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Quanto mercurio c’è nel tonno in scatola e quali livelli sono tossici per l’organismo

Il tonno in scatola venduto in Italia può contenere livelli di mercurio che superano i limiti massimi previsti e che possono essere tossici per l’organismo: ecco cosa c’è da sapere sui rischi per la salute, sui primi sintomi di avvelenamento e quante scatolette di tonno è sicuro mangiare in una settimana.
A cura di Valeria Aiello
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Il tonno in scatola può contenere alti livelli di mercurio, una sostanza chimica altamente dannosa per la salute / Photo Credit iStock
Il tonno in scatola può contenere alti livelli di mercurio, una sostanza chimica altamente dannosa per la salute / Photo Credit iStock

L’allarme sul mercurio nel tonno in scatola, scattato dopo che i test sulle scatolette vendute anche in Italia hanno rivelato livelli di mercurio pericolosamente elevati, sta facendo emergere diverse preoccupazioni sulla sicurezza di uno degli alimenti di cui gli italiani sono tra i maggiori consumatori al mondo.

L’indagine, condotta dall’Ong francese Bloom, ha messo in luce che tutto il tonno in scatola analizzato contiene tracce di mercurio e che più di una scatoletta su due (57%), tra quelle in vendita in Germania, Regno Unito, Spagna, Francia e, appunto, in Italia, supera la soglia di mercurio ammissibile di 0,3 mg/kg stabilita per alcune specie ittiche, come le alici e il merluzzo. Una scatoletta di tonno su dieci (di cui cinque prodotti in vendita in Italia) contiene livelli di mercurio che superano anche la tolleranza massima prevista per il tonno (1 mg/kg).

Con quali rischi? Il mercurio è altamente dannoso per la salute e l’esposizione ripetuta, principalmente attraverso la dieta, ha diversi effetti negativi, in particolare sul cervello: ecco cosa c’è da sapere sul mercurio nel tonno in scatola, sui primi sintomi di intossicazione e quante scatolette di tonno è sicuro mangiare in una settimana.

Perché c’è mercurio nel tonno in scatola

Il tonno, come altri predatori o specie più longeve, come il pesce spada, può contenere alti livelli di mercurio nella forma organica e più pericolosa di questa sostanza chimica, chiamata metilmercurio, che tende ad accumularsi nei tessuti di pesci e molluschi nel tempo.

Essendo un predatore in cima alla catena alimentare, il tonno accumula metilmercurio anche quando consuma prede contaminate e, vivendo anche fino a 40 anni, è tra i pesci che possono raggiungere concentrazioni più elevate, anche dieci volte maggiori rispetto a quelle di specie più piccole.

Le preoccupazioni relative all’esposizione umana al mercurio hanno spinto ad azioni volte a cercare di ridurre le attività che rilasciano mercurio nell’ambiente, come l’estrazione di carbone e oro, la combustione del carbone e il trattamento dei rifiuti. Anche la cremazione dei corpi umani con otturazioni dentali in amalgama contribuisce all’inquinamento da mercurio ma, grazie alle restrizioni imposte a molte di queste attività, le emissioni di mercurio sono diminuite di circa il 90% dal 1990.

Nel tonno, tuttavia, il livelli di metilmercurio non sono diminuiti, anzi. Secondo gli esperti, il mercurio che nel tempo si è depositato nelle profondità dell’oceano tende comunque a risalire, fino alle acque in cui nuotano i tonni.

Quali sono i limiti massimi di mercurio nel tonno

La concentrazione massima di mercurio consentita nel tonno destinato al consumo umano è di 1 mg/kg, secondo le norme europee (Regolamento UE 617/2022). Questa concentrazione è superiore a quella consentita per altre specie ittiche, come acciughe, sardine, merluzzo, sgombro e salmone, che è pari a 0,3 mg/kg. Dall’indagine dell’Ong francese è emerso che nel tonno in scatola, su 150 scatolette analizzate, più della metà supera la soglia di mercurio ammissibile per queste specie ittiche, e che una su dieci (cinque su 28 acquistate in Italia) supera anche la tolleranza massima consentita per il tonno.

La contaminazione autorizzata da mercurio nel tonno non è stata fissata arbitrariamente: corrisponde ai livelli più alti di contaminazione riscontrati nel tonno – ha denunciato l’Ong Bloom – . In altre parole, la soglia di pericolosità non è stata fissata con l’obiettivo di tutelare la salute umana ma solo gli interessi finanziari dell’industria del tonno, il che genera una contaminazione diffusa nella popolazione,  con conseguenze potenzialmente gravi per la salute”.

