Quattro balene morte in 4 giorni, ex fondatore di Greenpeace accusa i parchi eolici offshore
In soli quattro giorni, tra giovedì 4 e domenica 7 maggio, quattro balenottere minori (Balaenoptera acutorostrata) si sono spiaggiate lungo la costa atlantica degli Stati Uniti. Secondo il dottor Patrick Moore, ecologo e cofondatore di Greenpeace, la responsabilità di questi e altri numerosi spiaggiamenti di balene sarebbe da attribuire alle navi impegnate nelle attività di prospezione dei fondali marini, volte alla futura costruzione di parchi eolici in mezzo all'oceano (off-shore). Queste imbarcazioni sono infatti dotate di sonar e altri strumenti all'avanguardia per condurre indagini geofisiche ad alta risoluzione (HRG); con essi bombardano – letteralmente – il fondale di onde sonore per ottenere con precisione i dettagli morfologici e di composizione (in base a come ‘rimbalzano' queste onde si ottengono dati dettagliatissimi). Si ritiene che questo frastuono sottomarino sia molto pericoloso per la fauna marina, in particolar modo per i cetacei.
Secondo Moore il legame tra le attività di indagine geofisica e le morti sospette di numerose balene non è sottovalutare. Del resto è noto da tempo che i sonar delle navi (così come le attività di estrazione offshore) sono in grado di interferire con i sistemi di comunicazione e il biosonar dei cetacei odontoceti – quelli con i denti – come delfini, capodogli e zifi. Nel mirino degli esperti ci sono soprattutto i famigerati sonar attivi a media frequenza (MFA), il cui impiego sulle navi da gierra è iniziato circa 60 anni fa. Esercitazioni militari sono state associate a diversi spiaggiamenti di zifi, i “campioni di immersione” tra i cetacei. Questi sonar lanciano impulsi a 200 decibel e rappresentano una vera e propria tortura per i mammiferi marini, che per il dolore atroce risalgono in superficie a grandissima velocità, andando incontro alla letale malattia da decompressione che li porta a spiaggiarsi (la malattia colpisce anche i sub che risalgono in superficie troppo rapidamente). Centinaia di delfini sarebbero morti nel Mar Nero a causa delle attività navali connesse alla guerra in Ucraina.
Come specificato da Moore al New York Post, l'effetto degli impulsi acustici ad alta intensità prodotti dalle “navi eoliche” è sconosciuto e non è irragionevole pensare che possano essere responsabili degli spiaggiamenti delle balene. C'è comunque da tenere presente che le specie più esposte ai rischi sono i cetacei odontoceti che hanno un biosonar. Come spiegato dall'Università di Pavia questo sistema non sembra essere presente nei misticeti, cioè nei cetacei con fanoni, come le quattro balenottere minori spiaggiatesi recentemente negli USA. È chiaro però che il fracasso possa rendere confusionario l'ambiente sottomarino e danneggiare l'udito degli animali, impedendo la comunicazione tra gli esemplari e alterando la navigazione, aumentando il rischio di spiaggiamenti. Secondo il dottor Moore tale rischio potrebbe aumentare sensibilmente una volta che i parchi eolici saranno “piantati” e resi operativi. L'incremento di balene morte lungo la costa atlantica degli Stati Uniti ha avuto un'impennata a partire dal 2016, proprio da quando è diventato operativo il primo parco eolico offshore degli USA, il Block Island Wind Farm al largo di Rhode Island, basato su cinque turbine (ve n'è un secondo operativo dal 2020, il Coastal Virginia Offshore Wind Project). Da allora circa 200 megattere si sono spiaggiate lungo la costa atlantica fino ad oggi, di cui 16 soltanto nel 2023 (sette sulla costa del New Jersey).
Le autopsie condotte dagli scienziati del NOAA sulle carcasse dei mammiferi marini hanno tuttavia riscontrato evidenze di collisioni con navi e coinvolgimento di reti da pesca nella maggior parte dei casi, pertanto il ruolo delle navi da prospezione e dei parchi eolici negli spiaggiamenti non è sostenuta da prove empiriche, come evidenziato dal portavoce del governatore del New Jersey Phil Murphy. “I risultati delle loro indagini sono stati unanimi e inequivocabili: in questo momento, non ci sono prove di collegamenti specifici tra la recente mortalità delle balene e le indagini in corso per lo sviluppo dell'eolico offshore”, ha dichiarato al New York Post. Si ritiene che a causa il maggior numero dei decessi sia l'incremento significativo del traffico navale, che ha subito una vera e propria impennata durante la pandemia di COVID-19 per favorire gli acquisti online.
Non a caso anche Greenpeace si dissocia dalle dichiarazioni del suo ex fondatore Moore, col quale ha tagliato i ponti da diverso tempo a causa di polemiche e differenti vedute in tema di ambientalismo. “In questo momento, a causa della mancanza di prove che suggeriscono danni causati dallo sviluppo dell'eolico offshore, la posizione di Greenpeace resta che il modo migliore per proteggere le balene è creare santuari oceanici, eliminare la plastica monouso alla fonte e fermare la nostra dipendenza da petrolio e gas”, ha dichiarato al NYP Arlo Hemphill, attivista di Greenpeace USA. I parchi eolici offshore costruiti negli USA e altrove servono proprio ad affrancarsi dai combustibili fossili, ma il loro impatto deve essere valutato approfonditamente. Ciò che è certo è che le balene continuano a morire e il responsabile è sempre l'essere umano, indipendentemente dal metodo utilizzato.