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Quanto sono comuni i genitori dello stesso sesso negli animali

L’omogenitorialità è stata osservata anche negli animali, in particolar modo negli uccelli. Ecco quanto è comune e cosa comporta.
A cura di Andrea Centini
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Nella nostra specie esistono famiglie in cui i genitori (o il singolo genitore) possono essere eterosessuali e / o omosessuali, con figli sia biologici che adottivi. Ma cosa succede nel Regno Animale? Quanto è comune l'omogenitorialità – condizione in cui i genitori hanno lo stesso sesso – tra gli animali? A questa domanda hanno risposto alcuni esperti intervistati da IFLScience. Tra essi figura il professor Paul Rose, docente di Zoologia presso l'Università di Exeter, che ha sottolineato l'importanza di fare attenzione a lanciarsi in affermazioni antropomorfe sulla sessualità e sul genere degli animali, visto che alcune caratteristiche sono proprie “dell'animale uomo”.

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Fatta questa doverosa premessa, è possibile fare diversi esempi di omogenitorialità negli animali. I casi più noti da studiosi e grande pubblico sono quelli di pinguini gay tenuti in cattività, ai quali sono state affidate uova abbandonate dalle femmine. Tra le storie più significative vi è quella di Ping e Skipper, due pinguini reali (Aptenodytes patagonicus) originari dell'Antartide e ospitati allo zoo di Berlino, che hanno adottato un uovo lasciato dall'unica femmina presente nella struttura. Balzati agli onori della cronaca internazionale anche i due pigoscelidi comuni o pinguini Papua (Pygoscelis papua) Sphen e Magic, ospitati presso l'acquario Sea Life di Sydney. I due pinguini omosessuali iniziarono a preparare il nido e mostrare comportamenti riproduttivi, così si decise di affidare loro un uovo di plastica; ben presto però gli scienziati consegnarono agli “Sphengic” – questo il loro soprannome – un uovo vero, che hanno accudito come una coppia di pinguini eterosessuali. Lo stesso hanno fatto Elmer e Lima, due pinguini di Humboldt (Spheniscus humboldti) ospitati al Rosamond Gifford Zoo di Syracuse, che hanno ricevuto un uovo da covare come parte del programma di conservazione di questa specie, particolarmente minacciata.

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Le cure biparentali, cioè con entrambi i genitori che si prendono cura dei piccoli, per l'uomo sono del tutto normali, ma non è affatto così per molti altri mammiferi, nei quali molto spesso è solo la femmina ad accudirli. A volte le femmine sono addirittura costrette a difendere i figli dalla violenza dei maschi, che provano a eliminarli proprio per spingere la femmina ad accoppiarsi nuovamente. Negli uccelli, d'altro canto, le cure biparentali sono molto diffuse. I due genitori, infatti, possono alternarsi nella cova e nel nutrimento della prole, bisognosa di cure per un certo periodo di tempo prima di diventare autonomi. Nei bianconi o aquile dei serpenti, ad esempio, dopo la schiusa la femmina resta nel nido a proteggere i pulli, mentre il maschio fa avanti e indietro portando prede per la compagna e i piccoli. “Negli uccelli, a parte la deposizione delle uova, un maschio può fare tutto ciò che può fare una femmina. Può incubare, nutrire i pulcini e può proteggere il nido dai predatori”, ha dichiarato a IFLScience la professoressa Marlene Zuk, docente di Biologia Evolutiva dell'Università del Minnesota. Proprio per questo negli uccelli l'omogenitorialità è un tratto che può essere osservato.

Oltre ai pinguini, sono noti casi di coppie di cigni neri (Cygnus atratus) maschi che in Australia hanno allevato con successo un uovo. Queste coppie – che naturalmente non depongono – possono addirittura scacciare da un nido un maschio e una femmina per appropriarsi di un uovo e covarlo. Incredibilmente, il loro tasso di involo (successo della cova) risulterebbe persino superiore a quello di una coppia di cigni eterosessuali, come evidenziato dallo studio “Ecological Studies of the Black Swan III. Behaviour and Social Organisation”. Ma si tratta di una ricerca vecchia di 40 anni e quindi i risultati vanno presi con cautela. L'omogenitorialità è stata osservata anche nei fenicotteri, nei quali tuttavia verrebbe innescata dal numero sbilanciato tra maschi e femmine in cattività. “In genere è un artefatto dell'ambiente di prigionia”, ha spiegato il professor Rose. Lo studio “Investigating parental care behaviour in same-sex pairing of zoo greater flamingo (Phoenicopterus roseus)” ha seguito il comportamento di una coppia di fenicotteri femmine, riscontrando una completa analogia con quello di una coppia eterosessuale. Altri casi di omogenitorialità sono stati osservati negli avvoltoi (in cattività) e tra gli albatri di Laysan (in natura). Nonostante vi siano casi noti, non va fatta comunque fatta confusione con ciò che si verifica nella nostra specie. “Le persone sono fluide nella loro sessualità e non esiste una scala eteronormatica. Ma nel regno animale, gli esempi di accoppiamento omosessuale non possono essere considerati fattibilmente legati al DNA o determinati dalle attrazioni e dai desideri di un individuo (semplicemente non possiamo misurarlo)”, ha dichiarato a IFLScience il professor Rose. Lo scienziato sottolinea che pressioni ambientali o “altri fattori al di fuori del loro controllo” possono spingere gli animali alla omogenitorialità.

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