Questo misterioso virus protegge dal vaiolo delle scimmie
I vaccini usati per eradicare il vaiolo umano, e quelli in uso oggi contro il vaiolo delle scimmie, si basano su un virus sconosciuto, che nessuno è mai stato in grado di identificare: un patogeno che potremmo definire “fantasma”, finora trovato solo sotto forma di vaccino. Nonostante siano trascorsi quasi tre quarti di secolo di ricerche, nessuno sa infatti come, perché e più precisamente quando questo virus sia stato utilizzato per la prima volta come vaccino contro il vaiolo, o se esista ancora in natura. L’unica cosa certa è che milioni di persone che hanno vissuto ai tempi del vaiolo umano devono la loro vita alla sua esistenza: senza questo enigmatico virus è anche probabile che l’attuale epidemia di vaiolo delle scimmie si sarebbe diffusa ancora più rapidamente.
Il vaiolo e il virus che protegge dalla malattia
A fare il punto sulla questione è il virologo José Esparza del Robert Koch Institute, in Germania. “Per molti anni – dice alla BBC – le persone presumevano che quello che chiamiamo vaccinia (il vaccino contro il vaiolo, ndr) fosse lo stesso virus del vaiolo bovino. Ma si è poi scoperto che questi due virus erano diversi, e da allora accettiamo che il virus del vaiolo bovino sia un patogeno specifico, e che il vaccinia sia un altro virus di origine sconosciuta”. In altre parole, grazie alle moderne tecniche di indagine, i ricercatori hanno compreso che vaccinia è un membro del gruppo Orthopoxvirus, un genere di virus con genoma a DNA a doppio filamento, cui appartengono sia il vaiolo umano, sia altri diversi virus dei mammiferi, tra cui il vaiolo del cammello, il vaiolo bovino, il vaiolo dei conigli, il vaiolo dei topi, il vaiolo delle scimmie e il vaiolo dei procioni, ma non è nessuno dei precedenti.
Vaccinia, in particolare, è risultato correlato a un virus del vaiolo equino, identificato in Mongolia nel 1979. “È molto simile” spiega Esparza che, insieme ai suoi collaboratori, ha sequenziato molti altri vaccini storici. “In 31 campioni, non abbiamo trovato il vaiolo bovino in nessuno di essi”. Pertanto, sembra che la maggior parte dei vaccini contro il vaiolo del XIX e dell’inizio XX secolo siano stati prodotti a partire dal vaiolo equino, e non dal vaiolo bovino, che probabilmente non è mai stato utilizzato, o forse è stato rapidamente sostituito dal suo cugino equino, come suggerito dal gruppo di ricerca del Robert Koch Institute, che ha inoltre recentemente trovato alcune prove – non ancora pubblicate – di un cambiamento radicale nei vaccini usati per prevenire il vaiolo umano, avvenuto intorno al 1930, e su cui gli studiosi stanno attualmente indagando.
In sostanza, rispetto al vaccino introdotto dal britannico Edward Jenner nel 1796, che si basava sul trasferimento di un virus del vaiolo da una persona all’altra, nel 1860 gli scienziati in Italia e in Francia hanno introdotto il vaccino animale. “Invece di trasmettere il virus da uomo a uomo a uomo, hanno scoperto che potevano reinserirlo nelle mucche e mantenerlo nelle mucche – precisa Esparza -. Alla fine, questo sistema di produzione di massa si espanse per includere altri animali, tra cui pecore, cavalli e asini”..
Ad un certo punto, un virus di un animale sconosciuto ha iniziato a essere utilizzato come vaccino contro il vaiolo. “Non ci sono registrazioni di chi lo abbia fatto, o di quando, perché o come l’abbia fatto, ma è possibile che sia stato solo un incidente: qualcuno potrebbe aver raccolto quello che pensava fosse il vaiolo di cavallo o bovino da un animale da fattoria, quando in realtà si trattava di un altro virus non identificato. Che ha funzionato bene, per cui nessuno se n’è accorto”.
Qualche tempo dopo il 1930, questo virus misterioso divenne il vaccino più comune e, verso la metà del XX secolo, ne circolavano centinaia di versioni diverse in tutto il mondo. Poi, nel 1966, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità annunciò la campagna di eradicazione del vaiolo e scelse solo sei ceppi di vaccino che sarebbero stati utilizzati per raggiungere questo obiettivo. Con il passare dei dieci anni, il predominio del virus sconosciuto è diventato più radicato.
Ma dov’è adesso questo virus? E perché nessuno ha mai trovato l’ospite naturale del vaccino? I ricercatori ritengono che un tempo questo ceppo abbia causato epidemie regolari in alcune parti d’Europa ma non sia stato identificato in natura fino al 1976, quando i cavalli iniziarono ad ammalarsi di lesioni e sintomi simili alla febbre in Mongolia. Si pensa che il miglioramento delle pratiche di allevamento e una migliore diagnosi possano averlo portato all’estinzione. “Il vaiolo è praticamente scomparso dall’Europa all’inizio del XX secolo” ha indicato Esparza, ritenendo che il virus misterioso utilizzato nei moderni vaccini contro il vaiolo umano possa aver incontrato lo stesso destino. “Abbiamo ipotizzato questa possibilità”.
Il virus nel vaccino contro il vaiolo delle scimmie
Oggi, questo virus è più utile che mai contro il vaiolo delle scimmie, un parente stretto del vaiolo umano ma che tende ad infettare principalmente i roditori e i primati non umani e si diffonde soprattutto attraverso il contatto con fluidi corporei o oggetti contaminati. A differenza del vaiolo umano, il vaiolo delle scimmie è stato scoperto per la prima volta nel 1970 e fino a poco tempo fa le infezioni erano per lo più confinate in Africa.
Ma dal mese di maggio 2022 ha iniziato a insinuarsi in tutto il mondo, con una diffusione senza precedenti nell’uomo. Per rallentarla, molti Paesi hanno ordinato milioni di dosi di due vaccini precedentemente utilizzati contro il vaiolo – il vaccino Imvanex sviluppato da Bavarian Nordic e il vaccino di ACAM2000 prodotto da Sanofi Pasteru Biologics Co ed Emergent BioSolutions – due sieri che sono eccezionalmente sicuri e ritenuti altamente efficaci, che discendono entrambi dallo stesso enigmatico virus che divenne il vaccino contro il vaiolo dominante negli Anni 30. Quindi, il vaccinia è ancora molto richiesto.
Ma sapremo mai da dove arriva questo virus? Esparza è scettico. “Abbiamo ancora più domande che risposte” conclude l’esperto, pur rivelando che lui e i suoi colleghi hanno fatto alcuni progressi nelle ricerche e che nei prossimi mesi rilasceranno dettagli interessanti.