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Ricostruito il vero volto di Babbo Natale: è quello di San Nicola, che ha ispirato Santa Claus

Il grafico 3D ed esperto di medicina forense Cicero Moraes ha ricostruito il vero volto di San Nicola, il santo da cui è derivata l’iconica figura di Babbo Natale. Come si è arrivati dalla devozione a un santo a Santa Claus e in che modo è stato ricostruito il suo viso.
A cura di Andrea Centini
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A sinistra la ricostruzione del volto di San Nicola, da cui deriva la figura di Babbo Natale. Credit: Cicero Moraes. A destra un uomo vestito da Babbo Natale
A sinistra la ricostruzione del volto di San Nicola, da cui deriva la figura di Babbo Natale. Credit: Cicero Moraes. A destra un uomo vestito da Babbo Natale

Un ricercatore ha ricostruito il vero volto di Babbo Natale, o più correttamente, quello del santo da cui è scaturita l'iconica figura di Santa Claus. Parliamo di San Nicola di Myra, meglio conosciuto in Italia come San Nicola di Bari, che si celebra proprio oggi 6 dicembre. Il santo nacque nella città ellenica di Patara nel 270 dopo Cristo, nella regione storica della Licia in Asia Minore. All'epoca era sotto il dominio dell'Impero Romano; oggi fa parte della Turchia ed è conosciuta col nome di Gelemys. San Nicola visse tuttavia gran parte della sua vita nella vicina Myra (oggi Demre), di cui fu nominato arcivescovo.

Credit: Cicero Moraes
Credit: Cicero Moraes

Perché Babbo Natale è legato a San Nicola

Come spiegato dal dottor Cicero Moraes, esperto brasiliano di medicina forense, grafico 3D e autore principale della ricostruzione del volto, sono note poche informazioni sulla vita di San Nicola; ciò nonostante sappiamo che dopo la morte la venerazione nei suoi confronti accrebbe sensibilmente, innanzitutto in Grecia e poi altrove. Una delle ragioni principali era la carità verso i più bisognosi, che lo ha trasformato in un simbolo della generosità e come anonimo dispensatore di doni. Dopo la morte, avvenuta a Myra il 6 dicembre del 343 a 73 anni, le sue spoglie rimasero nella città fino al 1100 circa, quando un gruppo armato di marinai pugliesi assaltò il luogo di sepoltura e le trasferì a Bari. Altri resti giunsero invece a Venezia, come evidenziano altri studi.

San Nicola di Myra o San Nicola di Bari. Credit: Wikipedia
San Nicola di Myra o San Nicola di Bari. Credit: Wikipedia

La devozione verso San Nicola continuò ad aumentare in Italia e altrove fino a quando non si diffuse la Riforma protestante guidata da Martin Lutero nel XVI secolo. Ci furono alcune eccezioni, spiega Moraes, di cui la più importante fu quella dei Paesi Bassi, dove il generoso donatore anonimo veniva chiamato Sinterklaas (da San Nicola). La leggenda si diffuse in diverse colonie olandesi, compresa quella di New Amsterdam nell'America settentrionale, oggi conosciuta come New York. Qui il suo nome venne anglicizzato in Santa Claus, il nome usato ancora oggi. Veniva descritto come un uomo anziano “che puniva i bambini che si comportavano male e ricompensava quelli che si comportavano bene con dei doni”, evidenzia Moraes. Era nata l'icona di Babbo Natale, sulle vestigia della devozione a un santo.

Per quanto concerne la sua iconica immagine, ovvero quella di un uomo anziano robusto, paffuto e con la folta barba bianca, Moraes spiega che si deve aspettare il 1863, quando fu pubblicata un'illustrazione di Thomas Nast sulla rivista Harper's Weekly. Essa era ispirata alla poesia di quaranta anni prima di Clement Clarke Moore (o Henry Livingston) “A Visit from St. Nicholas”. È da questo testo che nascono tutte le caratteristiche tipiche di Babbo Natale, dal sacco dei giocattoli alla slitta con le renne, passando per le guance rosse fino al caratteristico volto largo e bonario. Il resto dell'iconografia – vestiti rossi, stivali neri – è dovuto anche alla promozione di una famosa bevanda zuccherata che ancora oggi, durante il periodo natalizio, fa di Santa Claus uno dei suoi testimonial d'eccezione.

