Recuperano l’uso del braccio e della mano dopo un ictus grazie alla stimolazione elettrica
Dopo un ictus due donne hanno recuperato l'utilizzo del braccio e della mano (quest'ultima parzialmente) grazie a un'innovativa tecnica basata sulla stimolazione elettrica. Si tratta dei primi pazienti umani a essere sottoposti a questa terapia sperimentale, che "risveglia" i circuiti spinali al di sotto delle lesioni provocate dal colpo apoplettico. Come spiegato dagli autori dello studio, infatti, gli ictus cerebrali possono bloccare la comunicazione tra le aree corticali del cervello deputate al movimento e il midollo spinale, determinando una emiparesi cronica post-ictus. Questa condizione si manifesta con deficit motori del braccio e della mano (ma non solo) più o meno significativi. Ma sotto la lesione “i circuiti spinali che controllano il movimento rimangono intatti”, per questo possono essere riattivati attraverso procedure neurotecnologiche in grado di ripristinare il movimento perduto. È proprio ciò che è stato fatto nelle due pazienti, attraverso una stimolazione epidurale.
A permettere il recupero del braccio e della mano alle due donne colpite da ictus è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Carnegie Mellon University e dell'Università di Pittsburgh, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Neurologia della Johns Hopkins University e del Dipartimento di Biostatistica della Columbia University. Tra i principali autori della sperimentazione anche due italiani, Elvira Pirondini e Marco Capogrosso, rispettivamente dei Laboratori di riabilitazione e ingegneria neurale e del Dipartimento di Neurochirurgia dell'ateneo di Pittsburgh. I ricercatori, coordinati dal professor Douglas J. Weber, hanno testato per la prima volta la tecnica sull'essere umano dopo averla perfezionata su modelli al computer e in test su modelli animali.
Alle due partecipanti, di 31 e 47 anni, sono stati impiantati degli elettrodi all'altezza del collo deputati all'invio degli impulsi elettrici per stimolare i neuroni “isolati”. Ciò ha permesso movimenti che sarebbero stati impossibili senza l'aiuto della neurotecnologia. Nello specifico, sono state impiantate “due derivazioni lineari nello spazio epidurale dorsolaterale mirate alle radici spinali da C3 a T1 per aumentare l'eccitazione dei motoneuroni del braccio e della mano”, hanno scritto gli autori dello studio. La sperimentazione è durata per 29 giorni. Alcuni dei movimenti riconquistati grazie a questo dispositivo sono rimasti anche dopo averlo rimosso.
Come mostrano i video condivisi dagli scienziati, le pazienti sono state in grado di utilizzare una forchetta per prendere il cibo, sollevare il braccio precedentemente paralizzato, manipolare piccoli oggetti colorati e persino aprire un lucchetto. I movimenti sono totalmente volontari e controllati dai pazienti. Tra i miglioramenti più significativi osservati vi è stato l'incremento nella forza della presa (+40 percento) e nella cinematica (velocità del movimento da +30 a +40 percento).
“Questo è stato un primo studio pilota che abbiamo dovuto interrompere dopo 4 settimane, ma speriamo di arrivare ad un uso clinico di questa tecnologia in 5-10 anni”, hanno dichiarato Capogrosso e Pirondini all'ANSA. “Si tratta di un esperimento molto interessante dal punto di vista delle potenzialità cliniche e che vede soluzioni bio-ingegneristiche molto raffinate”, ha affermato il professor Silvestro Micera, docente alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa che ha a lungo collaborato con i due scienziati italiani, in particolar modo sulle lesioni del midollo spinale responsabili di paralisi alle gambe. I ricercatori sottolineano che quelli ottenuti sono risultati promettenti, ma preliminari; serviranno ulteriori indagini approfondite per determinare la completa sicurezza e l'efficacia della neurotecnologia. I dettagli della ricerca “Epidural stimulation of the cervical spinal cord for post-stroke upper-limb paresis” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Medicine.