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Riceve un trapianto di rene da sveglio e torna a casa il giorno dopo, l’incredibile storia di John Nicholas

Un giovane di 28 anni, John Nicholas, ha ricevuto un trapianto di rene da sveglio, senza anestesia generale, e ha potuto lasciare l’ospedale il giorno dopo l’intervento. Anche la provenienza dell’organo è stata fuori dal comune: a donare il rene è stato il suo migliore amico dalle elementari.
A cura di Valeria Aiello
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John Nicholas e il team Northwestern Medicine di Chicago dopo l'intervento / Credit: Northwestern Medicine
John Nicholas e il team Northwestern Medicine di Chicago dopo l'intervento / Credit: Northwestern Medicine

Ci sono storie che hanno dell’incredibile, come quella di John Nicholas, un giovane americano di 28 anni che ha ricevuto un trapianto di rene da sveglio e ha potuto lasciare l’ospedale e tornare a casa già il giorno dopo l’intervento. La procedura chirurgica, che ha richiesto meno di due ore, è stata condotta dal team del centro trapianti della Northwestern Medicine di Chicago dove, invece della normale anestesia generale (totale), i medici hanno utilizzato un tipo di anestesia simile a quella impiegata durante un taglio cesareo, chiamata anestesia spinale (o epidurale).

Non solo il trapianto di rene da svegli può aiutare i pazienti che hanno rischi o fobie nei confronti dell’anestesia generale, ma può aiutare ad abbreviare la loro degenza ospedaliera in modo che possano riprendersi più comodamente a casaha spiegato l’anestesista, il dottor Vincente Garcia Tomas, che si è occupato del controllo del dolore nell’ambito dell’intervento chirurgico.

Trapianto di rene da sveglio e dimissioni il giorno dopo l'intervento

Il trapianto di rene, il primo condotto alla Northwestern Medicine con paziente sveglio e dimissioni il giorno successivo, è stato eseguito lo scorso 24 maggio e, meno di 24 ore dopo, John era a casa. Nel suo caso, l’anestesia locale è stata scelta non perché ci fossero particolari controindicazioni o problemi con l’anestesia generale: è stata un’opzione che gli specialisti hanno proposto a John, che era “un ottimo candidato per la procedura, in funzione della sua età, dei fattori di rischio limitati e del suo desiderio di assistere all’intervento”.

È stata un’esperienza davvero interessante sapere cosa stava succedendo in tempo reale ed essere consapevoli della portata di ciò che i chirurghi stavano facendo – ha raccontato il 28enne – . A un certo punto durante l’intervento, ricordo di aver chiesto: ‘Dovrei aspettarmi che l’anestesia spinale faccia effetto?’ Ma avevano già fatto molto lavoro e io ne ero completamente ignaro. Davvero, non ho provato alcuna sensazione o dolore”.

Rispetto al normale ricovero dopo un trapianto di rene, che generalmente si aggira intorno ai 10 giorni, John Nicholas è stato dimesso il giorno successivo ed è uscito dall’ospedale il 25 maggio.

Il successo della procedura, ha evidenziato il chirurgo e direttore del Northwestern Medicine Comprehensive Transplant Center, Satish Nadig, che eseguito l’intervento insieme al dottor  Vinayak Rohan, apre la strada “ad un maggiore accesso ai trapianti per i pazienti ad alto rischio di sottoporsi ad anestesia generale, riducendo allo stesso tempo la degenza ospedaliera e rendendo sostanzialmente l’intervento ambulatoriale”.

Il rene donato dal suo migliore amico dalle elementari

A rendere ancora più fuori dal comune l’intervento di John Nicholas è stata la provenienza dell’organo, che è stato donato da Pat Wise, il suo migliore amico fin dalle elementari. John aveva iniziato ad avere problemi renali all’età di 16 anni, dopo che anni prima gli era stato diagnosticato il morbo di Crohn, ma era riuscito ad evitare la dialisi e a gestire le complicanze della malattia intestinale con i farmaci. Nel tempo, la sua funzionalità renale era tuttavia diminuita, fino a che è diventato chiaro che alla fine avrebbe avuto bisogno di un trapianto di rene.

Inizialmente, era stato pianificato che a donare l’organo fosse la sua madre, ma in seguito a una diagnosi di cancro al seno, la donna non ha più potuto essere la donatrice. John ha quindi iniziato a cercare un nuovo donatore, fino a quando il suo amico Pat Wise ha risposto al suo appello.

Ero in cucina a preparare la cena quando ho ricevuto un messaggio da John che diceva: ‘Il mio medico dice che è ora che inizi a cercare un donatore’  – ha ricordato Pat -.  Ho fissato il telefono e, senza esitare, ho compilato il modulo quella notte. John è un buon amico. Aveva bisogno di un rene e io gliene avrei potuto donare uno. Dovevo almeno sapere se potevo essere un potenziale donatore”.

Qualche giorno dopo, le analisi hanno accertato la compatibilità e Pat ha accettato di donare l’organo. “Ho avuto la fortuna di avere un gruppo di amici che è sempre rimasto unito – ha aggiunto John – . Ci siamo sempre definiti quel tipo di amici che si vedono nel momento del bisogno e, quanto accaduto, dimostra che era vero. Il trapianto significava tantissimo per me, mi ha davvero cambiato la vita”.

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