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Questa popolazione dell’Amazzonia sfida la legge del tempo: il loro corpo non invecchia come il nostro

Gli Tsimané vivono nella foresta amazzonica, nel cuore della Bolivia, e pur avendo minimi livelli di accesso all’assistenza sanitaria, i loro anziani hanno livelli di deterioramento cognitivo e tassi di malattie cardiache tra i più bassi registrati nell’età avanzata. Per i ricercatori il motivo della loro salute in età avanzata va ricercata nel loro stile di vita, molto lontano da quello dei paesi industrializzati.
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Nascosta nel profondo della foresta amazzonica, a 600 km a nord de La Paz, in Bolivia, vive una popolazione indigena semi-nomade, i cui anziani sembrano non subire gli effetti del tempo. Sono gli Tsimané o Chimane, di cui oggi ne sopravvivono poche migliaia, secondo gli ultimi calcoli effettuati circa 16.000, sparsi nei diversi villaggi nei bassipiani della Bolivia.

Da qualche anno questa popolazione ha attirato l'attenzione di alcuni studiosi e ricercatori di antropologia, che ne volevano studiare le abitudini e gli stili di vita, tuttavia l'interesse nei confronti di questa comunità da antropologico si è presto trasformato in medico. Studiando gli Tsimané i ricercatori si sono infatti accorti che nei pochi anziani presenti – la vita media non supera i 50 anni – il cuore e il cervello mostrano uno stato di conservazione di gran lunga migliore di quello documentato in media nei coetanei che vivono nei paesi industrializzati, come in Europa, Giappone o Stati Uniti, con livelli di malattie cardiache e demenza nettamente inferiori.

Cervello e cuori in ottima salute

Il primo studio condotto sugli Tsimané è stato pubblicato nel 2017 sull'importante rivista scientifica The Lancet: ha dimostrato che gli appartenenti a questo popolo aveva un cuore straordinariamente sano anche in età avanzata. Quella ricerca aveva infatti spiegato come mai ci fosse un così basso tasso di malattie cardiovascolari nella comunità: gli Tsimané hanno infatti la più bassa prevalenza di aterosclerosi coronarica di qualsiasi popolazione conosciuta dalla scienza, una condizione che aumenta il rischio di infarti.

Uno studio successivo, pubblicato nel 2021 su The Journal of Gerontology, ha inoltre scoperto che non solo i cuori degli anziani Tsimané sono in condizioni migliori della media, ma anche i loro cervelli subiscono una diminuzione del volume molto più lenta (inferiore del 70%) rispetto alle popolazioni occidentali. Considerato che la perdita di volume cerebrale, anche detta atrofia cerebrale, – spiegano i ricercatori dell'University of Southern California – può essere correlata al deterioramento cognitivo, questa caratteristica fa pensare che gli anziani Tsimané abbia un rischio molto inferiore di sviluppare demenza, nonostante gli alti livelli di infiammazione.

Tra le ragioni possibili c'è il loro stile di vita

I ricercatori spiegano che probabilmente questa capacità degli Tsimané di resistere al deterioramento cognitivo, nonostante gli alti livelli di infiammazione, è da ricercare nel fatto che "negli occidentali l'infiammazione è associata all'obesità e alle cause metaboliche", mentre in questa popolazione la causa principale è rappresentata dalle infezioni, prima causa di morte all'interno di questo popolo.

A svolgere un ruolo chiave quindi potrebbe essere il loro stile di vita: queste popolazioni consumano una dieta ricca di fibre, verdure, pesce e carne magra, inoltre vivendo per lo più di agricoltura e caccia, sono fisicamente molto attivi e non hanno affatto una vita sedentaria.

Proprio confrontando gli alti livelli di infiammazione – negli occidentali associata all'atrofia cerebrale – con il basso tasso di perdita del volume cerebrale, i ricercatori sono arrivati a supporre che sia "il nostro stile di vita sedentario e la nostra dieta ricca di zuccheri e grassi" a "renderci più vulnerabili a malattie come l'Alzheimer", spiega Hillard Kaplan, della Chapman University, uno dei massimi esperti del popolo Tsimané.

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