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Respirare aria inquinata in gravidanza è associato a un più alto rischio di autismo nel bambino

L’esposizione agli inquinanti atmosferici durante periodi critici dello sviluppo può avere un impatto significativo sul rischio di autismo: è quanto emerge da una revisione di studi pubblicata su Brain Medicine, che rivela come alcuni comuni inquinanti dell’aria, tra cui gli ossidi di azoto, possano influenzare lo sviluppo del cervello.
A cura di Valeria Aiello
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L'esposizione all'inquinamento atmosferico in gravidanza può avere un impatto significativo sul rischio di autismo nel bambino / Photo Credit IStock
L'esposizione all'inquinamento atmosferico in gravidanza può avere un impatto significativo sul rischio di autismo nel bambino / Photo Credit IStock

Smog e aria inquinata sono una preoccupazione crescente per gli effetti che gli inquinanti atmosferici possono avere sulla salute: una cattiva qualità dell’aria è, come noto, una delle cause più comuni di problemi alle vie respiratorie e di malattie cardiovascolari, ma è stato anche scoperto che l’esposizione all’inquinamento atmosferico è collegato un rischio significativamente maggiore disturbi dello spettro autistico (ASD) nei bambini. Questa preoccupante associazione tra inquinamento atmosferico e rischio di autismo è stata messa in evidenza da diversi studi, che hanno inoltre riscontrato un collegamento tra esposizione durante la gravidanza e lo sviluppo di autismo nei bambini, probabilmente perché gli inquinanti atmosferici possono causare infiammazione e stress ossidativo nel cervello, contribuendo all’insorgenza di questo tipo di disturbo.

Una nuova ricerca, che ha preso in esame la letteratura disponibile, ha indagato su questa associazione, rivelando come l’esposizione prenatale e durante la prima infanzia all’inquinamento atmosferico, ovvero durante i periodi critici dello sviluppo del cervello, possano avere un impatto significativo sui disturbi dello spettro autistico. In particolare, lo studio, pubblicato oggi sulla rivista Brain Medicine, evidenzia che il rischio di autismo è aumentato da alcuni inquinanti comuni, tra cui il particolato fine (PM 2,5) e gli ossidi di azoto.

Il momento dell’esposizione sembra cruciale nell’aumentare il rischio – ha spiegato il professor Haitham Amal dell'Università Ebraica di Gerusalemme, autore senior dello studio. La maggiore vulnerabilità, ha aggiunto il professor Amal, è stata osservata quando l’esposizione avviene durante il terzo trimestre di gravidanza e nella prima infanzia, ovvero “nel periodo in cui si verificano processi neuroevolutivi critici”.

Cosa dice lo studio che collega l’inquinamento dell’aria all’autismo nei bambini

L’esposizione ambientale agli inquinanti atmosferici durante i momenti critici dello sviluppo del cervello – il periodo prenatale, a causa dell’aria inquinata respirata dalla madre, e nel corso della prima infanzia – può avere un impatto significativo sul rischio di autismo nei bambini, i particolare in quelli con una predisposizione genetica ai disturbi dello spettro autistico.

Secondo gli autori della nuova ricerca, questi inquinanti e, soprattutto, le particelle più piccole, come le polveri sottili PM 2.5 e il monossido azoto (NO) possono attraversare la placenta e, attraverso il flusso sanguigno, raggiungere il cervello, influenzando lo sviluppo cerebrale nel feto e nel neonato.

Questa scoperta solleva importanti questioni sulle misure di protezione per le donne in gravidanza che vivono in aree altamente inquinate” hanno evidenziato gli autori dello studio, identificando dei percorsi chiave attraverso cui gli inquinanti atmosferici possono influenzare lo sviluppo dei disturbi dello spettro autistico: tali meccanismi includono lo stress nitrosativo causato al monossido di azoto, neuroinfiammazione e stress ossidativo, l’interruzione dei sistemi neurotrasmettitoriali, l’interferenza degli inquinanti con il sistema endocrino e la disregolazione dei percorsi metabolici.

La ricerca suggerisce che gli individui con predisposizione genetica allo sviluppo di disturbi dello spettro autistico potrebbero essere più vulnerabili agli effetti dannosi dell’esposizione all'inquinamento atmosferico – ha aggiunto il professor Amal – . Questa interazione tra fattori genetici e ambientali apre nuove strade per comprendere la complessa eziologia dell’autismo. Sappiamo che il monossido di azoto gioca un ruolo importante nell’ASD, tuttavia questo studio sottolinea il ruolo critico di questa molecola e dei suoi derivati sul cervello”.

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