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Quanto inquinano i coriandoli e perché sono una minaccia per l’ambiente e la nostra salute

I coriandoli, simbolo del Carnevale, sono spesso realizzati con materiali plastici non biodegradabili o con carta trattata con sostanze chimiche, il cui impatto ambientale può essere molto duraturo: i coriandoli in plastica, in particolare, contribuiscono all’inquinamento da microplastiche, una delle minacce ambientali e sanitarie più urgenti dei nostri tempi.
A cura di Valeria Aiello
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Non esiste Carnevale senza coriandoli, che sono simbolo di allegria e festeggiamenti, ma anche di scarsa considerazione del lato oscuro che si nasconde dietro il fugace lancio di questi piccoli ritagli colorati: spesso realizzati con carta trattata con sostanze chimiche o materiali plastici non biodegradabili, i coriandoli dispersi nell’ambiente diventano un problema a lungo termine. In particolare, quando prodotti con materiali plastici non biodegradabili, possono impiegare decenni se non secoli per degradarsi, rilasciando minuscole particelle plastiche che contribuiscono all’inquinamento da microplastiche, una delle minacce ambientali e sanitarie più urgenti dei nostri tempi.

Anche un recente studio ha incluso i coriandoli e altri articoli festivi in plastica tra le fonti significative di microplastiche, rilevando l’impronta di questi rifiuti che “sfuggono” agli operatori delle pulizie comunali. D’altra parte, anche i coriandoli in carta, che si decompongono in qualche mese, comportano comunque l’uso di risorse naturali per la loro produzione, anche se molte aziende stanno cercando di utilizzare carta riciclata. Ciò non significa che siano comunque compostabili: per esserlo, la carta dei coriandoli deve avere non solo basse concentrazioni di sostanze chimiche ma non deve neppure essere eccessivamente impregnata di colore.

Quanto inquinano i coriandoli

Se dispersi nell’ambiente, i coriandoli di carta inquinano di meno di quelli realizzati con materiali plastici, come il PVC (cloruro di polivinile), una delle plastiche più tossiche a causa della quantità di sostanze chimiche del cloro e diossina: secondo gli esperti, questi coriandoli possono impiegare anche 1.000 anni per decomporsi.

Nel frattempo, questi piccoli pezzetti di plastica possono finire nei fiumi e negli mari, dove vengono scambiati per cibo dagli animali marini, come pesci, tartarughe marine e uccelli, oppure si accumulano su spiagge o terreni, dove subiscono una degradazione dovuta agli agenti atmosferici, con conseguente frammentazione e formazione di microplastiche: queste minuscole particelle possono infiltrarsi nel suolo o essere trasportate nell’acqua dal vento o altri agenti atmosferici, persistendo nell’ambiente acquatico, con conseguenze dannose non solo sulle specie ittiche ma anche anche sulla salute umana.

Perché i coriandoli minacciano la nostra salute

I coriandoli e, più in generale, i materiali plastici con cui sono realizzati sono una fonte di microplastiche, le minuscole particelle di plastica che sono un problema ambientale e sanitario in tutto il mondo: queste particelle di dimensioni submillimetriche si diffondono facilmente nell’ambiente, contaminando mari, oceani, bacini e corsi d’acqua dolce, il suolo, la catena alimentare e persino l’aria, con impatti anche sulla salute umana.

Un crescente numero di ricerche ha dimostrato che le microplastiche possono entrare nel nostro organismo attraverso il cibo, l’acqua, l'aria che respiriamo e persino attraverso la cute: gli studiosi hanno trovato quantità significative di microplastiche nell’acqua del rubinetto, nell’acqua in bottiglia, nei frutti di mare e nell’aria, riscontrando la loro capacità persistere nel nostro organismo, dove possono innescare infiammazioni e portare a vari problemi di salute.

Recentemente, le microplastiche sono state trovate nel sangue, nei tessuti del cuore, nel cervello, nello sperma, nella placenta, nel latte materno, nel liquido follicolare ovarico, con impatti non ancora completamente chiariti, sebbene siano state trovate forti associazioni con l’aumento del rischio di ictus, infarti  e altre condizioni, come la riduzione della fertilità e il cancro.

È stato inoltre anche scoperto che le microplastiche contribuiscono alla crescita della resistenza agli antibiotici, in quanto queste piccole particelle plastiche fungere da substrato di proliferazione per i batteri, che possono diventare resistenti agli antibiotici nel tempo: ciò potrebbe avere gravi implicazioni per la salute umana, poiché la resistenza agli antibiotici è già di per sé un importante problema di salute globale.

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