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Restano solo 10 vaquita nell’oceano: le abbiamo sterminate, ma possono ancora essere salvate

Un nuovo studio ha dimostrato che la bassa variabilità genetica non rappresenta un problema per la vaquita, il cetaceo più minacciato al mondo. Ne restano dieci.
A cura di Andrea Centini
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Una vaquita uccisa da una rete da posta per il totoaba
Una vaquita uccisa da una rete da posta per il totoaba

La vaquita o focena del Golfo di California (Phocoena sinus) è la specie di cetaceo più minacciata al mondo; in vita, infatti, ne restano appena dieci esemplari, nella porzione settentrionale del golfo affacciato innanzi alle coste del Messico. Il crollo delle popolazioni di questa specie, classificata in pericolo critico di estinzione (codice CR) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), ha un unico responsabile: l'essere umano. Le vaquita sono state infatti sterminate dalle reti da posta piazzate per decenni nel Golfo di California dai pescatori di totoaba, un pesce la cui vescica natatoria viene venduta a peso d'oro nei mercati asiatici, circa 50mila dollari al chilogrammo. La ragione? I presunti effetti benefici sulla salute esaltati dalla medicina tradizionale.

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Nonostante la pesca al totoaba sia diventata illegale e le acque del Golfo di California ora siano rigidamente protette e monitorate per proteggere le ultime vaquita, i pescatori di frodo continuano a piazzare trappole che possono decretare la fine di questi piccoli e magnifici mammiferi marini, lunghi appena 1,5 metri per 50 chilogrammi di peso. Ce n'erano a migliaia negli anni '50 del secolo scorso; sono crollati a un centinaio nel 2015; 60 nel 2016; 30 nel 2017 e dal 2019 se ne contano appena una decina. Un numero talmente basso che fino a poco tempo fa si riteneva che la specie fosse comunque condanna a morte, a causa della scarsa diversità genetica.  Grazie a un nuovo studio, tuttavia, è stato determinato che la bassa variabilità genetica è una caratteristica intrinseca della specie e che questi cetacei hanno un bassissimo livello di mutazioni dannose. In parole semplici ciò significa che se anche i soli dieci esemplari sopravvissuti continueranno a riprodursi restando protetti e in salute, la specie potrà riprendersi agevolmente e prosperare.

Credit: Paula Olson/NOAA
Credit: Paula Olson/NOAA

“È interessante notare che abbiamo scoperto che la vaquita non è condannata da fattori genetici, come le mutazioni dannose, che tendono a colpire molte altre specie il cui pool genetico è diminuito fino a un punto simile”, ha dichiarato in un comunicato stampa il dottor Christopher Kyriazis, ricercatore in ecologia e biologia evolutiva dell'Università della California di Los Angeles (UCLA) e tra gli autori principali della nuova ricerca. “La pesca illegale rimane la loro più grande minaccia”, ha chiosato il biologo marino. Ma come hanno fatto gli scienziati a determinare che la vaquita non è condannata all'estinzione per problemi di consanguineità? I biologi hanno analizzato i genomi di venti focene vissute tra il 1985 e il 2017, grazie ai campioni raccolti nel corso degli anni. Dall'indagine genetica è emerso che la variabilità non rappresenta un problema nel recupero della specie come invece lo sarebbe per altre. “Una visione prevalente nella biologia della conservazione e nella genetica delle popolazioni è che piccole popolazioni possono accumulare mutazioni deleterie”, ha dichiarato il coautore dello studio Kirk Lohmueller, anch'egli dell'UCLA. “Tuttavia, la nostra scoperta che le vaquita hanno probabilmente meno mutazioni fortemente deleterie nascoste nella popolazione significa che sono più pronte a sopravvivere a future consanguineità, il che fa ben sperare per il loro recupero generale”, ha aggiunto l'esperto.

La ragione risiede nel fatto che le vaquita sono sempre state relativamente poche e hanno sempre vissuto in uno specifico habitat circoscritto, con una popolazione massima di poche migliaia di esemplari negli ultimi 250.000 anni. “Sono essenzialmente l'equivalente marino di una specie insulare”, ha sottolineato la dottoressa Jacqueline Robinson, tra gli autori principali del nuovo studio. “L'abbondanza naturalmente bassa delle vaquita ha permesso loro di eliminare gradualmente varianti genetiche recessive altamente deleterie che potrebbero influire negativamente sulla loro salute a causa della consanguineità”, ha chiosato la biologa, aggiungendo che questi mammiferi marini hanno vissuto per decine di migliaia di anni con una bassa diversità genetica.

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In conclusione, gli esperti affermano che la specie può ancora essere salvata se verrà rigidamente protetta; ma se le catture accidentali nelle reti illegali per i totoaba – anch'essi in pericolo di estinzione – continueranno, anche moderatamente, allora le vaquita saranno inevitabilmente condannate a sparire nel giro di pochissimo tempo. I dettagli della ricerca “The critically endangered vaquita is not doomed to extinction by inbreeding depression” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

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