Rischiamo fine della civiltà ed estinzione per i cambiamenti climatici: “Iniziamo a prepararci ora”
Uno dei più approfonditi studi mai condotti sugli effetti dei cambiamenti climatici, firmato da oltre 11mila scienziati (250 dei quali italiani) di 153 Paesi, è giunto alla conclusione che l'umanità sarà condannata a “sofferenze indicibili” nel prossimo futuro, se non verrà fatto nulla per contenere le emissioni di anidride carbonica (CO2) e altri gas a effetto serra, principale volano del riscaldamento globale. Un altro rapporto messo a punto dal dottor David Spratt del Breakthrough National Centre for Climate Restoration di Melbourne (Australia) e da un altro esperto ha determinato che, nel caso in cui la temperatura media dovesse superare i 3° C rispetto all'epoca preindustriale, si innescherebbe una vera e propria “minaccia esistenziale alla nostra civiltà”, che potrebbe sparire già nel giro di un trentennio, ovvero entro il 2050. Un nuovo documento sottolinea che tali rischi sono sottovalutati ed è giunto il momento di iniziare a pensare concretamente agli scenari più apocalittici del cambiamento climatico, quelli che abbracciano il collasso della società umana e addirittura la nostra possibile estinzione. Secondo gli autori dello studio è tempo di informare sulla potenziale catastrofe, per mettere a punto piani di emergenza, politiche di resilienza e azioni che possano provare a contrastare le conseguenze più estreme.
A condurre il nuovo studio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici dell'Università di Cambridge, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Scienze della Vita dell'Università di Nanchino (Cina), del Center for Health and the Global Environment dell'Università di Washington (Stati Uniti), del Future of Humanity Institute dell'Università di Oxford (Regno Unito), dell'Istituto di Potsdam per la ricerca sull'impatto climatico (Germania) e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dal professor Luke Kemp, docente presso il “Centro per lo studio del rischio esistenziale” dell'ateneo britannico, sostengono che al momento i rischi degli scenari peggiori previsti dai modelli climatici sono semplicemente sottovalutati o ignorati. Non siamo pronti ad affrontare simili catastrofi, non esiste alcuna strategia per proteggere la civiltà dal potenziale collasso né si tiene conto del fatto che i cambiamenti climatici, causati dalla nostra avidità e scarsa lungimiranza, potrebbero portare addirittura all'estinzione umana.
“Il cambiamento climatico ha avuto un ruolo in ogni evento di estinzione di massa. Ha aiutato la caduta degli imperi e ha plasmato la storia. Anche il mondo moderno sembra adattarsi a una particolare nicchia climatica”, ha dichiarato il professor Kemp in un comunicato stampa. “I percorsi verso il disastro non si limitano agli impatti diretti delle alte temperature, come eventi meteorologici estremi. Effetti a catena come crisi finanziarie, conflitti e nuove epidemie potrebbero innescare altre calamità e impedire la ripresa da potenziali disastri come una guerra nucleare”, ha chiosato lo scienziato.
Immaginiamo lo scenario climatico peggiore. Lo scioglimento dei ghiacci dovuto alle temperature estreme farebbe innalzare il livello del mare a tal punto da sommergere intere isole, ricche metropoli e regioni costiere del pianeta, generando decine (se non centinaia) di milioni di profughi, obbligati a trasferirsi perché non hanno più una casa o addirittura una patria dove vivere. Nel frattempo le temperature medie sempre più soffocanti e le ondate di calore estreme assai più mortali e frequenti distruggono raccolti, innescano siccità e carestie devastanti che spingono intere popolazioni a spostarsi altrove per sopravvivere. I fenomeni si palesano mentre siamo flagellati da nuove pandemie, eventi atmosferici, incendi e altre calamità sempre più violenti e distruttivi. Nel frattempo la biodiversità si erode drammaticamente e le malattie tropicali si diffondono alle elevate latitudini. La combinazione di questi fattori innesca migrazioni di massa senza precedenti nella storia dell'umanità, catalizzando il rischio di guerre globali per le terre, le risorse, l'energia, l'acqua e il cibo. Sullo sfondo lo spettro dei bombardamenti nucleari, in grado di annientare milioni di persone in pochi istanti e rendere inabitabili le poche terre ancora potenzialmente abitabili.
“Ci sono molte ragioni per credere che il cambiamento climatico possa diventare catastrofico, anche a livelli di riscaldamento modesti”, ha spiegato il professor Kemp. Secondo il modello climatico messo a punto dagli studiosi entro il 2070 oltre 2 miliardi di persone potrebbero trovarsi con una temperatura media di 29° C, che attualmente interessa solo 30 milioni di persone, come specificato dal professor Chi Xu dell'Università di Nanchino, coautore dello studio. “Entro il 2070, queste temperature e le conseguenze sociali e politiche influenzeranno direttamente due potenze nucleari e sette laboratori di massimo contenimento che ospitano i patogeni più pericolosi. C'è un serio potenziale per effetti a catena disastrosi”, ha chiosato lo scienziato.
Secondo i dati dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) c'è una probabilità su cinque (18 percento) che le temperature medie globali possano raggiungere i 4,5° C in più rispetto all'epoca preindustriale; al momento ci troviamo sopra di 1,2° C e gli scienziati raccomandano di non superare 1,5° C, una soglia oltre la quale le conseguenze del riscaldamento globale diventeranno sempre più devastanti e in molti casi irreversibili. Nel momento in cui stiamo scrivendo, l'orologio dell'apocalisse climatica ci ricorda che a questo terribile traguardo mancano esattamente 9 anni, 8 mesi, 19 giorni e 23 ore, sulla base delle stime dei più autorevoli modelli climatici.
Abbiamo pochissimo tempo per agire e gli autori del nuovo studio chiedono a gran voce ai colleghi dell'IPCC dell'ONU di inserire nei prossimi rapporti un capitolo dedicato alle conseguenze più catastrofiche dei cambiamenti climatici. Sottolineano inoltre di concentrarsi su quattro punti fondamentali che potrebbero essere alla base del collasso della nostra civiltà, ovvero “carestie e malnutrizione, condizioni meteorologiche estreme, conflitti e malattie trasmesse da vettori”. “Più impariamo su come funziona il nostro pianeta, maggiore è il motivo di preoccupazione. Comprendiamo sempre più che il nostro pianeta è un organismo sofisticato e fragile. Dobbiamo fare i conti col disastro per evitarlo”, ha sottolineato il professor Johan Rockström, direttore presso il Potsdam Institute for Climate Impact Research. “Affrontare un futuro di accelerazione del cambiamento climatico rimanendo ciechi innanzi agli scenari peggiori è una gestione ingenua del rischio nel migliore dei casi e fatalmente sciocca nel peggiore”, ha chiosato il professor Kemp. I dettagli dello studio “Climate Endgame: Exploring catastrophic climate change scenarios” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica PNAS.