Sanremo 2025, il testo di Fedez letto con la psichiatra: “Mi ha colpito la parte sugli psicofarmaci”
![Fedez durante la prima puntata della 75esima edizione del Festival di Sanremo](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/34/2025/02/Fedez-depressione-1200x675.jpeg)
La prima serata della 75esima edizione del Festival di Sanremo 2025 è andata: tutti e ventinove i cantanti in gara si sono esibiti con le loro canzoni e oggi è il giorno dei commenti a caldo dopo il primo ascolto. Vi lasciamo qui le pagelle di Fanpage.it. Al di là dei gusti personale, c'è da dire che alcune canzoni sembrano aver lasciato il segno più di altre, almeno per il momento, per la forza dei temi messi in musica.
Oltre a Simone Cristicchi con la sua "Quando sarai piccola" e Lucio Corsi con "Volevo essere un duro", anche Fedez ha portato sul palco dell'Ariston un argomento forte, forse uno dei più difficili da affrontare in un contesto festoso e allegro, qual è in teoria il Festival, quello della depressione. Come lui stesso aveva annunciato, "Battito" è una "lettera d'amore" verso una donna che in realtà non esiste, ma è la personificazione della depressione.
Il suo non è un testo edulcorato o censurato, ma il racconto duro di una battaglia interiore, dove alla rabbia si alternano la solitudine e il bisogno di allontanare il dolore, anche a costo di "anestetizzarsi". Come ha già fatto in passato, con "Battito" Fedez ha di nuovo messo in primo piano il tema della salute mentale, un argomento su cui ancora pesano pregiudizi e tabù duri a morire: "Dovremmo affrontare i problemi di salute mentale come si fa con qualsiasi altra malattia", ha detto Fedez durante la presentazione delle canzoni.
Il racconto della depressione
Per provare a capire il racconto che Fedez fa della depressione, Fanpage.it ha letto e commentato alcuni passi della canzone con la psichiatra e psicoterapeuta Tiziana Corteccioni. "Questa canzone – spiega l'esperta – fa emergere tutta la rabbia e la volontà di liberarsi dalla depressione: è un ritratto davvero significativo dell'esperienza personale di Fedez con la depressione. Nel testo il cantante dice espressamente di volerla allontanare dalla sua vita".
"Dottore che cosa mi ha dato? Socialmente accettato, anestetizzato da un metodo legalizzato"
"Mi ha colpito molto il racconto che Fedez fa del suo suo rapporto con gli psicofarmaci. Nel brano ci sono molti riferimenti a questo argomento. Nei primi versi viene anche nominato un farmaco, la fluoxetina, ma ci sono tanti altri richiami al tema, ad esempio alle "gocce di veleno" o all'immagine del dolore anestetizzato. Nella canzone gli psicofarmaci vengono raccontati infatti come un metodo per silenziare il dolore che non si riesce accettare e da cui si vuole scappare".
Il rapporto con gli psicofarmaci
D'altronde, in più passaggi del brano, Fedez si racconta come alla ricerca continua di un modo per scappare dal dolore, anche se l'alternativa non è una vita felice, ma piuttosto un mondo appannato, spento, dove non c'è spazio per il dolore, ma nemmeno per nient'altro.
"Sembra di galleggiare sopra ad un mare statico, statico. Stringimi avvolgimi, poi lasciami respirare"
"Tuttavia, senza entrare nel merito della canzone di Fedez, perché questa è chiaramente la sua personale esperienza, è importante – chiarisce la psichiatra – ricordare che i medicinali non sono solo un palliativo, non servono solo ad attenuare un dolore, ma sono anche uno strumento per curare la depressione. Moltissime persone, anche grazie agli psicofarmaci, guariscono dalla depressione. Da questo punto di vista, forse il brano lascia poco spazio alla speranza. Ma ripeto, si tratta della sua storia, quindi non c'è giusto o sbagliato".
"Vedo il bicchiere mezzo pieno con due gocce di veleno"
"La terapia farmacologica – prosegue Corteccioni – viene vista non come un qualcosa che ti intossica e che serve solo per tenere a bada i sintomi, ma non ti cura. Un modo per allontanare la depressione, che in questo modo viene impersonificata da una persona che si vuole mandare viva. Chiaramente è il racconto di Fedez, in base a quello che ha vissuto, e la canzone riesce perfettamente in questo". Ma il rapporto con gli psicofarmaci non è l'unico che emerge dal testo. La canzone – come aveva spiegato Fedez – vuole anche sensibilizzare sul tema della salute mentale.
Il tema della solitudine e l'indifferenza della società
"Le paranoie hanno bisogno di troppe attenzioni. Forse mento, quando ti dico sto meglio"
"A mio avviso – prosegue Corteccioni – da questa frase emerge perfettamente il senso di solitudine che provano spesso le persone che soffrono di depressione o di altri disturbi mentali. Spesso gli altri tendono a sottovalutare le manifestazioni di uno stato depressivo e questo atteggiamento di svalutazione può far sentire la persona depressa sola e incompresa. Spiegherei così anche la frase "Forse mento, quando dico sto meglio", che tra l'altro è vera per tutti, non solo per chi ha un disturbo mentale. Quante volte chiediamo "come stai?" senza davvero interessarci alla risposta e, allo stesso modo, quante volte rispondiamo in automatico "bene", anche quando non è affatto così?", prosegue l'esperta.
"Molte persone – aggiunge – ancora fanno fatica a rivolgersi a un medico. Magari prima chiedono ad amici o parenti piuttosto che iniziare una cura farmacologica, perché sono frenati dai pregiudizi. Primo tra tutti, credo sia ancora molto forte quello secondo cui gli psicofarmaci attenuino i sintomi, ma non curino la depressione. E, ricordiamolo ancora una volta, questo non è vero. I farmaci possono curare la depressione, certo, a patto che la terapia venga effettuata sotto la supervisione del medico. E non è sempre così: spesso i pazienti che iniziano una terapia la continuano da soli senza tornare a farsi controllare dal medico e questi errori possono chiaramente compromettere il percorso di guarigione".
Un aspetto sottovalutato nella depressione: la rabbia
"Vorrei guarire, ma non credo. Vedo nero pure il cielo. Vetri rotti schegge negli occhi"
"Questa per me è la chiara immagine della rabbia, che ti acceca, che ti fa compiere anche gesti impulsivi. La rabbia – specifica l'esperta – è essa stessa un'emozione molto frequente nella depressione. Tanto che nelle forme depressive con una forte componente di rabbia, questo aspetto va indagato con attenzione e tenuto in considerazione anche nella cura farmacologica".
"Prenditi i sogni, pure i miei soldi. Basta che resti lontana da me"
"Credo che la bellezza di questo brano, al di là degli aspetti più prettamente musicali – conclude Corteccioni – sia la forza del messaggio: denuncia che tutti possono avere problemi di salute mentale. Un altro pregiudizio, purtroppo ancora presente nell'opinione comune, è quello secondo cui se sei ricco non hai diritto a essere depresso. Nulla di più sbagliato: siamo tutti uguali davanti alla depressione, nel senso che può colpire chiunque, a prescindere dalle condizioni economiche".