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Scienziata fa crescere un bellissimo rubino su un anello di platino e rivoluziona la gioielleria

Una ricercatrice dell’Università dell’Inghilterra Occidentale (UWE) ha piantato un “seme di rubino” su un anello di platino e in pochi giorni ha fatto crescere una splendida gemma preziosa, creando un gioiello. Come ci è riuscita e perché questa tecnica rivoluziona la gioielleria e protegge l’ambiente.
A cura di Andrea Centini
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Il rubino su questo anello è stato fatto crescere in laboratorio attraverso una tecnica innovativa. Credit: Sofie Boons
Il rubino su questo anello è stato fatto crescere in laboratorio attraverso una tecnica innovativa. Credit: Sofie Boons

La dottoressa Sofie Boons, gioielliera e scienziata specializzata in chimica dei cristalli presso l'Università dell'Inghilterra Occidentale (UWE), è riuscita a far crescere un rubino su un anello di platino, creando un bellissimo e rivoluzionario gioiello. Il risultato è paragonabile a quello di un vero rubino naturale estratto da una miniera oppure o a una gemma preziosa sintetizzata in laboratorio attraverso i processi tradizionali. La differenza sostanziale risiede nel fatto che la tecnica di “coltivazione” utilizzata dalla dottoressa Boons è sensibilmente meno impattante sull'ambiente, sia dell'estrazione mineraria che della produzione artificiale classica dei rubini.

Sofie Boons. Credit: UWE
Sofie Boons. Credit: UWE

Con questo nuovo processo la scienziata britannica non solo vuole promuovere e diffondere la sostenibilità in gioielleria, ma anche abbattere la convinzione diffusa che le gemme raccolte in natura sono migliori, più belle e preziose di quelle definite "artificiali", uscite da un laboratorio. I rubini fatti sviluppare attraverso questa tecnica, del resto, “crescono seguendo gli schemi stabiliti dalla natura dando vita a sfaccettature naturali sbalorditive”, spiega Boons in un comunicato stampa del suo ateneo. Ogni volta che un “seme” di rubino viene predisposto per lo sviluppo, infatti, non cresce sempre allo stesso modo, ma sempre diverso e secondo i principi naturali. Ma come funziona effettivamente questa tecnica?

Credit: Sofie Boons
Credit: Sofie Boons

Si tratta essenzialmente di una elaborazione della procedura Do-It-Yourself (DIY) flux growth (crescita del flusso fai da te), una tecnica utilizzata sia in ambito scientifico che artistico per far crescere i cristalli in modo agevole e senza utilizzare materiali troppo dispendiosi. In parole molto semplici, si basa sull'utilizzo di pezzi di scarto e graniglie (chiamati grit) provenienti dalla lavorazione delle pietre, nel caso specifico rubini. Questi frammenti possono essere dissolti attraverso una soluzione di flusso (o flussante) e successivamente cristallizzati in una “neo-gemma”. A differenza dei metodi tradizionali di laboratorio per creare da zero le pietre preziose, questo processo consuma molta meno energia; è sufficiente qualche giorno in una fornace per permettere al "seme" di rubino di crescere ed evolvere in una gemma vera e propria. Boon ha fatto in modo che questo processo potesse avvenire direttamente su anelli di platino, dando vita a gioielli rivoluzionari. Ha perfezionato la sua pratica lavorando prima sui cristalli di zucchero e allume.

Il processo di crescita del rubino. Credit: Sofie Boons
Il processo di crescita del rubino. Credit: Sofie Boons

“Questo è un processo completamente innovativo e più sostenibile che potrebbe trasformare il modo in cui i gioiellieri incorporano le pietre preziose nei gioielli, un processo che sta letteralmente superando le pratiche tradizionali. Di solito, con le gemme scheggiate, i gioiellieri devono tagliarle ancora più piccole prima di utilizzarle, il che ne riduce il valore, ma questo processo consente loro di utilizzare materiale di scarto delle pietre preziose per far crescere gemme grandi quanto necessario, in situ in strutture metalliche. Spero che questa innovazione ponga fine alla narrazione condivisa da tempo secondo cui le gemme coltivate in laboratorio sono "sintetiche" o meno preziose di quelle estratte”, ha chiosato la scienziata.

Boons ha sottolineato che c'è sufficiente materiale di scarto a disposizione per i gioiellieri da permettere persino l'arresto dell'attività mineraria estrattiva, tra le più impattanti sull'ambiente e la biodiversità, come evidenziato dalla professoressa Elena Marco, che dirige il College di Arte, Tecnologia e Ambiente presso l'UWE: “L'estrazione di pietre preziose ha molte conseguenze ambientali, tra cui erosione del suolo, deforestazione e distruzione dell'ecosistema. La tecnica sviluppata da Sofie sfida la visione dell'industria mineraria secondo cui le gemme estratte sono superiori e introduce un modo credibile e più sostenibile di produrre gioielli innovativi senza l'impatto negativo sul pianeta”. L'impatto ambientale di queste procedure è molto evidente in Africa e Sud America, dove non solo sono stati devastati paradisi naturali, ma sono state anche tolte le terre alle popolazioni indigene. I risultati del lavoro della dottoressa Boons, attualmente impegnata nel dottorato di ricerca, saranno pubblicati su un articolo scientifico ad hoc.

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