Scoperta l’origine di un rarissimo gruppo di meteoriti: perché è un’informazione preziosa
Gli scienziati hanno determinato l'origine di uno dei più rari gruppi di meteoriti precipitati sulla Terra, le condriti carboniose Cl. Si tratta di rocce spaziali delicate e porose formatesi oltre 4 miliardi di anni fa, che contengono carbonio, magnetite, pirrotite, solfati idrati e altri elementi che richiamano la chimica del Sistema solare primordiale in formazione. Ad oggi se ne conoscono soltanto nove esemplari. Il cosiddetto litotipo, ovvero il punto di riferimento per classificare l'intera famiglia, è il meteorite di Ivuna, caduto nel 1938 nei pressi dell'omonima località della Tanzania (Africa) e successivamente frammentato in tre pezzi, per un peso complessivo di 705 grammi. Altre condriti carboniose di tipo Cl famose sono il meteorite Alais di 6 chilogrammi, caduto nel 1806 nei pressi di Alès in Francia; il meteorite di Orgueil di 14 chilogrammi (frammentato in 20 pezzi) caduto nel 1864 a Orgueil; e il meteorite di Revelstoke, caduto nel 1965 in Canada e del quale ne restano solo due minuscoli frammenti da un grammo ciascuno. Grazie al nuovo studio ora sappiamo che questi antichissimi sassi spaziali provengono dalla “periferia” del Sistema solare, un'area remota a miliardi di chilometri dalla Terra.
A determinare che le condriti carboniose Cl derivano da una regione lontana del Sistema solare è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Origins Laboratory dell'Università di Chicago, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Carnegie Institution for Science di Washington, del Kanagawa Institute of Technology di Atsugi (Giappone), dell'Università di Tokyo e di molti altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Timo Hopp, docente presso il Dipartimento di Scienze Geofisiche e Istituto Enrico Fermi dell'ateneo statunitense, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a confronto la composizione chimica dell'asteroide di tipo C (162173) Ryugu con quella delle condriti carboniose. I preziosissimi campioni di Ryugu furono recuperati dalla sonda giapponese Hayabusa 2 dell’Agenzia spaziale giapponese (JAXA) nel luglio del 2019, grazie a un'affascinante missione di “bombardamento” con un proiettile di rame da 2,5 chilogrammi. I frammenti recuperati con una sorta di aspiratore sono giunti sulla Terra nel 2020 e da allora sono stati sottoposti ad approfondite analisi.
Ryugu, infatti, fa parte di una classe di asteroidi chiamati asteroidi carboniosi o di tipo C che sono ricchi di acqua, carbonio e altri composti organici risalenti alla formazione del sistema solare. Originarono oltre 4 miliardi di anni fa nella Fascia di Kuiper, un'area remota del Sistema solare compresa tra la distanza di Nettuno (circa 30 unità astronomiche) e 50 unità astronomiche. Una UA è pari a circa 150 milioni di chilometri, la distanza che separa il Sole e la Terra. Mettendo a confronto gli elementi di Ryugu con quelli delle condriti carboniose di tipo Cl è stato determinato che entrambi provengono dalla stessa regione di spazio. Addirittura, i ricercatori non escludono che tutti possano provenire dallo stesso corpo celeste genitore. “Confrontando le forme del ferro sia negli asteroidi che nei meteoriti, abbiamo appreso che Ryugu è molto simile alle condriti CI”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Sara Russell, coautrice dello studio e scienziata presso il Dipartimento di Scienze della Terra del Museo di Storia Naturale di Londra.
Conoscere con precisione l'origine e la composizione dei meteoriti può fornirci informazioni preziosissime sull'evoluzione del Sistema solare e sulla formazione dei pianeti, ma soprattutto può aiutarci a comprendere come e quando si sono distribuiti i preziosi elementi che hanno reso possibile la vita sulla Terra. Ecco perché sapere da dove vengono le condriti carboniose di tipo Cl è così importante per la ricerca. I dettagli degli studi “Ryugu’s nucleosynthetic heritage from the outskirts of the Solar System” e “Samples returned from the asteroid Ryugu are similar to Ivuna-type carbonaceous meteorites” dedicati alla scoperta sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science Advances.