Questi otto sintomi possono suggerirti che hai la variante Omicron
Sebbene manchino ancora tutte le conferme del caso, la variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 sembrerebbe causare sintomi generalmente più lievi e comunque un po' diversi da quelli provocati dai primi ceppi del patogeno pandemico. Poiché sono stati già registrati diversi morti legati alla nuova variante – il primo negli USA è stato un non vaccinato del Texas – è comunque opportuno attendere dati più approfonditi per conoscerne l'effettiva morbilità; tuttavia alcune indagini epidemiologiche stanno segnalando che sussistono alcune differenze. Uno degli studi più ampi in tal senso è il progetto di ricerca ZOE COVID Symptom Study condotto nel Regno Unito, in cui milioni di pazienti segnalano autonomamente la propria sintomatologia. Si basa su un'applicazione per dispositivi mobili ed è coordinato dall'illustre professor Tim Spector, docente di Epidemiologia Genetica e direttore presso il Dipartimento della Ricerca sui Gemelli del prestigioso King's College di Londra.
Dall'analisi dei dati dei caricati dai pazienti contagiati dalla variante Omicron è emerso che i sintomi più frequenti sono perlopiù assimilabili a quelli di un raffreddore, più che a quelli di un'influenza. Ben il 50 percento dei casi, infatti, non presenta infatti tosse, febbre e perdita dell'olfatto (anosmia), che sono invece considerati i tre sintomi principali della COVID-19, la malattia provocata dal coronavirus SARS-CoV-2. Tra i sintomi “rilevatori” di un'infezione provocata dal nuovo ceppo – identificato in Sudafrica alla fine di novembre – vi sono la rinorrea (il naso che cola); il mal di testa; l'affaticamento più o meno marcato; starnuti e gola irritata, seguiti da mal di schiena, sudorazione notturna e dolori muscolari. “I rapporti dei collaboratori hanno anche identificato la perdita di appetito e la nebbia cerebrale come sintomi comuni”, si legge in un articolo legato allo studio. In un “cinguettio” su Twitter il professor Spector ha manifestato tutta la sua frustrazione per il fatto che il National Health Service (NHS) – il sistema sanitario nazionale britannico – non ha mai cambiato la lista dei sintomi Covid ufficiali, lasciando come riferimento i soli tre principali dall'inizio della pandemia. “Quanto sarebbe difficile per l'NHS aggiungere i sintomi Covid simili al raffreddore a questo elenco per aiutare a ridurre la diffusione?? Ancora oltre il 50 percento dei casi attuali manca dei 3 sintomi tradizionali”, ha chiosato lo scienziato.
Altre indagini, come riportato da El Pais, segnalano che la perdita dell'olfatto è ormai rara o quasi inesistente, quando all'inizio della pandemia rappresentava invece uno dei sintomi più significativi della nuova infezione respiratoria (interessava fino al 70 percento dei pazienti). A sostegno della minore morbilità della variante Omicron vi sarebbe ciò che si è verificato in un ristorante di Olso, dove un viaggiatore proveniente dal Sudafrica ha contagiato circa il 75 percento dei 110 presenti. Fra essi solo il 12 percento ha perduto l'olfatto, inoltre nessuno ha avuto bisogno di un ricovero in ospedale. “Vediamo starnuti, rinorrea, mal di gola più moderato e meno febbre rispetto ad altre varianti”, ha affermato al quotidiano spagnolo in relazione ai casi di variante Omicron la professoressa Carmen Fariñas, responsabile del dipartimento di malattie infettive presso l'ospedale universitario Marqués de Valdecilla di Santander, “È molto simile a un normale raffreddore ma forse con un po' più di stanchezza e disagio. Non vediamo più la perdita di olfatto e gusto che si verificava soprattutto con la variante alfa”, ha aggiunto l'esperta. Tuttavia sottolinea anche che è prematuro sottolineare che siamo innanzi a una variante meno pericolosa. “È vero che stiamo vedendo meno ingressi, ma ora la maggior parte della popolazione è vaccinata e molti altri hanno memoria di una precedente infezione”, ha chiosato la scienziata. Poiché la variante Omicron è molto trasmissibile, c'è inoltre il rischio di un'ondata di ricoveri per la legge dei grandi numeri.
Come spiegato a fanpage dal virologo Fabrizio Pregliasco, la variante Omicron potrebbe provocare infezioni più lievi poiché la maggior parte delle mutazioni sarebbe concentrata nella parte S1 della proteina S o Spike del coronavirus SARS-CoV-2, quella legata alla contagiosità e non all'aggressività. Un recente studio condotto da scienziati statunitensi e indiani della società nference Lab ha invece rilevato che la nuova variante potrebbe aver acquisito un “pezzetto” di comune coronavirus del raffreddore nel proprio genoma. Sarà necessario attendere ulteriori studi per avere conferma di questi dati.