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Questo ghiacciaio si è spaccato a una velocità mostruosa: la crepa di 10 km si è aperta a 130 km/h

Sul ghiacciaio di Pine Island, in Antartide, si è aperta una spaccatura a una velocita spaventosa, circa 35 metri al secondo, quanto quella di un’auto che sfreccia sull’autostrada al limite consentito. La scoperta è stata fatta analizzando immagini satellitari e dati sismici.
A cura di Andrea Centini
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Credit: Olinger et al./AGU Advances
Credit: Olinger et al./AGU Advances

Su un ghiacciaio antartico si è generata una spaccatura gigantesca a una velocità spaventosa, in grado di aprirsi per oltre 10 chilometri in appena 5 minuti e mezzo. Secondo i calcoli degli scienziati la “crepa” in formazione ha viaggiato a oltre 128 chilometri orari, pari a 35 metri al secondo. Immaginate una vettura che sfreccia sull'Autostrada del Sole al limite massimo consentito dal codice stradale in Italia e avrete un'idea di quanto rapido è stato questo fenomeno, il più veloce in assoluto di questo genere mai documentato dagli studiosi. Poiché lo scioglimento dei ghiacciai è una delle conseguenze più drammatiche del cambiamento climatico – principalmente poiché provoca l'innalzamento del livello del mare – e non sappiamo esattamente quali e quanti scompariranno nei prossimi decenni, conoscere nel dettaglio come si comportano e come danno vita agli iceberg può fornirci dati più precisi su ciò che ci aspetta nel prossimo futuro.

A scoprire e misurare la più rapida spaccatura in un ghiacciaio antartico è stato un team di ricerca statunitense composto da scienziati del Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie dell'Università di Harvard e del Dipartimento di Scienze della Terra e Spaziali dell'Università di Washington. I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Stephanie Olinger, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato immagini satellitari e dati sismici raccolti nel 2012 sul ghiacciaio di Pine Island, una delle più grandi e importanti piattaforme di ghiaccio del continente antartico. Basti sapere che si estende per oltre 250 chilometri (lungo la costa occidentale) e da solo contribuisce a un quarto dell'intera massa di ghiaccio perduta in Antartide. In altri termini, è tra i principali motori dell'innalzamento del livello del mare, a causa del suo scioglimento catalizzato dalle emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti a effetto serra. Una caratteristica della calotta glaciale antartica risiede proprio nella presenza di queste immense piattaforme di ghiaccio, che si spaccano lungo linee di frattura (chiamate rift) dando vita a enormi iceberg. Anche la rapidissima spaccatura osservata nel ghiacciaio di Pine Island ha dato vita a un grande iceberg. Dalla stessa piattaforma nel 2017 si è sganciato un gigante di 267 chilometri.

Illustrazione di una spaccatura in formazione su una piattaforma di ghiaccio. Credit: Rob Soto
Illustrazione di una spaccatura in formazione su una piattaforma di ghiaccio. Credit: Rob Soto

“Questo è, a nostra conoscenza, l'evento di formazione di una spaccatura più veloce mai osservato. Ciò dimostra che in determinate circostanze una piattaforma di ghiaccio può frantumarsi. Ci dice che dobbiamo prestare attenzione a questo tipo di comportamento in futuro e ci informa su come potremmo descrivere queste fratture in modelli di calotta glaciale su larga scala”, ha dichiarato in un comunicato stampa la dottoressa Olinger, oggi all'Università di Stanford. I ricercatori spiegano che il ghiaccio si comporta come un solido su scale temporali brevi, mentre “è più simile a un liquido viscoso su scale temporali lunghe”. Pertanto hanno iniziato a studiare nel dettaglio in che modo si formano le spaccature sulle piattaforme, chiedendosi se si comportassero in modo più simile al vetro oppure al Silly Putty, un giocattolo a base di polidimetilsilossano (PDMS) – un polimero del silicone – che si presenta come una pasta molle, con peculiari caratteristiche fisiche. “I nostri calcoli per questo evento mostrano che è molto più simile alla rottura del vetro”, ha spiegato Olinger.

Grazie alle simulazioni i ricercatori hanno inoltre determinato che l'acqua dell'oceano che penetra all'interno delle fratture gioca un ruolo fondamentale nella velocità di propagazione del rift. Basti sapere che, attraverso i dati raccolti dalle stazioni sismiche, è stato determinato che essa scorre ad almeno 2.300 metri cubi al secondo all'interno di queste fessure, influenzando a sua volta la velocità di rottura. Sono tutte informazioni preziose che aiuteranno i ricercatori a capire in che modo si formano i grandi iceberg e l'impatto dei ghiacciai in scioglimento sull'innalzamento del livello del mare, che potrebbe aumentare anche di diversi metri in futuro. I dettagli della ricerca “Ocean Coupling Limits Rupture Velocity of Fastest Observed Ice Shelf Rift Propagation Event” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica AGU Advances.

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