gli uccelli del posto. Fra essi sono finiti alcuni esemplari di specie comuni, il regent whistler (Pachycephala schlegelii) e lo zufolatore nucarossiccia o campanaro nucarossiccia (Aleadryas rufinucha). Dopo essere sottoposti ad alcune indagini, incredibilmente, i ricercatori si sono accorti che si tratta uccelli velenosi, esattamente come il meraviglioso pitoui testanera (Pitohui dichrous), un altro passeriforme che vive nella giungla della Papua Nuova Guinea e considerato tra gli uccelli più velenosi al mondo.

Lo zufolatore nucarossiccia o campanaro nucarossiccia (Aleadryas rufinucha), uno dei due uccelli velenosi. Credit: Università di Copenaghen
Lo zufolatore nucarossiccia o campanaro nucarossiccia (Aleadryas rufinucha), uno dei due uccelli velenosi. Credit: Università di Copenaghen

“Siamo rimasti davvero sorpresi di scoprire che questi uccelli sono velenosi, poiché nessuna nuova specie di uccelli velenosi è stata scoperta in oltre due decenni. In particolare, perché queste due specie di uccelli sono così comuni in questa parte del mondo”, ha dichiarato in un comunicato stampa il dottor Jønsson. “La tossina è lo stesso tipo di quella che si trova nelle rane. È una neurotossina che, costringendo i canali del sodio nel tessuto muscolare scheletrico a rimanere aperti, può causare violente convulsioni e infine la morte”, gli ha fatto eco il collega Bodawatta.

Ma come fanno i volatili a essere velenosi? A differenza di altri organismi, che producono le tossine con il proprio organismo, in questo caso la tossicità viene sviluppata attraverso la dieta, molto probabilmente consumando coleotteri portatori della batracotossina (la fonte deve essere determinata con certezza). In parole semplici, questi animali non solo hanno evoluto un sistema in grado di neutralizzare gli effetti della potentissima neurotossina, ma possono accumularla nei propri tessuti e nelle piume, rendendosi di fatto velenosi.

Il regent whistler (Pachycephala schlegelii). Credit: Ian Shriner
Il regent whistler (Pachycephala schlegelii). Credit: Ian Shriner

Gli scienziati hanno provato sulla propria pelle l'effetto tossico del veleno presente su questi meravigliosi uccelli, le cui piume innescano una forte lacrimazione e una sensazione di fastidio a livello del naso. Non c'è da stupirsi che i locali evitino accuratamente di nutrirsi di questi volatili, che evidentemente hanno trovato un metodo efficace per evitare di essere predati. Come indicato, le dosi di batracossina rilevate sono sensibilmente inferiori rispetto a quelle delle rane, in grado di portare ad arresto cardiocircolatorio in pochissimi istanti. La scoperta suggerisce che la molecola è più diffusa di quel che si immagini. Attraverso indagini di sequenziamento gli scienziati hanno scoperto che gli uccelli si difendono dalla neurotossina grazie a specifiche mutazioni che mantengono i canali del sodio aperti, nonostante l'esposizione, sebbene ci siano alcune differenze con le mutazioni rilevate nelle rane. I dettagli della ricerca “Multiple mutations in the Nav1.4 sodium channel of New Guinean toxic birds provide autoresistance to deadly batrachotoxin” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Molecular Ecology.

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