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Scienziati scoprono qual è il nostro ultimo pensiero prima di morire

Lo rivela un nuovo studio appena pubblicato su Frontiers in Aging Neuroscience da un team di ricerca internazionale che ha registrato l’attività cerebrale negli istanti che hanno preceduto la morte di un paziente.
A cura di Valeria Aiello
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Qual è il nostro ultimo pensiero prima di morire? Una risposta a questa domanda arriva da un nuovo studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Frontiers in Aging Neuroscience da un team di ricerca internazionale guidato dal professor Ajman Zemmar della Scuola di Medicina dell’Università di Louisville, negli Stati Uniti, che ha registrato l’attività cerebrale di un paziente di 87 anni negli istanti che hanno preceduto la sua morte.

L’acquisizione dei dati è stata una casualità, dal momento che il decesso dell’uomo, che soffriva di epilessia, è avvenuto durante un elettroencefalogramma condotto per rilevare le convulsioni. Durante l’esame strumentale, i medici hanno identificato almeno 12 crisi elettrografiche, dopo le quali il paziente ha avuto un infarto ed è morto.

I dati relativi ai 15 minuti di attività cerebrale prima del decesso hanno però permesso di valutare cosa è accaduto nei secondi precedenti all’arresto cardiocircolatorio, durante i quali è stato rilevato aumento delle onde cerebrali note come oscillazioni gamma, note per essere coinvolte in attività come la meditazione, il richiamo della memoria e il sogno.

Anche se non è possibile affermare con certezza che le persone che stanno per morire stiano pensando a particolari momenti della loro vita, questo studio sembra supportare l’idea. Secondo i ricercatori, nello specifico, il cervello sarebbe in grado di svolgere un’attività coordinata per un breve periodo anche dopo l’arresto cardiocircolatorio. “Attraverso la generazione di oscillazioni coinvolte nel recupero della memoria, il cervello potrebbe riprodurre un ultimo ricordo di importanti eventi della vita appena prima di morire, similmente a quanto riportato nelle esperienze di pre-morte – ha affermato Zemmar – . Questi risultati sfidano la nostra comprensione di quando esattamente la vita finisca e generano importanti domande successive, come quelle relative ai tempi della donazione degli organi”.

Ad ogni modo, quanto osservato dagli studiosi è relativo a un solo caso di studio, oltre ad essere riferito all’attività cerebrale di un paziente con epilessia che di per sé mostrava un’attività insolita legata alla malattia. Non è quindi possibile dire se la stessa attività si verificherebbe nel cervello di altre persone prima di morire. “La conclusione che possiamo trarre da questa ricerca è semplicemente una: anche quando i nostri cari hanno gli occhi chiusi e sono pronti a lasciarci, il loro cervello potrebbe rivivere alcuni dei momenti che hanno vissuto” ha concluso Zemmar.

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