Scavare il buco più profondo della Terra può farci accedere a una fonte di energia illimitata
Tra i progetti per la produzione e lo sviluppo di energia da fonti rinnovabili, uno dei più audaci e visionari è il programma della Quaise, una società energetica americana nata dallo spin-off del Massachusetts Institute of Technology (MIT) che punta a perforare la crosta terrestre più di quanto sia mai stato fatto per accedere alla più grande fonte di energia non sfruttata del pianeta: l’energia geotermica. In poche parole, l’azienda mira ad avvicinarsi al centro della Terra, combinando metodi di perforazione tradizionali con l’uso di una potente tecnologia a onde elettromagnetiche millimetriche – originariamente sviluppata per surriscaldare il plasma negli esperimenti di fusione – , in modo da far esplodere le rocce non perforabili al di sotto della superficie terrestre. Secondo la società, questo utilizzo combinato consentirà di praticare fori così profondi da raggiungere rocce con temperature intorno ai 500 °C, più che sufficienti a portare l’acqua pompata nel foro oltre il cosiddetto stato supercritico, aumentando radicalmente l’efficienza dell’estrazione dell’energia geotermica.
Come risultato finale avremmo dunque accesso a enormi risorse di energia geotermica praticamente inesauribili, che sarebbero disponibili praticamente ovunque venissero praticati fori così profondi, permettendo a quasi tutte le centrali elettriche esistenti, che utilizzano il calore per creare vapore e far funzionare le turbine, di collegarsi a questa fonte di energetica rinnovabile senza ad esempio preoccuparsi della scarsità dei combustibili fossili o dell’aumento dei prezzi del gas, oppure dell’intermittenza di altre fonti rinnovabili, come l’energia eolica o solare.
Tale riconversione, spiega l’azienda, potrebbe avvenire in tempi sorprendentemente veloci. Questo perché, se per scavare il buco più profondo che l’umanità abbia mai realizzato (il pozzo di Kola, in Russia, di 12.289 metri) sono stati necessari 20 anni, combinando l’uso di strumenti di perforazione rotativa tradizionali con la tecnologia a onde elettromagnetiche millimetriche servirebbero circa 100 giorni per raggiungere una profondità di 20 km. La tecnologia a onde elettromagnetiche millimetriche, in particolare, si basa sull’impiego di girotroni, dei dispositivi che possono generare fasci continui di radiazioni elettromagnetiche stimolando di elettroni che si muovono all’interno di un forte campo magnetico. Collegando un girotrone da un megawatt agli strumenti di perforazione, Quaise prevede di essere in grado di farsi strada attraverso la roccia più dura e calda, sciogliendola e vaporizzandola.
Il prossimo passo della società, che dal suo lancio nel 2020 ha raccolto un totale di 63 milioni di dollari, è quello di fornire una prima prova sul campo entro i prossimi due anni. E, se tutto andrà secondo i piani, di mettere in esercizio il primo sistema funzionante entro il 2026, per poi iniziare a rilevare vecchie centrali a carbone per trasformarle in impianti alimentati a vapore. Per chi invece dubita di trivellazioni così profonde, ad esempio per il rischio che possano rilasciare magma, creando di fatto un vulcano artificiale, la risposta dell’azienda è che questo non potrebbe accadere, perché se del magma entrasse in un buco con un diametro così piccolo come quello che verrà realizzato, si solidificherebbe nei primi metri.