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Questi cibi quadruplicano il rischio di cancro dopo i 50 anni

Un team di ricerca internazionale ha determinato che una dieta ricca di proteine animali quadruplica il rischio di cancro durante la mezza età.
A cura di Andrea Centini
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Nel 2015 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha inserito ufficialmente la carne rossa e lavorata – come gli insaccati – nella lista delle sostanze cancerogene, finendo in compagnia di alcol, fumo, arsenico e altri composti. Da allora diversi altri studi hanno confermato questa associazione, in particolar modo al cancro al colon retto, come evidenziato dalla ricerca “Discovery and features of an alkylating signature in colorectal cancer” pubblicata sull'autorevole rivista scientifica specializzata Cancer Discovery dell’American Association for Cancer Research. In Italia l'aggressivo tumore all'intestino rappresenta il secondo fra i big killer: basti pensare che, in base al rapporto “I numeri del cancro”, nel 2016 ha provocato circa 20mila morti, in leggera maggioranza uomini. Tra le principali cause figurano la vita sedentaria e appunto una dieta ricca di carne. Nuove conferme del legame tra cancro e un modello alimentare principalmente basato su proteine di origine animale arriva da un nuovo studio internazionale, in cui è stato dimostrato che il consumo di latte, formaggio e carne durante la mezza età (tra i 50 e i 65 anni) è associato a un rischio di cancro quattro volte superiore, paragonabile a quello del vizio del fumo.

A condurre la nuova indagine è stato un team di ricerca guidato da scienziati statunitensi dell'Università della California Meridionale di Los Angeles, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Medicina dell'Università di Washington di St. Louis, del Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra dell'Università della Calabria, dell'Università di San Francisco de Quito e Istituto IEMYR (Ecuador), del Buck Institute for Research on Aging e di altri centri di ricerca. Gli scienziati, coordinati dal professor Valter D. Longo, docente presso la Scuola di Gerontologia “Davis” dell'ateneo californiano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di oltre seimila persone con età superiore ai cinquanta anni. I partecipanti, sottoposti a questionari alimentari periodici, sono stati seguiti per un periodo di follow-up di ben 18 anni. Incrociando tutti i dati è emerso che il gruppo di volontari che riportava un'elevata assunzione di proteine presentava un rischio di morte per cancro ben quattro volte superiore rispetto a coloro che seguivano una dieta a basso contenuto di proteine. Il professor Longo e colleghi hanno osservato anche che chi seguiva una dieta ricca di proteine presentava un aumento della mortalità del 75 percento per tutte le cause. Come indicato nell'abstract dello studio, “queste associazioni venivano annullate o attenuate se le proteine erano di origine vegetale”. I ricercatori si sono concentrati sul consumo di proteine poiché le persone e i modelli murini (roditori) con carenze del recettore dell'ormone della crescita/IGF-1 mostrano un rischio significativamente ridotto di sviluppare malattie legate all'età, come appunto il cancro. Poiché la restrizione proteica riduce l'attività di GHR-IGF-1, gli autori dello studio hanno voluto indagare sulla relazione tra l'assunzione di proteine e mortalità, trovando il forte legame col cancro se le proteine consumate sono di origine animale.

Va tenuto presente che gli scienziati hanno definito come ricca di proteine una dieta con almeno il 20 percento delle calorie quotidiane derivato appunto da proteine; si definiva dieta moderatamente proteica quella col 10-19 percento delle calorie derivato dalle proteine e una poco proteica con meno del 10 percento delle calorie legate alle proteine. È interessante notare che il rischio di cancro e mortalità per tutte le cause era specificatamente associato alla fascia di età tra i 50 e i 65 anni, mentre oltre i 65 anni un maggior consumo di proteine è risultato protettivo nei confronti del cancro. Ciò può dipendere dalle differenze metaboliche che si instaurano nella terza età. Tuttavia, una dieta ricca di proteine è risultata associata a un aumento della mortalità di ben cinque volte per il diabete, in tutte le età considerate. “Questi risultati suggeriscono che un basso apporto proteico durante la mezza età, seguito da un consumo proteico da moderato ad alto negli anziani, può ottimizzare la salute e la longevità”, hanno concluso gli autori dello studio. I dettagli della ricerca “Low Protein Intake Is Associated with a Major Reduction in IGF-1, Cancer, and Overall Mortality in the 65 and Younger but Not Older Population” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Cell Metabolism.

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