L'illustrazione di Babbo Natale di Thomas Nast
L'illustrazione di Babbo Natale di Thomas Nast

Come è stato ricostruito il vero volto di Babbo Natale

Per ricostruire il suo volto, il dottor Moraes e i colleghi si sono avvalsi di una tecnica chiamata ricostruzione facciale forense (FFR) o approssimazione facciale forense (FFA), impiegata nei casi in cui i dati a disposizione degli scienziati sono scarsi. Nel caso specifico, la ricostruzione si basa su quelli ottenuti negli anni '50 del secolo scorso dal professor Luigi Martino, che fu docente presso la Facoltà di Medicina, Farmacia e Scienze Naturali dell'Università di Bari. A causa di alcune perdite individuate all'epoca nella cripta in cui erano custoditi i resti di San Nicola, si decise di rimuoverli per proteggerli; ciò permise allo scienziato di analizzarli col suo team (anche in questo caso le ossa sarebbero state circondate dall'iconica “manna”, già rilevata anche in precedenza). Da queste analisi gli esperti determinarono che il santo era alto 1,67 metri e aveva un'asimmetria nasale.

Credit: Cicero Moraes
Credit: Cicero Moraes

I dati ortografici ottenuti all'epoca, custoditi nel libro “Le Reliquie di S. Nicola” di Luigi Martino e che Moraes ha potuto utilizzare grazie all'autorizzazione del Centro Studi Nicolaiani, sono stati integrati in un software open source chiamato Blender 3D ed elaborati attraverso moduli specifici (OrtogOnBlender, ForensicOnBlender). In questo modo è stato possibile ottenere la ricostruzione indiretta in tre dimensioni del cranio di San Nicola e l'approssimazione facciale. “Il cranio risultante è stato allineato con il piano di Francoforte e sottoposto a proiezione delle strutture ossee e dei tessuti molli fornite dallo strumento OrtogOnBlender, che utilizza i dati di una serie di misurazioni effettuate su scansioni TC di individui viventi”, ha sottolineato Moraes. Per il risultato finale sono stati anche integrati i parametri dei tessuti molli di vari individui maschi con un'età compresa tra i 60 e i 69 anni.

Credit: Cicero Moraes
Credit: Cicero Moraes

Incrociando tutte le informazioni è emerso che San Nicola aveva un viso espanso in senso orizzontale, la caratteristica che si riscontra anche nel viso grosso e bonario di Babbo Natale. L'aggiunta di un'espressione e della tipica barba bianca hanno dato un tocco artistico finale, ottenendo un risultato molto somigliante all'illustrazione di Santa Claus del 1863 firmata da Thomas Nast.

Il dottor Moraes ha condiviso diverse immagini della ricostruzione sui propri profili social, in cui il modello del volto di San Nicola viene mostrato prima spoglio (in grigio) e poi arricchito dai dettagli. Ricordiamo che sulla base dei dati del professor Martino e di altre indagini erano state effettuate altre ricostruzioni dl santo in passato, come quella del professor Francesco Introna e quella della professoressa Caroline Wilkinson. Il dottor Moraes ha ricostruito diversi altri volti 3D con tecniche forensi, come quelli di Phineas Gage (un uomo che sopravvisse a un palo trafitto in testa) e del primo Homo sapiens. È stato coinvolto anche nella ricostruzione del carapace della tartaruga Filò. I dettagli della nuova ricerca “3D Facial Rendering of the Skull Attributed to Saint Nicholas of Myra” sono stati pubblicati su ortogononline.

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