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Questo farmaco a RNA punta a rigenerare il cuore dopo l’infarto: possibile rivoluzione in cardiologia

Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati italiani sta sviluppando un farmaco potenzialmente rivoluzionario progettato per rigenerare il cuore dopo un infarto. Come funziona e perché potrebbe essere così efficace.
A cura di Andrea Centini
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Gli scienziati stanno progettando un farmaco potenzialmente rivoluzionario che potrebbe salvare la vita a moltissimi pazienti colpiti dall'infarto del miocardio, tra le principali cause di morte nei Paesi industrializzati assieme ad altre patologie cardiovascolari. La nuova terapia, che ha ricevuto un finanziamento di 1,5 milioni di Euro da parte dell'Unione Europea, si baserà sull'unione di due specifici principi attivi: uno è progettato per catalizzare la rigenerazione del tessuto cardiaco, l'altro dà vita a nuovi vasi sanguigni per vascolarizzare e quindi nutrire e ossigenare il muscolo.

Solo attraverso questa duplice azione è possibile immaginare di poter recuperare efficacemente i danni causati da un infarto. Il cuore del farmaco saranno due molecole a RNA, da selezionare tra un ventaglio di candidate già individuate dagli scienziati. Alcune di queste molecole sono in grado di stimolare la differenziazione in cardiomiociti, le cellule alla base del muscolo cardiaco, altre possono aumentare i fattori di trascrizione legati all'angiogenesi (come il fattore di crescita endoteliale vascolare VEGF), cioè alla creazione di nuovi vasi sanguigni, sia grandi come le arterie che piccoli alla stregua dei capillari. Unendo queste capacità, i ricercatori sperano di ottenere un “super farmaco” per curare l'infarto.

A guidare l'innovativo progetto di ricerca chiamato RESCUE (contrazione di Bridging the gap between cardiac regeneration and revascularization) è un team italiano composto da scienziati dell'Università degli Studi di Trieste e del Centro Cardiologico Monzino IRCCS. Allo studio partecipano anche colleghi di atenei internazionali in Spagna, Paesi Bassi, Turchia e Slovacchia. Il motivo per cui è così difficile curare il danno cardiaco – dopo un infarto o per altre condizioni mediche – risiede principalmente nel fatto che le cellule muscolari cardiache adulte non sono più in grado di dividersi e moltiplicarsi, come ad esempio quelle dell'epidermide e di altri tessuti. In pratica, una volta perse, non possono essere sostituite. Se ciò non bastasse, quando è danneggiato il tessuto cardiaco viene sostituito da tessuto cicatriziale che non ha la stessa contrattilità di quello sano, abbattendo la funzionalità del cuore e sfociando nell'insufficienza cardiaca, condizione che può portare alla morte i pazienti sopravvissuti a un infarto del miocardio. Proprio per questo riuscire a rigenerare il tessuto del cuore con tessuto "fresco e vascolarizzato" può rappresentare una vera e propria svolta nella cardiologia.

“Per molti anni i progressi nei campi della rigenerazione cardiaca e dell’angiogenesi hanno proceduto parallelamente, senza parlarsi. Tuttavia, per riparare un cuore danneggiato da un infarto è necessaria la formazione sia di nuovo muscolo cardiaco sia di nuovi vasi sanguigni. Con il progetto RESCUE puntiamo a colmare questa lacuna tra rigenerazione cardiaca e rivascolarizzazione: vogliamo, infatti, sviluppare un nuovo farmaco biologico, che contenga due principi attivi – e in particolare due molecole di RNA – in grado di rigenerare il cuore e simultaneamente promuovere la vascolarizzazione del tessuto rigenerato”, ha dichiarato in un comunicato stampa la professoressa Serena Zacchigna, docente di biologia molecolare presso il dipartimento di scienze mediche, chirurgiche e della salute dell’Università degli Studi di Trieste e direttrice del laboratorio di biologia cardiovascolare dell’ICGEB (Centro Internazionale di Ingegneria Genetica e Biotecnologie). “L’infarto del miocardio continua ad essere una delle principali cause di morte. La ricerca ha recentemente prodotto nuovi farmaci a RNA che agiscono sui fattori di rischio dell’infarto, ma non si hanno ancora terapie che stimolano la riparazione del cuore. Nei prossimi anni ci aspettiamo che un numero sempre maggiore di farmaci a RNA arrivi alla clinica per il trattamento delle malattie cardiache”, le ha fatto eco il professor Giulio Pompilio, direttore scientifico del Centro Cardiologico Monzino IRCCS.

La speranza è che il nuovo farmaco biologico a base di molecole di RNA possa passare al più presto dalla carta alla sperimentazione clinica, dove potrebbe realmente rivoluzionare il trattamento di una delle patologie più comuni e letali nei Paesi occidentali. Basti sapere che, nell'Unione Europea, secondo i dati un recente studio, nonostante l'impatto catastrofico della pandemia nel 2020 il 44 percento delle morti è stato causato proprio da infarto e ictus, ovvero circa 440.000 decessi su 1,7 milioni. In Italia i decessi causati da condizioni del sistema cardiocircolatorio sono circa il 40 percento del totale ogni anno.

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