Risolto il mistero delle palle nere a Sydney: non è catrame, ma qualcosa di molto più disgustoso
Alcune spiagge di Sydney, in Australia, attorno alla metà di ottobre di quest'anno erano state invase da migliaia di misteriose palle nere, che le indagini preliminari condotte dal Consiglio di Randwick – con una tecnica chiamata spettroscopia di risonanza magnetica nucleare allo stato solido – suggerivano fossero fatte di catrame. Si è dunque inizialmente pensato a uno sversamento in mare di idrocarburi e altri combustibili da parte di una nave in transito, un criminale atto deliberato o un incidente non comunicato alla autorità portuali. Analisi approfondite di laboratorio su queste palle, tuttavia, hanno fatto emergere una realtà molto peggiore e alquanto disgustosa.
A determinarne l'esatta natura chimica è stato un team di ricerca multidisciplinare composto da specialisti provenienti da diversi enti e istituti. Fra quelli coinvolti l'Università del Nuovo Galles del Sud (UNSW); la NSW Environment Protection Authority (EPA); il Mark Wainwright Analytical Centre; e il dipartimento di analisi forense ambientale del Dipartimento federale per i cambiamenti climatici, l'ambiente, l'energia e l'acqua (DCCEEW). Tra i chimici a guidare il gruppo i professori Jon Beves e William Alexander Donald, che hanno descritto nel dettaglio le loro scoperte in un articolo su The Conversation. Per l'analisi sono state utilizzate varie e sofisticate tecniche di laboratorio, tra le quali spettrometria di massa, datazione al carbonio-14, microscopia e altre ancora. Dunque, cosa è emerso da questa approfondita indagine?
Secondo i risultati le palle nere sarebbero dei cosiddetti “fatberg”, ovvero ammassi di grasso, feci umane, oli e altri composti che possono aggregarsi all'interno delle fognature. Galleggiano sui liquami ed è per questo che sono stati soprannominati "iceberg di grasso". Fortunatamente le spiagge coinvolte erano state chiuse proprio perché si riteneva che le palle nere fossero tossiche; non a caso sono state recuperate da decine di lavoratori bardati con tute protettive, guanti e maschere per scongiurare il rischio biologico, come mostra questo video della Reuters.
L'elemento principale delle palle nera era il carbonio, ma solo il 30 percento aveva un'origine fossile, pertanto non poteva trattarsi di un combustibile o un materiale derivato come ipotizzato all'inizio. Tra i composti chimici rilevati anche sapone da cucina, materiale fecale umano, pesticidi, varie tipologie di farmaci come quelli veterinari e gli antipertensivi, sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), sottoprodotti del colesterolo e persino varie droghe, come metanfetamine e cannabis, quest'ultima rilevata attraverso il THC (tetraidrocannabinolo), il principale principio psicoattivo della pianta. Insomma, tutti gli elementi portano a una conclusione: le palle nere non sono altro che grumi di rifiuti domestici formatisi nelle acque reflue del sistema fognario del Nuovo Galles del Sud.
Siamo dunque innanzi a un significativo problema di inquinamento legato a uno sversamento in mare della rete fognaria, tuttavia gli scienziati non sono riusciti a determinare l'origine di queste palle nere. Come spiegato dai professori Beves e Donald su The Conversation, alcune delle spiagge coinvolte sono note per essere ciclicamente contaminate da materiale fecale umano, del quale l'Escherichia coli rappresenta l'agente patogeno potenzialmente più pericoloso per la salute. Le concentrazioni di questo batterio vengono costantemente monitorate dalle autorità e possono portare alla chiusura delle spiagge, qualora si dovessero superare i limiti stabiliti dalla legge (è accaduto diverse volte anche in Italia). Circa il 30 percento dei siti di balneazione del Nuovo Galles del Sud, lo stato australiano di cui Sydney è la capitale, sono esposti al problema dell'inquinamento, tuttavia non si era mai registrato lo strano fenomeno delle palle nere.
“Questo incidente sottolinea l'importanza di un'analisi scientifica approfondita per comprendere i problemi ambientali. Continuando a indagare sulle fonti e sulla composizione di tali inquinanti, possiamo saperne di più su come la gestione dei rifiuti urbani influisce sulla salute delle nostre coste”, hanno chiosato i chimici autori dello studio, pur essendo rammaricati per non aver potuto determinare l'esatta fonte di questi disgustosi “fatberg”.