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Scoperta la molecola per restare in forma e combattere l’obesità

Si chiama Lac-Phe ed è un metabolita che controlla l’assunzione di cibo e influenza il bilancio energetico dell’organismo.
A cura di Valeria Aiello
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L’esercizio fisico regolare fa bene al nostro organismo, non da ultimo proteggendoci dall’obesità, ma un team del Baylor College of Medicine e della Stanford School of Medicine ha voluto esaminare il motivo per cui ciò accade a livello molecolare. In un nuovo studio, pubblicato su Nature, i ricercatori hanno sottoposto alcuni topi di laboratorio a intensi allenamenti sul tapis roulant e hanno analizzato come le sostanze chimiche nelle loro cellule sono cambiaet nel tempo, identificando un metabolita chiamato Lac-Phe (N -lattoil-fenilalanina), sintetizzato da lattato e fenilalanina. La fenilalanina è un aminoacido che si combina per produrre proteine ​​e potrebbe familiarità con il lattato: è prodotto dal corpo dopo un intenso esercizio fisico.

Gli autori dello studio pensano di aver trovato un importante percorso biologico aperto dall’esercizio, che ha un impatto sul resto del nostro organismo, in particolare sul livello di appetito e sulla quantità di cibo ingerito. I test confermano queste ipotesi: i ricercatori hanno somministrato alte dosi di Lac-Phe ai topi con una dieta ricca di grassi, con il risultato che gli animali hanno mangiato circa la metà nelle successive 12 ore rispetto a un gruppo di topi di controllo. Nel frattempo, il movimento e il dispendio energetico degli animali sono rimasti invariati.

Le differenze nella soppressione dell’appetito dovuta alla somministrazione di Lac-Phe sono state evidenti solo dopo l‘esercizio e nei topi con una dieta ricca di grassi, hanno spiegato gli studiosi. Gli stessi effetti non sono stati osservati in topi più sedentari alimentati normalmente.

Gli scienziati hanno anche esaminato gli effetti dell’esercizio negli esseri umani e nei cavalli da corsa, trovando anche qui livelli elevati di Lac-Phe, in particolare dopo lo sprint nelle persone. Tuttavia, gli effetti a catena non sono stati esaminati e saranno necessarie ulteriori ricerche per vedere se questi risultati si traducono completamente negli esseri umani.

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