Questa estate gli incendi hanno divorato 425mila ettari di boschi nell’UE: i Paesi più colpiti
Tra luglio e agosto nei Paesi dell'Unione Europea sono stati divorati dagli incendi 425.000 ettari di territorio boschivo. Un dato drammatico che sottolinea l'eccezionalità di questa estate, caratterizzata da un caldo “iperestremo” paragonabile a quello registrato nel 2003, quando si verificò l'estate più rovente in assoluto. A comunicare che nei due mesi scorsi sono andati in fumo circa mezzo milione di ettari nell'UE sono stati gli scienziati del Copernicus Emergency Management Service (CEMS), una branca del programma satellitare gestito dalla Commissione Europea e dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) che monitora i rischi legati a incendi, inondazioni e siccità.
In base ai dati raccolti dal Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (EFFIS) legato al CEMS, tra i Paesi più colpiti dai roghi ci sono stati quelli della Penisola Iberica, con 10 procedure di “Rapid Mapping” e 3 di “Risk and Recovery Mapping activations” in Spagna e 6 di “Rapid Mapping activations” in Portogallo. Sono misure eccezionali che si attivano in condizioni di emergenza: il “Rapid Mapping”, ad esempio, fornisce informazioni geospaziali entro alcune ore o giorni da una richiesta di supporto, per coadiuvare le attività di gestione di un'emergenza subito dopo un disastro; il “Risk & Recovery Mapping” fornisce informazioni geospaziali a supporto delle attività di Gestione dei Disastri, “comprese le fasi di prevenzione, preparazione, riduzione del rischio e ripristino”, spiega Copernicus. Tra il primo giugno e il 31 agosto 2022 per l'Italia sono state attivate 3 procedure di Rapid Mapping: il 17 agosto sull'isola di Pantelleria, il 19 luglio in Friuli Venezia Giulia e il 18 luglio in Toscana.
Nel video condiviso su Twitter dal CEMS è possibile vedere l'evoluzione degli incendi tra il 1 giugno e il 31 agosto dei Paesi dell'UE. Sebbene il nord del Portogallo è la Spagna nordoccidentale risultino particolarmente colpiti, è impressionante il numero e l'estensione dei roghi che si vedono comparire in Sicilia, Calabria e lungo la costa tirrenica tra Campania e Lazio. Significativi anche i roghi costieri in Albania, Montenegro, Bosnia e Croazia. La perdita di centinaia di migliaia di ettari di aree boschive ha un impatto significativo sulla biodiversità, sul riscaldamento globale (attraverso il rilascio di carbonio e la distruzione degli alberi che lo trattengono) e sull'inquinamento, a causa della fuliggine e delle ceneri che vengono disperse nell'ambiente. Queste sostanze sono anche in grado di favorire lo scioglimento dei ghiacciai: il cosiddetto “nerofumo” che spesso oscura i corpi glaciali è composto anche dai detriti derivati dagli incendi trasportati dai fenomeni atmosferici. È in grado di ridurre l'albedo – la capacità di riflettere i raggi solari – delle superficie ghiacciate / nevose, far accumulare calore aggiuntivo e dunque catalizzare lo scioglimento, come evidenziato sul grande Ghiacciaio dei Forni in Lombardia.
Gli incendi sono inoltre favoriti indirettamente dai cambiamenti climatici, dando vita a un circolo vizioso. L'innalzamento delle temperature favorisce infatti la siccità e la vegetazione secca, più suscettibile all'innesco e alla propagazione delle fiamme. Il riscaldamento globale aumenta anche il rischio di tempeste di fulmini, che possono catalizzare le probabilità di incendio nei territori suscettibili. Non c'è da stupirsi che, secondo un recente studio internazionale guidato da scienziati dell'Università di Barcellona, si stima che entro il 2100 gli incendi nel Mediterraneo risulteranno dal 40 al 100 percento più violenti ed estesi.