video suggerito
video suggerito

Rimandare la sveglia (o impostarne più di una) migliora le capacità mentali, lo dice la scienza

Secondo una ricerca appena pubblicata sul Journal of Sleep Research, posporre o impostare più sveglie per dormire qualche minuto in più al mattino può avere benefici a livello cognitivo.
A cura di Valeria Aiello
132 CONDIVISIONI
Immagine

Posporre la sveglia, premendo il tasto “snooze” oppure tramite un comando vocale, è per molti è un’azione consolidata: prima di uscire dal letto, in tanti preferiamo restare ancora qualche minuto sotto le coperte, magari provando a riacciuffare quel fantastico sogno bruscamente interrotto da suoni o melodie. Secondo una nuova ricerca, appena pubblicata sul Journal of Sleep Research, posticipare o impostare più di una sveglia per dormire quel po’ in più al mattino può avere benefici a livello cognitivo e anche aiutare ad essere leggermente più svegli coloro che soffrono di sonnolenza mattutina.

Per arrivare a questa conclusione, un team di ricerca dell’Università di Stoccolma ha condotto due studi, esaminando il comportamento al risveglio e i suoi effetti su 1.732 persone (età media 34 anni). Il primo studio prevedeva un questionario con domande incentrate sulle abitudini di sonno e veglia, mentre il secondo era volto a determinare gli effetti del rinvio della sveglia. In totale, il 69% dei partecipanti ha dichiarato di utilizzare la funzione “snooze” o impostare più sveglie almeno “qualche volta” al mattino, generalmente nei giorni lavorativi (71%).

Il 60% dei partecipanti ha riportato di riaddormentarsi “più spesso” o “sempre”, ritardando l’uscita dal letto in media di 22 minuti, anche se il tempo di rimando più lungo è stato di addirittura 180 minuti. Chi ha posticipato la sveglia era tendenzialmente più giovane di chi non la posponeva e aveva anche maggiori probabilità di essere un “tipo notturno”. Tra i motivi del rinvio, le risposte più comuni sono state stanchezza, sensazione di benessere nel farlo oppure la ricerca di un risveglio più soft.

Una volta stabilite le ragioni del rinvio, il passo successivo è stato determinarne gli effetti di quest’abitudine. Per questo secondo studio, i ricercatori hanno chiesto 31 snoozer abituali di fornire un campione di saliva per il test ormonale e di eseguire una serie di test cognitivi dopo essersi alzati, valutando abilità come la velocità di elaborazione e la memoria. Agli stessi partecipanto è stato inoltre chiesto di valutare la loro sonnolenza e il loro umore dopo i test, all’ora di pranzo e nel pomeriggio.

I risultati hanno indicato che 30 minuti di sonnellino hanno migliorato le prestazioni nei test cognitivi dopo il risveglio, mentre i livelli di ormone dello stress, l’umore e la sonnolenza non hanno risentito di particolari influenze. Tuttavia, in termini di capacità cognitive, il risveglio più lento, posticipato di mezz’ora ha avuto effetti positivi. “I risultati indicano che non c’è motivo di smettere di sonnecchiare al mattino, se questo ci piace, almeno per tempi che si aggirano intorno ai 30 minuti – ha spiegato Tina Sundelin, autrice principale dello studio e professoressa assistente del Dipartimento di Psicologia dell'Università di Stoccolma – . In effetti, potrebbe anche aiutare chi soffre di sonnolenza mattutina a essere leggermente più sveglio una volta in piedi”.

132 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views