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Questi cibi possono ridurre il rischio di problemi di memoria in età avanzata: cos’è la dieta Mind

Seguire la dieta Mind o mangiare spesso gli alimenti da essa previsti sembra ridurre il rischio di sviluppare declino cognitivo in età avanzata, una condizione che può degenerare spesso in forme di demenza. Il nuovo studio dell’American Academy of Neurology.
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"Mens sana in corpore sano", diceva un proverbio latino e oggi, secoli dopo, siamo ancora qui ad ammettere che avevano ragione. Ad esempio, esistono decine di studi che dimostrano l'impatto dell'alimentazione sulla salute della nostra mente. Ora un nuovo studio dell‘American Academy of Neurology ha dimostrato come seguire un certo tipo di dieta possa perfino ridurre il rischio di declino cognitivo, ovvero quel peggioramento delle prestazioni cognitive che spesso può degenerare in forme di demenza. Vi lasciamo qui una scheda sui primi sintomi e sulle differenze rispetto al morbo di Alzheimer.

La dieta individuata dallo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Neurology, prevede la combinazione di alcuni alimenti presenti nella cosiddetta "Mind Diet", già nota per i suoi benefici per le prestazioni cognitive e nata nel 2015 dall'incontro tra la dieta mediterranea e la dieta Dash. La sigla sta per "Dietary Approaches to Stop Hypertension": si tra tratta di uno stile alimentare proposto qualche anno fa da alcuni esperti del Regno Unito con l'obiettivo di ridurre i rischi legati alla presenza di ipertensione.

Lo studio sulle abitudini alimentari

I ricercatori sono riusciti a stabilire questa associazione tra la dieta Mind e un minore rischio di sviluppare demenza studiando per un anno l'alimentazione di un gruppo di oltre 14.100 persone con età media di 64 anni. I partecipanti erano sia maschi che femmine, sia bianchi che neri. Le loro condizioni di salute sono state monitorate per un periodo di dieci anni. Per calcolare quante persone mostrassero segnali di deterioramento cognitivo, i ricercatori hanno testato le loro prestazioni cognitive e la loro memoria, prima e dopo la fine dello studio.

Il punto era capire quanto il loro stile alimentare fosse vicino alla dieta Mind, che per definizione predilige verdure a foglia verde e in generale il consumo di vegetali, ma anche frutti di bosco, cereali integrali, olio di oliva e noci. Per farlo i ricercatori hanno assegnato un punto a una decina di alimenti che possono essere considerati tipici della dieta Mind, ad esempio un punto per per sei o più porzioni settimanali di verdure a foglie verdi, un punto per tre porzioni di fagioli a settimana o un punto per due o più porzioni di frutti rossi a settimane. La lista completa è sul sito dell'American Academy of Neurology.

Come cambia il rischio di declino cognitivo

I ricercatori hanno poi chiesto ai partecipanti di rispondere a un questionario sulle loro abitudini alimentari nell'ultimo anno: in questo modo hanno potuto assegnare a ogni partecipante un punteggio totale che fosse in grado di rispecchiare l'aderenza di ognuno alla dieta Mind. Dai punteggi ottenuti è stato possibile dividere i partecipanti in tre gruppi: il primo raccoglieva i partecipanti con punteggio medio 5 (gruppo basso), il secondo con punteggio medio 7  (gruppo intermedio) e il terzo con punteggio medio 9 (gruppo alto).

Dopo i dieci anni di osservazione, nel gruppo basso aveva sviluppato segni di deterioramento il 12% dei partecipanti, nel gruppo intermedio l'11% e nel gruppo alto il 10%. In sostanza – spiegano i ricercatori – un'alimentazione in cui sono presenti gli alimenti consigliati nella dieta Mind è stata associata a una riduzione del 4% del rischio di sviluppare deterioramento cognitivo, sia nei maschi che nelle femmine.

Non solo i ricercatori hanno anche osservato una maggiore riduzione del rischio del 6% nelle donne che avevano una dieta ancora più vicina a quella Mind. Un'ulteriore diminuzione che però non è stata evidenziata negli uomini presenti nel campione. Sebbene – hanno chiarito gli autori – questi risultati debbano essere seguiti da ulteriore conferme, il loro significato in termini di prevenzione non va sottovalutato: "È emozionante ipotizzare che con alcune semplici modifiche alla loro dieta le persone potrebbero potenzialmente ridurre o ritardare il rischio di problemi cognitivi", hanno scritto gli autori principali della ricerca.

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