Quali sono i rischi per la salute derivanti dall’esposizione al mercurio

Il mercurio, nella sua forma organica chiamata metilmercurio, è tossico per la salute umana e l’ingestione regolare, anche in piccole quantità, può avere diversi impatti negativi, tra cui danni al sistema nervoso, gastrointestinale, immunitario e cardiocircolatorio.

Quando ingerito, in particolare attraverso il consumo di pesce contaminato – le specie ittiche sono le principali fonti di esposizione al metilmercurio – è assorbito dall’organismo molto più efficacemente rispetto al mercurio inorganico e, precisa l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) è in grado di “introdursi nei follicoli dei capelli, attraversare la barriera placentare, quella ematoencefalica e quella emato-liquorale (barriere che proteggono il cervello dall'ingresso di agenti tossici), finendo per accumularsi non solo nei capelli ma soprattutto nel feto e nel cervello”.

L’aspetto più critico del metilmercurio è legato alla sua potente neurotossicità, cioè la sua tossicità per il sistema nervoso, soprattutto (e non solo), per quello di nascituri e di bambini piccoli, i più sensibili ai danni di questa neurotossina.  L’esposizione a questa sostanza prima della nascita e durante la prima infanzia – attraverso il consumo da parte della madre di pesce contaminato da metilmercurio, che può passare anche nel latte materno – rappresenta un serio rischio per lo sviluppo neurologico del bambino: per questo motivo che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) invita le donne in gravidanza a ridurre il consumo, soprattutto in gravidanza e durante la prima infanzia del bambino, di specie ittiche come tonno, pesce spada, luccio, squaloidi (come il palombo).

Quali sono i sintomi dell’intossicazione da mercurio

Segni e sintomi dell’intossicazione da mercurio e, in particolare, da avvelenamento da metilmercurio sono principalmente a carico del sistema nervoso e dipendono dalla quantità di metilmercurio ingerita, dalla durata dell’esposizione e dalle caratteristiche della persona, quali età e stato di salute generale. I sintomi di un’esposizione prolungata ad alti livelli di metilmercurio includono:

  • disturbi della vista, dell’udito e della parola,
  • formicolio e intorpidimento alle dita di mani e piedi,
  • mancanza di coordinazione
  • debolezza muscolare

L’esposizione al metilmercurio è, come detto, motivo di particolare preoccupazione durante gravidanza e nei bambini piccoli, perché il sistema nervoso di feto e neonati lattanti è ancora in fase di sviluppo e può essere più vulnerabile. Studi scientifici su popolazioni che consumano quantità relativamente elevate di frutti di mare, hanno rilevato impatti negativi, come alterazioni della memoria e deficit dell’attenzione e nello sviluppo del linguaggio nei bambini associati ad aumenti dell’esposizione al metilmercurio nell’utero e/o subito dopo la nascita.

Quali sono i livelli di mercurio tossici per l’organismo

I livelli di mercurio che hanno effetti tossici per l’organismo sono stati individuati in termini di assunzione settimanale tollerabile (tolerable weekly intake, TWI) dal panel di esperti scientifici sui contaminanti nella catena alimentare (CONTAM) dell’EFSA : per il mercurio, la dose settimanale tollerabile di assunzione è di 4 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo (μg/kg pc) – per la forma organica metilmercurio tale soglia è invece pari a 1,3 μg/kg pc. Ciò significa che un uomo di 70 kg potrebbe ingerire fino a 280 μg di mercurio alla settimana e che una donna di 60 kg potrebbe consumarne 240 μg di mercurio alla settimana senza effetti negativi sulla salute.

Con queste quantità (o al sotto di queste quantità) si dovrebbero mantenere le concentrazioni di mercurio nel sangue inferiori a 5,8 μg/l, un livello medio che, nel lungo termine, è considerato privo di rischi considerevoli.

Quante scatolette di tonno si possono mangiare in una settimana

Il consumo di tonno, e di pesce in generale, non dovrebbe superare più di 170 grammi alla settimana – l’equivalente di due-tre scatolette di tonno, come suggerito dalle principali linee guida internazionali.

Questa quantità – tenendo conto che 1000 microgrammi (µg) equivalgono a 1 milligrammo (mg) e che il limite massimo di mercurio nel tonno è stabilito in 1 mg/kg – corrisponde a 170 μg di mercurio ingeriti alla settimana, che sono al di sotto della TWI per il mercurio, la soglia di assunzione settimanale tollerabile, sia nel caso dell’uomo di 70 kg (280 μg di mercurio alla settimana) sia in quello della donna di 60 kg (240 μg di mercurio alla settimana).

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